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Orfeo scommette
contro Berlusconi
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MELE E PERE non si possono sommare ed è anche poco agevole paragonare la direzione di un quotidiano con la direzione di un telegiornale. Sarà forse per questo motivo che sul passaggio a sorpresa di Mario Orfeo dal vertice del Tg2 alla guida del Messaggero, data in anteprima dal sito Dagospia e ufficializzata dalla Caltagirone editore lunedì 21 marzo, ci sono letture diverse e contrapposte. Tra la pattuglia di antipatizzanti che Orfeo ha |
lasciato al Mattino si parla di passo indietro: “Ha sentito i rumors e ha visto che era nel mirino dei media del presidente del consiglio (vedi il Giornale del 9 dicembre) e si è reso conto che c’erano cecchini già appostati sulla strada che porta alla direzione del Tg1, |

Giancarlo Lehner e Augusto Minzolini (*) |
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eventualmente liberata da Minzolini. Perciò ha deciso di cambiare aria”.
Se non tra i cecchini, di sicuro tra i ‘nemici’ di Orfeo va annoverato il giornalista e deputato del Pdl Giancarlo Lehner, che anche questa volta non ha voluto far mancare il suo commento: “Il passaggio di Mario Orfeo, ovvero di Italo Bocchino e Mara Hari, dal Tg2 al Messaggero fa sorridere i giornalisti di viale Mazzini e agghiacciare quelli di via del Tritone”.
I chiodi
È una frase a effetto, ma è una battuta sbagliata, almeno sul versante Rai. Basta leggere i comunicati firmati dal cdr del Tg2 (Laura Berti, Paola D’Angelo, Manuela Moreno): “Le dimissioni di Mario Orfeo ci hanno colti impreparati, dopo un anno e mezzo di ottimo lavoro svolto insieme. Gli sforzi e le energie spese da tutta la redazione per la realizzazione di un prodotto che fosse competitivo e rispondente alle esigenze del servizio pubblico non devono però andare persi”.
“Dopo otto anni di Clemente Mimun, - dice preoccupato un graduato del Tg2 – arrivato nel settembre del ‘94 con Berlusconi a Palazzo Chigi e Letizia Moratti alla presidenza della Rai, e sette di Mauro Mazza, Orfeo ha portato aria nuova. Nei venti mesi della sua direzione non abbiamo taciuto |

Mauro Mazza e Clemente Mimun (**)
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su nessuna notizia. Si
dirà: è normale. Invece non deve essere così se è apparsa una scelta straordinaria e, grazie anche alle forzature del Tg1 di Minzolini, siamo diventati la voce più equilibrata e autorevole della Rai”.
Quanto al riferimento di |
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Lehner a Bocchino e alla Carfagna va detto che questo è il terzo chiodo al quale gli avversari cercano di appendere Orfeo. Agli esordi, nella prima metà degli Ottanta quando non ancora diciottenne comincia a scrivere per il quotidiano Napolinotte, gli tirano fuori il primo chiodo: Ludovico Greco, fratello della madre, esponente monarchico e poi senatore democristiano, bollato per il suo tradimento da Achille Lauro come uno dei sette puttani ("I puttani" è il titolo dell'editoriale firmato all'epoca sul Roma dal direttore Alberto Giovannini), comprato dalla Democrazia cristiana per costringerlo a mollare la poltrona di sindaco di Napoli.
Il secondo chiodo, spuntato nel ’90 alla vigilia dell’assunzione a Repubblica Napoli e riproposto tre anni più tardi prima del trasferimento alla redazione romana, è il cugino Vincenzo Maria Greco, figlio di Ludovico ma soprattutto braccio destro del Pomicino straripante a cavallo degli anni Ottanta e Novanta.
Le interviste
Se c’è chi cerca di inchiodarlo, c’è anche chi, quando serve, magari dà una mano. Nei momenti di svolta della carriera folgorante di Orfeo c’è sempre, prima o subito dopo, un’intervista larga di Daniele Scalise sulla tribuna del mensile Prima comunicazione: a trentasei anni Orfeo conquista la direzione del Mattino e il mensile di Umberto Brunetti gli dedica un fotino in prima ai piedi
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di Caltagirone e, all’interno, una foto a tutta pagina e una lunga intervista intitolata “Un giorno Caltagirone mi chiama …”; arriva il 2009, le nomine in Rai vengono continuamente rinviate e a febbraio |
-da-girare.jpg)
Roberto Napoletano e Francesco Gaetano Caltagirone |
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c’è una nuova intervista di quattro pagine a Orfeo: “Napoli shock”; siamo a gennaio 2011 ed è sempre più probabile il siluramento di Gianni Riotta al Sole 24Ore: in pole position c’è Roberto Napoletano che lascerebbe il Messaggero per trasferirsi a Milano e, nel numero di febbraio di Prima, c’è ancora un’intervista di Scalise: “È vero, siamo vivi”. Nelle quattro pagine Orfeo traccia un bilancio dei buoni risultati raggiunti, nonostante lo scarso sostegno dell’azienda. E poco male se c’è qualche piccola forzatura biografica: “Ezio Mauro intuisce che il ragazzo ha stoffa tanto da chiedergli di trasferirsi a Roma, con la qualifica di caporedattore”; Orfeo approda alla redazione centrale come vice allo sport guidato da Giuseppe Smorto con direttore Eugenio Scalfari, mentre Mauro arriverà soltanto due anni più tardi.
Nel mese di febbraio anche il Corriere.it mette in rete una intervista video al direttore del Tg2 ed è un Orfeo quasi d’attacco. Ritiene “molto preoccupante” l’indirizzo sulle nuove regole presentato dal Pdl in Vigilanza che paralizzerà |

