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I traguardi di Verna:
Ordine o parlamento |
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QUANDO NELL'OTTOBRE del 2006 Carlo Verna venne eletto segretario dell’Usigrai, il sindacato che organizza la quasi totalità dei giornalisti Rai, Iustitia citò la legge di Peter (“in una organizzazione 'meritocratica' ognuno viene promosso fino al suo livello di incompetenza”). Un doppio mandato, con sei anni di segreteria, che nella sostanza non ha lasciato tracce, come invece avrebbe dovuto in considerazione della progressiva demolizione del ruolo del servizio |
pubblico operato dall’esterno e dall’interno dell’azienda, hanno confermato che la citazione era centrata; |
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21 novembre, università di Fisciano (Salerno). La platea del congresso Usigrai |
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ora però la legge di Peter va forse integrata. Chiusa l’esperienza sindacale, Verna va dicendo che in tanti (ma chi?) gli stanno chiedendo di candidarsi nella tornata del prossimo giugno alla presidenza dell’Ordine nazionale, altri sono invece convinti che è alla ricerca di un seggio sicuro al parlamento.
Intanto al XIII congresso dell’Usigrai, tenuto a Salerno dal 20 al 23 novembre, Verna è riuscito a piazzare sulla poltrona di segretario un uomo fidato, Vittorio Di Trapani, napoletano, trentasette anni da compiere il primo dicembre, da tredici professionista, giornalista di Rai News 24. Quindi il segretario uscente sarà pure molto modesto sul versante sindacale (ha stabilito un record assoluto: giornalista della redazione di Napoli è riuscito nell’impresa di rimanere in totale silenzio sulla gestione disinvolta dell’informazione campana da parte del |
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Roberto Natale, il dg Rai Luigi Gubitosi e il rettore Raimondo Pasquino
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responsabile Massimo Milone anche quando sono arrivate le interrogazioni parlamentari e le indagini della procura di Napoli tutt’ora in |
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corso), ma ha dimostrato capacità notevoli nella raccolta del consenso o, se preferite, nella gestione degli elettori.
Per tracciare un bilancio della segreteria Usigrai appena conclusa, Iustitia ha chiesto una valutazione a un giornalista Rai molto attento alle vicende sindacali di viale Mazzini.
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“In the future everyone will be world famous for fifteen minutes” (a ognuno tocca un quarto d’ora di celebrità). Quando quell’artista pazzo, visionario, magico e inconcludente di Andy Warhol la buttò lì, nel 1968, la radio annunciava, la televisione informava e il giornale spiegava, e magari il blog personale dell’oramai ex segretario dell’Usigrai Carlo Verna non era neanche in gestazione. Ma questo non possiamo dirlo con certezza, perché a quel tempo aveva solo dieci anni. |
“Il giornalista e l’uomo”
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Vero è che la prima pagina del blog del Raiman napoletano (nulla in comune con Charlie Babbit) è assertiva come solo una sentenza della Suprema Corte: “Il giornalista e l’uomo”, talché non si fa alcuna fatica a rintracciare tra belle foto e grafica accattivante l’agiografica biografia, scritta di proprio pugno ma rigorosamente in terza persona, del dott. Carlo Verna, “nato a Napoli il 16/3/1958, inviato speciale e conduttore del Tg Campania della Rai. Nel 1976 ha concluso gli studi classici, diplomandosi al Genovesi di Napoli col massimo dei voti, nel 1981 (cinque anni per una laurea quadriennale?, ndr) |
si è laureato, con 110 e lode, in Giurisprudenza all’Università Federico II. Nello stesso anno ha vinto il concorso per una borsa di studio alla Rai, dove è stato definitivamente assunto nel 1986 ai servizi giornalistici …”.
I puntini sospensivi mettono fine per motivi di |

