La striscia di Bassolino
a 'Buongiorno regione'

CON GRANDE OTTIMISMO, è annunciato per il primo aprile l’esordio della striscia della Regione Campania da inserire nel contenitore ‘Buongiorno regione’, lo spazio di informazione della durata di trenta minuti della Testata giornalistica regionale, Tgr, in onda sulla terza rete dalle 7,30 alle 8, dal lunedì al venerdì, varato nello scorso ottobre. La sperimentazione dovrebbe partire

in due regioni, per poi essere estesa a tutte le altre; si comincia dalla Campania, la cui giunta è guidata da Antonio Bassolino, e dal Lazio, governata dal presidente Piero Marrazzo.
Definiti i dettagli tecnici dell’operazione, che il comitato di redazione


Antonio Bassolino e Piero Marrazzo

(Gilly Castellano, Pellegrino Genovese, Massimo Ravel) ha girato ai giornalisti di via Marconi: durata 2’ e 30’’; cadenza due volte alla settimana; collocazione al centro di ‘Buorngiorno regione’, tra le ore 7 e 46’ e le 7 e 51’; costo dell’operazione per le Regioni 240mila euro per sei mesi, con un trimestre che va dal primo aprile al 30 giugno e un secondo dal primo ottobre al 31 dicembre.
L’operazione è stata ufficializzata l’undici marzo in un incontro a Roma al quale hanno partecipato dirigenti della Rai, i rappresentanti del coordinamento nazionale dei comitati di redazione, il segretario dell’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai), e i cdr di Campania e Lazio. E il 16 marzo, nella sede di Fuorigrotta, si è discusso dell’operazione in una calda e affollata assemblea di redazione. Nonostante le numerose critiche è venuto fuori un documento del cdr blando, attendista e ambiguo approvato a maggioranza.
“Il cdr – è scritto nel documento – esprime perplessità su tempi, contenuti e risorse della convenzione Rai-Regione Campania. … Chiede ai vertici


Gilly Castellano, Pellegrino Genovese e Massimo Ravel

aziendali una pausa di riflessione e doverosi passaggi istituzionali e, in ogni caso, auspica che la suddetta convenzione possa essere ripensata, estendendola, innanzitutto, anche alle altre regioni”.  Singolare l’ultimo passaggio che appare come un tentativo di calcio

d’angolo perché se la convenzione non va bene, non si capisce perché il giudizio dovrebbe essere capovolto nel momento in cui venisse estesa alle altre regioni. Il cdr “chiede, inoltre, che siano meglio specificati i temi da trattare, indicando la loro natura sociale, di servizio e, comunque, di rilevante interesse generale, inserendo la dicitura ‘realizzato in collaborazione con la Regione Campania’ ed evitando ogni intrusione della politica”.
Cane da guardia moscio sui problemi gravi che apre una convenzione con spazi di informazione ‘venduti’ (o ceduti o appaltati o delegati o cogestiti, decidete voi) all’esterno, il cdr ritrova qualche energia sul capitolo ‘risorse’.
I 240mila euro che pagherà la Regione Campania per la convenzione “finiranno nelle casse della Rai, senza alcuna garanzia su una possibile ricaduta su organico e mezzi tecnici”. “Auspicando, invece, - scrive il comitato di redazione - che dette risorse servano anche al complessivo potenziamento dell’informazione regionale, baluardo del servizio pubblico, e a una necessaria

rivisitazione della terza edizione del Tg (appuntamento della notte, da potenziare e rimodulare nella fascia oraria), e che dette richieste siano accolte favorevolmente dall’azienda, il cdr si impegna a seguire con attenzione gli sviluppi della vicenda”.
Il cdr segue “con attenzione”, reagiscono invece con immediatezza e energia il


Antonio Martusciello e Sergio Zavoli

presidente dei senatori del Partito della libertà Maurizio Gasparri e il presidente del Corecom Campania Gianni Festa che il 16 marzo affidano all’agenzia Ansa la loro contrarietà. Gasparri, che nel 2003, in tandem con Antonio Martusciello, venne etichettato dai giornali come sponsor della nomina di Milone a via Marconi, ha chiesto al presidente della commissione parlamentare di vigilanza Sergio Zavoli di verificare “la veridicità di alcune notizie relative allo spazio di informazione regionale ‘Buongiorno regione’ “.
Secondo Gasparri, la scelta di concedere a pagamento alle Regioni uno spazio da dedicare alla trattazione di temi regionali “potrebbe contrastare con la libertà dell’informazione regionale che, invece, è chiamata a controllare efficienza e qualità delle amministrazioni territoriali, mutilando il ruolo dell’informazione in una democrazia. A questo punto appare ancora più evidente la necessità di una nuova, professionale e indipendente governance della Rai”. Meno frontale, ma altrettanto netto l’intervento di Festa che ha


