Disciplina, piccoli
segnali di risveglio

DOPO ANNI DI torpore dal Consiglio di disciplina dell’Ordine campano arrivano piccoli segnali di risveglio. Per nove mesi Diana Miraglia, presidente in servizio fino allo scorso settembre quando si è improvvisamente dimessa, non è riuscita neanche a sentire il pubblicista Giovanni Aruta, dipendente dell’Atitech e sindacalista della Cisl, condannato il 21 dicembre 2022 dalla Corte di cassazione a due anni e due mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali per maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni ai danni della moglie.
Al Disciplina il 4 dicembre ha tenuto la prima riunione collegiale la

nuova presidente, la pubblicista Bianca Desideri, che ha convocato per la seconda metà di febbraio Aruta, lo ha ascoltato e con gli altri componenti del collegio, i professionisti Gennaro

Gennaro Carotenuto e Bianca Desideri

Carotenuto e Nico Pirozzi, gli ha comminato tre mesi di sospensione dall’attività professionale. È la stessa sanzione decisa l'estate scorsa nei confronti del dipendente Atitech dalla Figc, la Federazione italiana giuoco calcio. Accanto all’attività in azienda Aruta è infatti direttore editoriale del mensile Prospettive e svolge le funzioni di osservatore arbitrale presso la sezione di Frattamaggiore dell’Aia, l’Associazione italiana arbitri, che è componente della Figc.
Il 4 luglio scorso una nota ufficiale della Federazione calcio, firmata dal presidente Gabriele Gravina e dal segretario Marco Brunelli, ha comunicato che Aruta veniva sospeso per tre mesi perché, tra l’altro, “non segnalava con immediatezza e per iscritto al presidente sezionale l’avviso di garanzia ricevuto, la pendenza del procedimento a suo carico e le intervenute condanne, per reato non colposo, nei gradi di merito e di legittimità, la cui condanna veniva resa definitiva con la sentenza emessa dalla Corte di cassazione”.
Davanti a Bianca Desideri c’è ora una notevole mole di lavoro da smaltire e due urgenze emerse da molti mesi: l’ex garante dei detenuti di Caserta Emanuea Belcuore e l’ex sindaco di Melito Luciano Mottola.
La prima, napoletana, quarantuno anni, residente a Roccabascerana in Irpinia, pubblicista dal 2011, dal luglio scorso indagata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere per corruzione e altri reati, ha patteggiato una condanna a un anno e dieci mesi di reclusione, con pena sospesa. Della

Giuliano Caputo e Gabriele Gravina

conclusione della vicenda giudiziaria l’agenzia Ansa on line ha dato notizia con un lancio del 12 gennaio scorso.
Il secondo, napoletano, quaranta anni a luglio, pubblicista dal 2005, residente

a Melito, cittadina di 35mila abitanti a nord di Napoli di cui è stato sindaco fino al marzo 2023 quando il consiglio comunale è stato sciolto per camorra. Un mese dopo Mottola è stato arrestato con l’accusa di voto di scambio politico mafioso. Ha ottenuto poi gli arresti domiciliari e il 4 dicembre scorso è stato scarcerato dal tribunale del Riesame. Il 20 marzo nel processo in corso con rito abbreviato per Mottola il pubblico ministero Giuliano Caputo ha chiesto dieci anni di carcere.