Enrico Mentana (1) e Michele Santoro |
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spazio al profluvio di titoli e incarichi, di magnificenza e pizzichi sparsi come granelli di sabbia su un atollo caraibico di genuina vanità. Un curriculum giornalistico formidabile, soprattutto nel settore sportivo, e il calcio è l’oppio dei popoli, figurarsi a Napoli che a Verna ha dato i natali insieme ai primi e agli ultimi blindati voti da maggiorente sindacale. E dunque verrebbe da preconizzare: quale futuro che non sia lastricato di ambizioni e successi? Laurea col massimo dei voti, praticantato forense ed esami da avvocato, subito fulminato sulla via Marconi dalla missione della libertà di informare, mai disgiunta dal diritto da parte dei telespettatori a essere informati, come amava riscrivere spesso il nostro Raiman nei comunicati stampa puntuali, legulei e altisonanti della sua forse non indimenticabile segreteria. Suvvia, dopo tutte queste mezzorette di celebrità la stella cometa non potrà mica disperdersi nella scia di una meteora poverella. |
Radio Saxa
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In attesa che il suo web master aggiorni il blog personale con una successiva stringa che completi la sua agio-biografia, ci siamo nel frattempo sintonizzati sulle frequenze di “Radio Saxa”, il più potente media di pettegolezzi sugli interna corporis di Viale Mazzini e dintorni. E le sorprese “on the future of |

Biagio Agnes e Luigi Necco
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Raiman Charles Verna” non sono mancate. “Verna chi? Ah sì, il miglior segretario del nostro sindacato dopo Orazi, Chiodi, Giulietti, Balzoni e Natale”, chiosa divertito al telefono un vecchio cronista prossimo alla pensione, ancora pagabile ai piedi |
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del cavallo boccheggiante sotto circa 200 milioni di euro di deficit nell’ultimo anno. Nel segreto dell’anonimato l’azzimato giornalista si lascia andare: “Orazi, Giulietti, Chiodi, Mobrici, Rizzo Nervo, Balzoni, Santoro, Luise, Poggianti, Mentana; dimmi la verità, pensi al board della Columbus University o alla Bocconi del giornalismo? Sbagliato, era l’esecutivo del sindacato Usigrai quando il presidente del consiglio d’amministrazione si chiamava Sergio Zavoli, è l’anno di grazia 1986. Sai chi sono gli entranti all’ultimo congresso?” Da imbolsito cronistaccio partenopeo li ho letti sulle agenzie ma non li ricordo. “Di Trapani, Cerasi, Orso, Collevecchio, Avallone, Balzoni, De Robert, Failla, Baldi, Sotis, Monfredi”. Tranne Balzoni e lo sportivo Failla mai sentiti prima.
Fermarlo è impossibile, è un fiume in piena: “Il polo culturale ed editoriale più importante del Paese, che ha avuto il merito di forgiare la lingua e la coscienza sociale e politica degli italiani, pur con le storture di una lottizzazione che ha subìto e metabolizzato come specchio stesso dell’Italia, può morire d’inedia? Innanzitutto di digital divide: eravamo i primi in Europa per sistemi analogici di |
montaggio e ripresa video sperimentati dopo la pellicola, vado in pensione e siamo incollati a cassette con il nastro magnetico che hanno impregnate le trasferte per la perestroika di Gorbaciov e la caduta del muro di Berlino, la digitalizzazione della produzione informativa è |

Enzo Biagi e Sergio Zavoli |
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una chimera, tecnologicamente siamo indietro di venti anni. Guarda, non mi far incazzare che mi vengono le lacrime, qua dentro ci ho passato una vita, capisci?”. No, no, sì, sì….“Vuoi una provocazione? Questi tornelli prima si varcavano e si veniva promossi secondo il Cencelli in salsa Rai: due democristiani, un socialista, un comunista e uno bravo. Lottizzatorio certo, vorrei vedere i concorsi per entrare ora nel servizio pubblico a quali colonne d’Ercole sono crocifissi. I partiti della tanto vituperata Prima Repubblica segnalavano giornalisti come: La Volpe e Curzi, Biagi, Fava e Morrione, Mentana e Santoro; a Napoli scrittori come Rea e Compagnone, cronisti sportivi alla Necco, a capo dell’azienda c’erano gli Agnes e gli Zavoli, un giovane Umberto Eco fu assunto in Rai per concorso, al vertice della redazione napoletana c’era Ernesto Mazzetti, allievo di Francesco Compagna. Oggi, per fare un esempio, proprio nella redazione campana |