Michele Santoro e Bruno Vespa
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talk show e tg e impedirà di fare giornalismo e si augura “che venga ritirato”; dice che “la telefonata di Masi a Santoro il direttore generale se la poteva anche risparmiare perché è sembrata una censura preventiva”; non si sottrae su Minzolini e giudica |
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“l’attacco del Tg1 al Tg3 sulle interviste ai presidenti del consiglio attuali o passati una pessima scivolata da cancellare in fretta”; si dichiara “amico di Bruno Vespa”, ma aggiunge “ammiro molto Santoro, lo considero il più bravo di tutti”. È un’intervista quasi da esterno Rai, soprattutto per un giornalista sempre prudente.
L'obiettivo
“Le interviste – spiega un giornalista napoletano che lo conosce da oltre vent’anni – non sono casuali. Mario pianifica sempre le sue mosse, anche se qualche volta sbaglia. Da direttore del Mattino nella campagna elettorale per le politiche del 2008, in maniera sempre felpata, come è nel suo stile, puntò le fiches su D’Alema e Casini, genero del suo editore, e toppò. Subito dopo è stato costretto a una virata brusca perché dopo sei anni da direttore del Mattino era giunto il momento di cambiare. Quindi barra dritta su Berlusconi perché spazi liberi c’erano soltanto alla Rai e a luglio 2009 è arrivata la nomina al Tg2, con il voto unanime del consiglio d’amministrazione. A fare il tg si è impegnato e divertito, ma gli mancava la carta stampata e quando Napoletano si è dimesso dal Messaggero ha deciso che era il momento di saltare. La Rai è in uno stato di confusione e non si possono prevedere né gli
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umori, né la durata di Berlusconi; meglio il vertice di un giornale importante per vedere se tra qualche anno maturano chances per un quotidiano ancora più importante, magari Repubblica”.
Orfeo però smentisce spiegazioni dietrologiche. “Ho accettato di andare al |

Ezio Mauro e Eugenio Scalfari |
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Messaggero – dichiara a Iustitia – perché considero una grande soddisfazione professionale dirigere uno dei primissimi giornali italiani. Subito dopo l’ufficializzazione del passaggio di Roberto Napoletano al Sole mi ha chiamato l’ingegnere Caltagirone e nel giro di un paio di giorni ho dato la mia risposta. È stata una scelta meditata che chiude una esperienza che mi ha molto divertito e impegnato, ogni giorno, e che credo di avere portato a termine con risultati soddisfacenti. Chi parla di puntate alla ricerca del cavallo vincente si sbaglia. Ai cavalli giocavo da giovane e ho smesso da molti anni perché ho capito che si perde sempre. Quanto a Italo Bocchino e a Mara Carfagna, tirati in ballo molto spesso a sproposito, posso dire soltanto che sono due carissimi amici e per me l’amicizia viene prima di ogni cosa”. |
(*) Da www.ilgiornale.it
(**) Da www.tvblog.it |
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