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Ruffo scopre
il sindacato
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IL 16 MARZO rischia di diventare una data importante per la piccola storia del Denaro, il quotidiano economico campano edito e diretto da Alfonso Ruffo, perché è il giorno in cui è stato ufficializzata l’investitura a fiduciario di redazione di Sergio Governale, napoletano, trentotto anni, laurea in Economia alla Luiss, pubblicista dal 2000, professionista dal 2004, al Denaro
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da quattro anni.
La scoperta del sindacato, anche se tardiva (il giornale, nato sedici anni fa come settimanale, è quotidiano dall’ottobre 2001), rappresenta un
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Franco Siddi, Gianni Ambrosino e Paolo Serventi Longhi |
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passo in avanti; nove anni fa venne eletta fiduciaria Maria Rosaria Marchesano, Ruffo contestò l’elezione con una lettera all’Assostampa e nel giro di pochi mesi riuscì a riassorbire i fievoli desideri di sindacato dei redattori; questa volta invece l’operazione ha l’approvazione dell’editore-direttore. In ogni caso, l’investitura di Governale è un passo in avanti, ma minuscolo e monco; e spieghiamo perché.
Da molti mesi Gianni Ambrosino, presidente dell’Associazione napoletana della stampa, martellava Ruffo con incontri, telefonate e lettere perché l’anomalia di un giornale che non aveva neanche la parvenza di una rappresentanza sindacale venisse sanata. Dell’anomalia Denaro si era occupato anche il XXIV congresso della Federazione della stampa tenuto a Saint Vincent nel novembre 2004: con un ordine del giorno sottoscritto da trenta delegati (tra i firmatari Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto
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Antonello Grassi, Guido Pocobelli, Marco Politi e Roberto Seghetti
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della Fnsi, Marina Cosi, presidente del Fondo di previdenza complementare, Guido Besana e Roberto Seghetti della giunta esecutiva della Fnsi, il leader storico del cdr del Corriere della sera Raffaele Fiengo, i giornalisti di
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Repubblica Patrizia Capua, Marco Politi e Salvatore Tropea) si chiedeva ai nuovi vertici della Fnsi di “sollecitare la presidenza del consiglio a subordinare qualsiasi finanziamento al rigoroso rispetto delle leggi vigenti e del contratto di lavoro”. Il riferimento era ed è ai milioni di euro che Il Denaro percepisce ogni anno dallo Stato e che costituiscono il pilastro del bilancio del quotidiano. La richiesta di sanare l’anomalia è stata riproposta all’attenzione della Fnsi il 7 febbraio scorso a Napoli, quando, all’hotel Alabardieri, il segretario generale Paolo Serventi Longhi e il presidente Franco Siddi hanno incontrato i giornalisti della Campania per un aggiornamento sull’andamento delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro. Nella stessa direzione vanno le interrogazioni presentate a gennaio dal senatore Gerardo Labellarte e dal deputato Giuseppe Giulietti, anche se la loro iniziativa è nata per denunciare la decisione dei dirigenti di ItaliaOggi, il quotidiano del Gruppo Class diretto da Paolo Panerai, di non dare esecuzione a una sentenza della magistratura che ordinava il reintegro in
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redazione di un giornalista licenziato, Ugo Degl’Innocenti.
Sarà per le insistenze di Ambrosino; sarà per le sollecitazioni alla presidenza del consiglio di dare i soldi solo a chi rispetta leggi, contratti e sentenze; sarà per una crescente
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Enzo Agliardi, Marina Cosi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Fiengo |
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critica verso il fiume di soldi pubblici che tiene in piedi giornali e giornaletti che discettano di concorrenza e libero mercato, ma verrebbero spazzati via dalla chiusura del rubinetto delle erogazioni statali; sarà magari per qualche altro motivo, eccoci ora con Governale. Al Denaro quindi è tutto in regola sul fronte sindacale? La risposta non può essere affermativa.
Non vale la pena di soffermarsi troppo sulla procedura anomala adottata per individuare il paladino delle battaglie sindacali di un giornale che ha avuto in questi anni una notevole emorragia di graduati (la Marchesano, D’Aquino, Pocobelli Ragosta, Arricale) e vanta un largo contenzioso giudiziario. Per selezionare il fiduciario è stato affidato (da chi?) un sondaggio al redattore capo Enzo Agliardi, concluso con la nomina di Governale. Agliardi è braccio destro e uomo di fiducia di Ruffo, che lo ha schierato in tribunale come testimone dell’azienda nelle cause di lavoro promosse dai giornalisti Brunella Cimadomo (vertenza chiusa con una transazione prima dell’avvio del
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Antonella Autero, Claudio D'Aquino, Goffredo Locatelli, Adele Pinto
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giudizio), Massimiliano De Francesco (tra i testi del Denaro c’è anche Sergio Governale) e Laura Cocozza, contro la quale Agliardi ha deposto non solo nelle aule di giustizia, ma anche davanti al consiglio dell’Ordine
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chiamato a decidere sulla richiesta di praticantato d’ufficio presentata dalla giornalista.
Il nodo però è un altro. Al primo paragrafo dell’articolo 34 (‘Il comitato di redazione’) del contratto nazionale di lavoro giornalistico c’è scritto: “Nelle aziende editrici di giornali quotidiani, di periodici e nelle agenzie di informazioni quotidiane per la stampa che abbiano alle proprie dipendenze almeno dieci redattori, viene istituito un comitato di redazione al quale è demandata la tutela dei diritti morali e materiali derivanti ai giornalisti dal presente contratto e dalle norme di legge (in particolare la legge 3 febbraio 1963 numero 69 e lo Statuto dei lavoratori)”. “Se il numero dei giornalisti professionisti e praticanti – dice il paragrafo 14 dello stesso articolo – è inferiore a dieci , in luogo del comitato di redazione sarà eletto un fiduciario con compiti identici a quelli del comitato di redazione”.
Chi consulta la gerenza del Denaro trova un organico di tredici giornalisti, di cui quasi la metà praticanti, anche in questo caso in violazione di quanto prevede il contratto di lavoro all’articolo 35. Questa la squadra: Alfonso Ruffo, direttore responsabile; Goffredo Locatelli, vice direttore; Enzo Agliardi redattore capo; redazione. Antonella Autero, Serena Azzolini, Giovanni Brancaccio, Giovanni Maria Capozzi, Sergio Governale, Antonello Grassi, Francesca Mele, Adele Pinto, Francesco Quaratino,
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Angelo Vaccariello.
Delle due l’una: o la gerenza è taroccata o va eletto un comitato di redazione. A conferma della seconda ipotesi, che forse Ruffo ha giudicato troppo ardita, ci sono i dati dell’Inpgi. Dai tabulati dell'istituto di
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Arricale, Cocozza, Cimadomo e De Francesco |
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previdenza del marzo 2006 risulta che i giornalisti dipendenti del Denaro (la società è la srl Edizioni del Mediterraneo) sono quattordici perché ai tredici in gerenza si aggiunge l’articolo 2 Filomena Labruna, mentre dalla scorsa estate non risulta più in organico Diana Kuhne, dopo un contratto annuale che le ha consentito nella sessione di ottobre 2005 di sostenere l’esame per giornalista professionista; sono invece in carico al Denaro Tv Francesco Bellofatto e la praticante Maria Mirta Presta.
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