Giuseppe Giulietti e Roberto Morrione
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dove lavora l’ex segretario Verna siamo finiti alle assunzioni in blocco di tutti gli ex stagisti di una università che nelle classifiche di qualità è la settima tra le sette campane e occupa il posto numero 5.811 della graduatoria mondiale (il Suor Orsola Benincasa, |
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ndr), dove peraltro insegna il caporedattore di Napoli Massimo Milone, sulla cui gestione editoriale è stata presentata una interrogazione alla Commissione parlamentare di Vigilanza (con scandalosa risposta della Rai firmata da Marco Simeon) e un esposto alla Procura della Repubblica. Che cosa ha detto o fatto il sindacato: niente! |
L’accesso |
L’ultima riforma degli accessi Rai è targata Roberto Natale, precedente segretario, che riuscì a introdurre il sistema dei bacini dei giornalisti più utilizzati, i cosiddetti precari, un esercito che galleggiava a suon di contratti a termine rinnovati, l’accordo istituì fasce progressive dalle quali si veniva assunti a tempo indeterminato secondo lo scorrere dei pensionamenti. Fermi a otto anni fa, i bacini sono quasi svuotati e non c’è uno straccio di proposta sui nuovi accessi. Varrà il protocollo Natale? Bene, e nel futuro come si farà a essere utilizzati la prima volta per entrare nei bacini? I politici, io che sono di lunga fatta, li vedo già in agguato. Il sindacato? Non pervenuto”. Guai a parlargli di promozioni e demansionamenti. “Se ti dicessi delle decine di giornalisti Rai che sono piombati nel dimenticatoio professionale, messi |
all’angolo dagli umori di direttori che rispondono agli pseudonimi di “minzolpop”, “miss embedded”, “la zarina”. “Inviati” oramai spediti a gustarsi l’acquoso caffè del bar di Saxa Rubra; esperti di settore abbandonati nel loro inutilizzo; giornalisti- |

Massimo Milone e Marco Simeon (2) |
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intellettuali, con pochi gradi e molta autorevolezza, caduti in disgrazia per lesa maestà direttoriale e abuso di dialettica in riunione di redazione, semplicemente accantonati, silenziati, spenti; capiredattore che hanno fatto la storia di testate pioniere in anni di conformismo culturale e politico, che ciondolano mesti e senza incarico per i viali di questa cittadella dell’informazione alla periferia di Roma. Dove s’è rintanato il sindacato in questi anni? Ma lo sanno questi dirigenti che nella professione giornalistica proprio sulle lotte della Federazione stampa, che partono dal Novecento e arrivano fino a prima che si insediassero i parvenus, l’Usigrai era camera di compensazione dei conflitti, trincea della difesa dei diritti, della indipendenza, della autonomia, check and balances rispetto al potere, mai invalicabile, di direttori nominati dall’azienda e portatori di interessi, certo anche esterni, ma |

Sandro Curzi (3) e Nino Rizzo Nervo (4)
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che davanti a una sfiducia votata dalla redazione o a una minaccia di sciopero per aver fatto strame del buon senso, della correttezza nei rapporti, dell’equilibrio nelle assegnazioni di incarichi, chiamavano di volata i componenti del comitato di redazione, in testa il |
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segretario dell’Usigrai, motteggiando: ‘Ok ho esagerato, ora dialoghiamo’. Al massimo adesso è un do ut des al ribasso: il sindacato è morto, quella quota di meritocrazia che aveva sempre garantito che i migliori si facessero largo, pure, e tutti e dico tutti i giornalisti di questa azienda sanno di non sentirsi molto bene, affetti da deficit di bilancio, debiti consolidati, probabili vendite di gioielli di famiglia, esternalizzazione delle produzioni che distruggono le risorse interne e costo del lavoro schizzato in alto soprattutto per foraggiare la pletora di capi e capetti spediti a fare gli utili idioti di qualcuno e i gerarchetti in redazione. Salutamelo se lo vedi il sindacato”. |
Le promozioni |
Qualche mese fa, in piena spending review per i poveri cristi d’Italia, la segreteria Usigrai non ha contrastato più di 40 promozioni avallate nelle testate regionali, quel bacino elettorale cui attinge Verna e che ha consentito al suo giovane e controllabile delfino, Vittorio Di Trapani, l’elezione a segretario. E non poche promozioni gridano scherno. Ad esempio ho letto le imperdibili gesta di un “fantasma dell’opera” della redazione di Napoli che da membro del cdr si è fatto promuovere capo servizio (Rino Genovese, ndr). E nella |
circostanza i comitati di redazione furono addirittura schermati con rose segretate dei promuovendi, manco fossimo ai tempi dell’agenzia di stampa sovietica Tass. E l’Usigrai? Zitto e mosca. Sono un tardo romantico, rompiballe e figlio di un |

