I confini incerti della diffamazione

Egregio direttore,
innanzitutto voglio esprimerle, anche a nome della mia assistita Kadiatou Cisse, il più vivo apprezzamento per la meritoria opera d’informazione che il giornale da lei diretto sta svolgendo. Rinfranca decisamente costatare come ci sia ancora un giornalismo che non si limita a fare da “grancassa” dei potenti di turno, a riferire ciò che si vuole che sia detto, ma che continua a “scavare” alla ricerca della verità, anche se sgradita.
È importante che il suo giornale continui a tenere i riflettori puntati sulla vicenda di Mohamed Khaira Cisse, che, con troppa facilità, è stata “derubricata” ad un semplice incidente, forse perché la vittima è un extracomunitario.
Paradigmatico di tutto ciò e del funzionamento del sistema dell’informazione è la ricostruzione della morte del Cisse operata dal più diffuso quotidiano dell’Italia meridionale.
Si è giunti inusitatamente ad affermare che l’intervento dei carabinieri era stato originato dalla necessità di sedare una rissa scoppiata, all’interno dell’abitazione dei Cisse, a causa del comportamento della vittima di “infilarsi, armato di coltello, nel letto di una donna con la quale divideva, insieme con altri, l’alloggio”: la morte, consumatasi in circostanze oscure, del povero Mohamed Khaira veniva, di fatto, data in pasto all’opinione pubblica come un tentativo d’incesto, accusa che, oltre ad essere di per sé un’infamia, ha comportato l’isolamento della famiglia del Cisse dalla comunità di origine.
Al danno, ovviamente, si aggiungeva la beffa. Le affermazioni dal carattere palesemente diffamatorio, contenute nell’articolo del quotidiano, rientravano, ad avviso del pubblico ministero (Alessandra Cataldi, ndr), nell’esercizio del diritto di cronaca, in quanto rispettose, fra l’altro, della condizione, richiesta dalla giurisprudenza perché operi la scriminante della verità dei fatti esposti. E a nulla sono valse le osservazioni contenute nell’opposizione alla richiesta di archiviazione firmate da Kadiatou Cisse e depositate il 14 maggio 2004; con un’ordinanza emessa il 25 novembre scorso il gip ha rigettato l’opposizione e ha deciso l’archiviazione della querela (nei confronti del direttore del Mattino, Mario Orfeo, difeso d’ufficio dall’avvocato Katia Simeone, e dell’autore dell’articolo, Domenico Maglione, assistito dai legali Vincenzo Siniscalchi e Luigi Ferrante, ndr).
Ancora mi chiedo se riferire di una “rissa”, circostanza totalmente inventata, di una persona in preda ad una “furia indomabile” e – capolavoro! – di un tentativo di violenza sessuale significhi esporre fatti corrispondenti al vero.
O, invece, archiviare l’ipotesi accusatoria di diffamazione, al cospetto della pubblicazione di fatti non corrispondenti al vero, non significa assestare un colpo al cuore alla credibilità del sistema giustizia, che dovrebbe essere fondato su principi di diritto e di uguaglianza?
Purtroppo, nostro malgrado, abbiamo dovuto prendere atto della triste realtà. Ma confidiamo pur sempre nella Giustizia e nelle Istituzioni del nostro Paese.
A più di due anni dal tragico evento, le indagini sulla morte del povero Cisse non sono ancora concluse: la ricostruzione degli ultimi momenti di vita di Mohamed Khaira Cisse presenta, infatti, ancora molti lati oscuri, che il supplemento d’indagini disposto dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Ciampa, a seguito dell’opposizione all’archiviazione da noi proposta, è finalizzato a dissipare attraverso l’espletamento di una consulenza balistica e di una consulenza volta ad accertare la presenza sul coltello d’impronte digitali o di tracce ematiche attribuibili alla vittima.
Si tratta di due accertamenti all’esito dei quali il quadro probatorio risulterà sicuramente più chiaro, anche perché si deve registrare il particolare impegno del pubblico ministero incaricato, Luigi Santulli, la cui professionalità è indiscussa.
A onor del vero, non possiamo non ascrivere all’impegno da noi profuso nell’attività d’indagine difensiva, concretatasi, tra l’altro, nel conferimento d’incarico ad un medico – legale di parte e ad un perito balistico, il merito di aver evidenziato tutte le incongruenze delle prime indagini svolte dai carabinieri intervenuti sul luogo dei fatti.
Convinti, come sempre siamo stati, che la Giustizia seguirà il suo corso, chiarendo l’esatta dinamica dell’infausto evento, continueremo la nostra opera per restituire dignità ad un uomo perbene.
Distinti saluti,

avvocato Mario Pasquale Fortunato
 
Kadiatou Cisse
Mohamed Khaira Cisse
Alessandra Cataldi
Mario Orfeo
Vincenzo Siniscalchi
Mario Fortunato