Massimo Calenda e Massimo Milone

chiesto “un incontro urgente alla responsabile della Tgr”, Angela Buttiglione.
A Festa, Gasparri e a altri perplessi e preoccupati la Rai ha risposto a strettissimo giro con una nota affidata all’agenzia Apcom. “In merito ad alcune dichiarazioni inesatte circa il contenitore giornalistico della TgR 'Buongiorno regione', la Rai, attraverso una

nota, precisa che 'Buongiorno regione' non è una 'produzione in appalto' ma è interamente e autonomamente gestita dalla Testata regionale e prodotta dalla Rai. Nel pieno spirito di servizio pubblico, e in totale analogia con numerosissimi precedenti sia locali sia nazionali, si sta valutando la nascita di uno spazio informativo istituzionale dedicato a 'temi di rilevanza sociale' e distinto graficamente e chiaramente dal resto del programma 'Buongiorno regione', quindi facilmente identificabile dal telespettatore. La piena autonomia giornalistica viene pienamente ed esplicitamente garantita - si legge in una nota - anche nelle proposte alle Regioni ed è 'conditio sine qua non' per la stipula di eventuali accordi. In ogni caso - chiude la nota - si tratterebbe di una attività in fase di sperimentazione della durata iniziale di 6 mesi che si inserisce nel consolidato schema di rapporti Rai-Istituzioni”.
Quindici righe, e sette avverbi alla Cetto la Qualunque, che non aggiungono niente a quanto già noto e non fanno luce sui nodi dell’iniziativa.
Se la Regione Campania promuove iniziative meritevoli di essere raccontate

perché deve pagare per ascoltarle dal Tgr Rai? E se le iniziative della Regione non hanno nessun rilievo giornalistico o sono addirittura marchette perché dovrebbero trovare spazio sugli schermi del servizio pubblico? Perché la Regione paga? E la redazione napoletana della Rai ha davvero bisogno di mettere in onda materiale di scarso appeal?


Procolo Mirabella e Stefano Porro

Domande chiare che dovrebbero avere risposte altrettanto chiare. Ma non pare sia così. È quindi forse utile ricordare che un anno fa proprio a via Marconi ci fu il caso della cassetta di Bassolino. Il giornalista Rai Massimo Calenda, spedito a una conferenza stampa per una campagna nelle scuole per la raccolta differenziata, fece una domanda su alcune incongruenze tra i numeri forniti relativi agli stanziamenti al presidente della giunta regionale che non rispose. Calenda rientrò in Rai e montò il servizio che venne stoppato dal vicario di Milone, Procolo Mirabella, perché Calenda aveva utilizzato aggettivi polemici e non aveva inserito neanche una dichiarazione di Bassolino. Il problema venne risolto facendo saltare le parole fuori posto e recuperando la dichiarazione da una cassetta chiesta e velocemente ottenuta da Talete, una società controllata dalla Regione Campania, la cui testata web è diretta da Stefano Porro, il capo ufficio stampa di Bassolino. Il servizio venne messo finalmente in onda, senza la firma di Calenda. Il cdr dell’epoca (Pasquale Piscitelli, Massimo Ravel, Nando Spasiano) chiese un incontro


Pasquale Piscitelli e Nando Spasiano

per avere spiegazioni da Milone, che parlò della necessità di un bilanciamento delle dichiarazioni a un mese dalle elezioni. Dopo l’incontro, della cassetta di Talete non si è più parlato.
Torniamo alla convenzione per sapere dal presidente del Corecom Campania se la Buttiglione, notoriamente silente sulle vicende che riguardano via

Marconi, ha risposto alla richiesta di incontro urgente. “Fino ad oggi – dichiara a Iustitia Gianni Festa – non ci ha fatto sapere niente. Ma non lasceremo cadere la questione. La firma della convenzione rappresenta una scelta gravissima perché avremmo  un’informazione a pagamento. Con un’iniziativa del genere si violenta l’articolo 21 della Costituzione e si abbatte il confine tra informazione e pubblicità. È una scelta che apre un problema deontologico enorme e spetta innanzitutto all’Ordine e al sindacato occuparsene. E se ci sarà inerzia a livello regionale, devono finalmente far sentire la loro voce l’Ordine nazionale e la Fnsi”.