Preti pedofili, le Iene
bucano il muro di Sepe

CI SONO MOLTI modi di fare un’intervista. Se ne sta accorgendo anche il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe da anni abituato a reggitori genuflessi di microfoni.
Il 25 febbraio il Corriere.it pubblica un lungo servizio, firmato da Ferruccio Pinotti, su un dossier consegnato alla curia di Napoli e preparato da Francesco Mangiacapra, un ex escort napoletano, su una sessantina di sacerdoti coinvolti in festini gay e rapporti omosessuali. Il dossier è lo spunto per il capo dei giornalisti campani Rai Antonello Perillo per mettere in cantiere un’intervista a Sepe che viene affidata al capo servizio Guido Pocobelli Ragosta, ormai da tempo l’uomo di

riferimento della curia partenopea.
Più che un’intervista è una sorta di soliloquio del cardinale: a Napoli ci sono “circa mille sacerdoti che lavorano, si sacrificano. Dio mio, Dio mio, la stragrande maggioranza di sacerdoti che vive con coerenza l’amore a Cristo e alla chiesa, che fa un bene enorme, Dio mio, un bene immenso”.
Pocobelli tenta molto timidamente di sollecitare un minimo di autocritica

Crescenzio Sepe

tenendo conto che da più di un anno Sepe e i suoi collaboratori sono al centro di denunce gravissime: “guardandosi indietro ha la sensazione che qualche volta la chiesa di Napoli ha avuto troppa benevolenza nei confronti di chi ha sbagliato?” Sepe è perentorio: “Nooo”.
Siamo sicuri che un servizio così, usiamo un eufemismo, omissivo non sarebbe stato mandato in onda neanche dall’emittente tv controllata dalla Cei, la Conferenza episcopale dei vescovi italiani, ma a via Marconi piace molto e decidono di trasmetterlo addirittura tre volte: lunedì 26 febbraio nei tg delle 14 e delle 19,35 e in Buongiorno Regione del 27.
Eppure sarebbe bastato un piccolo sforzo di memoria per spingere il cardinale a risposte più concrete sul tema dei preti pedofili. Primo. Il 16 febbraio, soltanto dieci giorni prima dell’intervista Rai, papa Francesco, con una decisione a sorpresa, aveva deciso di riaprire il caso Napoli, a cominciare dalle denunce rimaste senza risposta di Diego Esposito, il nome è ovviamente di fantasia, per quattro anni violentato da don Silverio Mura, suo insegnante di religione in una scuola media di Ponticelli. Secondo. Per gli esposti del 'violentato' il cardinale e uomini della curia sono a giudizio davanti ai magistrati del tribunale di Napoli, sia in sede penale (se ne occupa il giudice della quarta sezione Rossella Tammaro) che in sede civile (titolare del processo è il giudice Ulisse Forziati della decima sezione). 
Sulla vicenda di Diego Esposito il 7 marzo il programma le Iene manda in onda un lungo servizio documentato e completo che ricostruisce con

Silverio Mura

filmati e interviste l’intera storia del ragazzo a tredici anni vittima della violenza di don Silverio Mura. L’inchiesta è realizzata da Pablo Trincia, quaranta anni, natali tedeschi (a Lipsia), laurea a Londra in Lingue e letterature africane e sede di lavoro Milano. Trincia intervista anche Crescenzio Sepe e Luigi Ortaglio, il cancelliere arcivescovile che un anno fa inserì nel comunicato di trentadue righe

che contestava le accuse di avere protetto Silverio Mura per ben otto volte per intero il nome vero di Diego Esposito. Tra le varie domande Trincia fa notare ad Ortaglio di avere detto a Diego Esposito che Mura “era chiuso in un convento, in una casa per questi casi qua, quando in realtà stava in una scuola”. Ortaglio nega e Trincia gli fa ascoltare l’audio delle sue dichiarazioni. Il cancelliere commenta: “con la bocca si può dire quello che si vuole”. E alla replica di Trincia: “lei ha mentito quindi?”, Ortaglio tronca la conversazione. 
Intanto l’inchiesta delle Iene sta già dando dei risultati. Giornali della Lombardia, e tra questi Il Giorno, hanno scoperto che Mura non è mai andato in un convento ma è stato in servizio alla parrocchia di Montù Beccaria, un piccolo centro del Pavese. Ha insegnato catechismo ai bambini con il falso nome di Saverio Aversano fino al 7 marzo, giorno della trasmissione del servizio delle Iene, quando è scomparso.