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        | Perché sono tornatiBarbano e Napoletano
 
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        | PERCHÉ ROBERTO  NAPOLETANO è tornato al Mattino,  da cui era andato via trenta anni fa per passare all’Informazione, e Alessandro Barbano è rientrato al Messaggero, che  aveva lasciato nel dicembre del 2012 da vice direttore per andare a guidare  il Mattino?Una risposta non c’è perché le notizie dei  nuovi vertici dei quotidiani più  importanti del Gruppo Caltagirone sono arrivate in rapida successione e
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            |  hanno colto di sorpresa sia  i giornalisti di via del Tritone a Roma che quelli di Torre Francesco a Napoli. Non ci sono notizie (“ormai da tempo  anche i quadri intermedi non vengono informati; a Napoli c’è soltanto Giovanni Santorelli, un dipendente che non sa  niente e non conta niente: tutto viene deciso a
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                | Francesco Gaetano Caltagirone |  |  | 
      
        | Roma da pochissime persone”)  e non c’è  molta voglia di avanzare delle ipotesi. 
            
            C’è chi taglia corto: “aspettiamo qualche giorno per capirne di più. Francesco Gaetano Caltagirone è  vecchio, a marzo ha compiuto ottantuno anni e dai vecchi puoi aspettarti di  tutto”. È invece prudente e ottimista uno dei redattori ‘anziani’ del Mattino: “mi limito a una  costatazione: i nuovi direttori hanno spalle più larghe, più idee e maggiore  visibilità dei loro predecessori, Francesco  De Core al Mattino e Massimo  Martinelli al Messaggero. Qualità  che possono contribuire a realizzare giornali migliori”.
 La scelta che ha fatto più rumore è stata la  nomina di Barbano al Messaggero. Il primo  giugno del 2018 Caltagirone l’aveva cacciato  dal  Mattino con modi bruschi e varie accuse  che avevano addirittura rallentato il pagamento del trattamento di fine rapporto.  In sei anni i contatti tra l’editore e il giornalista devono essere tornati  sereni se oggi Barbano va a occupare la poltrona di Martinelli che il 29 aprile  ha compiuto sessantadue anni e va in pensione.
 A Napoli invece è  forse un record nazionale, ma non un caso, la vicenda
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                | Massimo  Martinelli |  | di De  Core che ha accettato in silenzio la retrocessione a vice direttore. È rimasto  in carica per neanche due anni, dal giugno 2022 ad oggi, giusto il tempo di gestire il  rognoso biennio dello stato di crisi. Ha moglie e figli a Roma e, superata la  fase di avvio dei nuovi vertici, potrà chiedere di andare  al Messaggero con Alessandro  |  | 
      
        | Barbano, che lo  stima. Chiudiamo con Napoletano, sessantatré anni tra  pochi giorni e due mesi in più rispetto a Barbano, che nella sua vita  professionale ha sempre avuto stelle polari ‘trascinanti’: agli esordi Orazio Mazzoni; con l’approdo al Mattino nel febbraio del 1986 diventa il pupillo del direttore Pasquale Nonno e del dominus del Banco di Napoli Ferdinando Ventriglia e nel 1990, a  ventinove anni, viene inserito nella terna dei vincitori del Premio Ischia di  giornalismo insieme a due mostri sacri: Harrison  Evans Salisbury del New York Times e  Sergio Zavoli; nella seconda  metà degli anni Novanta la stella è Antonio  D’Amato, big di Confindustria di cui diventa presidente dal 2000 al 2004, e  nel settembre ’96 arriva l’assunzione con i gradi di capo servizio al Sole  24 Ore con la promozione a vice direttore nel 2001; con il nuovo millennio  a D’Amato si affianca un’altra stella, l’ingegnere Caltagirone, al quale   nel libro Padroni d’Italia, uscito nel  maggio del 2004, Napoletano dedica  quarantaquattro pagine, il capitolo più lungo. | 
      
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            | Tre mesi dopo la  pubblicazione del libro Caltagirone lo nomina condirettore del Messaggero per  poi promuoverlo direttore nel febbraio del 2006. L’ultimo incarico di prestigio arriva nel marzo del 2011 quando lascia Roma per  diventare direttore del Sole 24 Ore, esperienza interrotta sei anni più tardi  perché coinvolto
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                | Francesco  De Core |  |  | 
      
        |     nello scandalo delle copie taroccate del giornale di  Confindustria. Dall’aprile del 2019 riparte con la direzione del Quotidiano del Sud dell’editore  cosentino Francesco Dodaro. Dopo l’uscita dal Sole Napoletano ha  vissuto un tunnel giudiziario durato oltre sei anni iniziato con le indagini e poi la richiesta di  rinvio a giudizio formalizzata dalla procura di Milano nel febbraio del 2019.
 Anche le  vicende davanti al tribunale di Milano, in qualche modo simili, hanno  rinsaldato il rapporto tra il giornalista e l’editore. Il 31 ottobre 2011  Caltagirone viene condannato in primo grado a tre anni e sei mesi di  reclusione per insider trading; sentenza capovolta il 6 dicembre del 2013 dalla  III sezione della Corte d’appello che lo  assolve perché “il fatto non sussiste”.
 Per Napoletano il 31 maggio 2022 c'è la condanna in primo grado a due anni e sei mesi  di reclusione per aggiotaggio e false comunicazioni sociali, decisione ribaltata l’undici ottobre del 2023 dalla Corte d’appello
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                | Antonio  D’Amato |  |  che con l'assoluzione “per non aver commesso  il fatto”. L’editore è particolarmente contento  della sentenza che scagiona il ‘suo’ giornalista e pubblica la notizia con grande rilievo  sul Messaggero e sul Mattino, che ha un richiamo  in prima e una intera pagina all’interno. Torniamo ai giudizi su Napoletano. “È  sicuramente
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        |  un esperto di economia – dice una cronista del Mattino – e potrebbe raddrizzare la barra del giornale  sulle grandi questioni che riguardano il Sud con linea oggi dettata da Roma  poco attenta agli interessi del Mezzogiorno. Penso ad esempio all’autonomia  differenziata sulla quale siamo sostanzialmente passivi. Senza dimenticare che  nella primavera del 2025 si vota per le Regionali in Campania e il Mattino  potrebbe essere una sponda forte se il candidato di centro destra dovesse  essere, come è probabile, Antonio D’Amato”. Una lettura diversa arriva da un ex sindacalista  di via del Tritone: “azzardo una mia  personale previsione: entro diciotto mesi Napoletano torna al Messaggero. E lo  penso per vari motivi. Innanzitutto Caltagirone, che teme le conversazioni  telefoniche, non ha buoni rapporti con nessuno ed è sempre più solo, ha bisogno  di avere vicino una persona di cui si fida, che può dialogare con tutti quelli  che contano
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            | e realizzare operazioni delicate,  soprattutto dopo l’uscita un anno fa del vice direttore vicario Osvaldo De Paolini che in parte  svolgeva questo ruolo. C’è allora da domandarsi perché non l’ha nominato subito  al Messaggero?
Credo per due motivi. Il primo. Fino allo scorso ottobre Napoletano era un  condannato a due anni e sei  | 
              
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                | Osvaldo De Paolini |  |  | 
      
        | mesi per aggiotaggio. Meglio allora far scolorire  la vicenda. Il secondo è una questione di stile, anche se è difficile parlare  di stile nel caso di un padrone ruvido come Caltagirone. Al quotidiano romano  lavora la moglie di Napoletano, Giusy  Franzese, che il 9 giugno compie sessantadue anni e dovrebbe essere una  delle prossime prepensionate”. |