Pier Luigi Celli e Alberto La Volpe (5) |
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diverso sindacato. Ora fatti mandare a quel paese che i famigliari mi reclamano per la cena: ‘Papà noi la televisione non la guardiamo, è vecchia come te, le notizie stanno su internet e sui canali all news’. Laddove la Rai non ha neanche tentato per sbaglio di investire: il sito Rai è un caos liquido e Rai News, le all news del servizio pubblico, al di là del meritorio lavoro dei colleghi, non è messa in condizione di far uscire le troupe dalla redazione perché quello scienziato della televisione che fu Pier Luigi Celli, ex direttore generale, la pensò con i giornalisti chiusi dentro gli uffici a confezionare servizi con immagini di archivio. Proposte? E che mi chiamo sindacato io!” |
Il futuro dell’ex segretario |
“Senti, grazie a te mi è passata la fame. Ah sì, la domanda che mi hai fatto all’inizio: che cosa farà il nostro ex segretario da grande? Lui dice in giro il presidente nazionale dell’Ordine, io penso il parlamentare in un collegio sicuro se non cambia il Porcellum. La professione e la politica, per profondo spirito di servizio s’intende, non possono fare a meno di lui! Ciao bello”.
Che burbero illuminato, che antipatico intelligente, che stronzetto ricco di saggezza questo vecchio cronista capitato con perfetto tempismo sulle frequenze di “Radio Saxa”. Eppure, intervistato da Gabriele Bojano del |

Mauro Masi e Augusto Minzolin (6)
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Corriere del Mezzogiorno appena prima del congresso Usigrai di Salerno con encomiabile spirito critico, Verna teorizza agli antipodi: qual è stato il momento più bello? “Le tredici tappe di 'Riprendiamoci la Rai', con la gente che come noi giornalisti dimostrava di |
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amare quest'azienda e di volerla diversa. E poi il successo incredibile del referendum di sfiducia al direttore generale Mauro Masi”. Il più brutto? “Gli editoriali del direttore del Tg1 Minzolini, la crisi di ascolto e di credibilità del telegiornale della rete ammiraglia, i colleghi demansionati, e non poter fare nient’altro che le iniziative di protesta”. Meno male che al netto dello spread vanesio l’ex segretario di un sindacato in questo momento meno vittorioso d’Italia qualche sconfitta la ammetta.
Se non le riconoscesse, ci sono i ricorsi dei colleghi che fanno la spola tra le aule dei tribunali civili, cercando di far cessare con la guerra delle pandette, che la debolezza di un negoziato non è riuscita a mediare, le troppe dequalificazioni professionali, testimonianza viva sulla pelle scorticata di professionisti un tempo robusti e stimati. Emblematico il caso Silvio Luise, caporedattore della Tgr Campania, estromesso da qualsiasi incarico dopo |
aver curato la rubrica nazionale sulle nuove tecnologie “Neapolis”. Soppressa dopo anni di buoni ascolti per compiacere le mire politiche dell’ex direttore generale Rai Masi (Pdl) e del vice dg Marano (leghista), lo spazio editoriale dalla sera alla |

Silvio Luise e Antonio Marano (1) |
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mattina viene assegnato al centro produzione tv di Milano, alla Tgr Lombardia, senza che il sindacato avvertisse il dovere assillante di difenderla a spada tratta, l’unica rubrica nazionale confezionata in Campania prim’ancora che il caporedattore dequalificato. La redazione napoletana s’infiamma di un fuoco fatuo, poi tace. Lo sfaccendato Luise fa causa. E la chiamano Usigrai. Per una strana legge del contrappasso guidata per sei lunghi anni da un avvocato mancato, per scelta ovviamente.
La musica di “Radio Saxa” finisce, gli amici se ne vanno, e come un rumore di sottofondo s’ode lo stridio delle gomme di un’auto sfrecciare per le strade di Roma, mentre “un uomo non un giornalista” col finestrino abbassato scandisce forte in romanesco: “Aho, a ‘sto giro pe’ salvallo il cavallo lo dovete solo mollà!”. W la Rai. |
Jerry Thompson |
(1) Da www.tvblog.it / (2) Da www.riviera24.it
(3) Da www.estovest.blog.rai.it / (4) Da www.articolo21.org
(5) Da www.andreariscassi.wordpress.com / (6) Da www.ilgiornale.it |
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