|
 |
Verna, dopo l'Usigrai
la vice direzione Tgr |
 |
È SEMPRE SUCCESSO, anche se negli ultimi anni con frequenza via via maggiore, ma continua ad avere l'effetto di una frustata vedere Sergio Marchionne che nomina il segretario della Fiom Maurizio Landini direttore generale della Fiat.
Il nostro micro Landini si chiama Carlo Verna, è napoletano, ha cinquantacinque anni e una laurea in Giurisprudenza, è professionista dal 1987 ed è entrato in Rai vincendo una causa di lavoro. Dall’ottobre 2006 al novembre 2012 Verna è stato il numero uno dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai.
Quando venne eletto segretario al congresso dell’Usigrai di Montesilvano (Pescara) incassando 143 preferenze su 204 votanti mentre la sua avversaria, |
Giuseppina Paterniti, ne
raccolse soltanto 73, Iustitia gli dedicò un commento. Eccolo.
“Una maggioranza netta (quella di Verna) che non tranquillizza tutti sulla tenuta del nuovo segretario in una fase nella quale l’Usigrai non ha più di fronte un governo ostile, |

Sandro Compagnone e Roberto Natale |
|
ma ha comunque davanti anni di scelte impegnative. “Nel 1969 Laurence Peter – commenta un giornalista napoletano che conosce da molti anni il neo segretario – formulò un principio noto come legge di Peter: in un’organizzazione “meritocratica” ognuno viene promosso fino al suo livello di incompetenza. Cioè se una persona sa fare bene una certa cosa la si sposta a farne un’altra. Il processo continua fino a quando ognuno arriva al livello di ciò che non sa fare. Carlo è stato un buon radiocronista, un discreto conduttore, un attento ‘avvocato’ dei colleghi nel collegio che si occupa delle controversie con l’azienda. Ora l’hanno eletto segretario. Se ripenso agli ultimi cinque anni durante i quali Roberto Natale ha duellato con frequenza quotidiana con Silvio Berlusconi e i suoi uomini mi vengono i brividi. Ma forse mi sbaglio; a volte è il ruolo che fa la persona. Del resto per il cattolico Verna, dal fare a volte un po’ pretesco, mi viene in mente che in più di una occasione dal conclave è uscito un papa considerato minore, rivelatosi poi un grande papa. Absit iniura verbis, ma penso ad esempio a papa Giovanni XXIII”.
Erano i mesi del secondo governo Prodi, seguiti dal Berlusconi dilagante dal 2008 in avanti, con la Rai sempre più allineata ai desiderata Mediaset, gli anni della
|

Gilly Castellano e Vittorio Di Trapani
|
direzione generale di Mauro Masi, ma gli interventi del sindacato sono evanescenti: manifestazioni pittoresche e poco credibili (l’itinerante “Riprendiamoci la Rai”); dichiarazioni progressiste di routine, voti di sfiducia a direttori già ‘morti’ e su |
|
Napoli, la sua redazione, appoggio incondizionato alla gestione buia del redattore capo Massimo Milone, pronto a spegnere qualsiasi iniziativa di risveglio da parte di piccoli gruppi di redattori. Oggi possiamo dirlo: Carlo Verna non è stato papa Giovanni XXIII, ma neanche un parroco determinato a difendere e allargare gli spazi di libertà e di iniziativa dei suoi fedeli. E a differenza del suo predeccesore, Roberto Natale, ha preparato per tempo la sua successione in modo da affidarla un anno fa, al congresso di Sorrento, a un suo
pupillo, il napoletano Vittorio Di Trapani.
Veniamo all’incarico alla ‘Fiat’. Il 19 dicembre Vincenzo Morgante, direttore della Tgr, la più grande redazione italiana con 741 giornalisti che entro marzo con le nuove assunzioni saliranno a 779, ha presentato in video conferenza il suo piano editoriale e ha dato anche notizia della nomina di Carlo Verna a vice direttore con delega a seguire le redazioni del Sud.
Un incarico prestigioso che però potrebbe ridurre le possibilità per il neo promosso di seguire il settore che ama di più, lo sport, e di viaggiare per occuparsi di olimpiadi estive e invernali e di mondiali ed europei di calcio e di nuoto. In ogni caso Verna avrebbe chiesto di rimanere a Napoli con un ufficio distaccato a via Marconi e Morgante pare intenzionato ad accontentarlo.
Intanto il 20 dicembre il comitato di redazione partenopeo (Fabrizio Cappella, Enrico Deuringer e Gianni Occhiello) ha ufficializzato
tre |
promozioni, con decorrenza primo dicembre: un vice redattore capo e due capi servizio e ha dato notizia dell’impegno del direttore a nominare a breve un terzo capo servizio.
Il vice redattore capo è Sandro Compagnone, napoletano, cinquantanove |

Adriano Albano e Valter Lavitola |
|
anni, da trentuno professionista, liceo classico al Sannazaro e laurea in Lettere e filosofia. I capi servizio sono Adriano Albano, napoletano, quarantacinque anni, dal ’98 professionista, liceo classico al Sannazaro e laurea in Giurisprudenza, e Gilly Castellano, nato a Castellammare nel ’68, professionista da sedici, maturità classica al liceo stabiese Plinio Seniore, percorso non concluso all’università con quattro iscrizioni: Isef, Agraria, Giurisprudenza e Scienza della comunicazione.
Con i nuovi graduati, professionalmente ineccepibili, qualcuno potrebbe pensare che a via Marconi si è chiusa la stagione in cui, come disse un redattore capo, venivano promosse “anche le scrivanie”, ma si sbaglierebbe. Per la terza nomina a capo servizio il favorito è il cronista politico Massimo Calenda, citato da tutti i giornali perché tra i protagonisti delle intercettazioni tra il direttore generale Rai Mauro Masi e il faccendiere, intimo di Berlusconi, Valter Lavitola. Nella telefonata, con un Masi che temporeggia, Lavitola insiste per sostituire al vertice della redazione napoletana della Rai Massimo Milone con il suo “compagno di scuola” Calenda. La vicenda risale all’ottobre di due anni fa, ma evidentemente tra i responsabili della sede napoletana, tra i sindacalisti e tra i vertici dell’azienda non c’è memoria. |
 |
|