Ordine ancora fermo,
indenni le testimonial

CON LA RIUNIONE del 9 luglio si è chiuso il secondo anno della consiliatura 2010-2013 dell’Ordine dei giornalisti della Campania e si è chiuso con un bilancio disastroso sul fronte più importante: la deontologia.
Il presidente Ottavio Lucarelli, ormai in carica dal 2007 (ma per raggiungere la perfomance di Ermanno Corsi gli mancano ancora tredici anni), è scattante quando deve girare alle agenzie ‘inutili’ e ‘senza costi’ comunicati di solidarietà

a questo o a quel giornalista (con formule che spaziano dalla semplice testimonianza a favore del ‘colpito’ fino al “saremo vicini in tutte le sedi”), diventa invece molto prudente e quasi immobile quando c’è da affrontare vicende disciplinari. Una linea


Ermanno Corsi e Ottavio Lucarelli
costante con qualche eccezione: vedi il caso di Emiliana Cirillo, censurata dall’Ordine campano con un procedimento così veloce che è stato azzerato dall’Ordine nazionale per “un  vizio procedurale insanabile”, ossia il mancato rispetto del diritto alla difesa. Il diritto alla difesa diventa invece sacro se ‘l’imputata’ magari è una giornalista, che è anche show girl o conquistato medaglie nel concorso per miss Italia.
Un esempio? Possiamo citare Barbara Di Palma, napoletana di Vico Equense, trentatre anni, da dieci giornalista pubblicista, nel 2000 seconda classificata al concorso di miss Italia alle spalle di Tania Zamparo, che è uno dei volti noti di Sky sport. Nel novembre 2011 il consigliere dell’Ordine nazionale Pierluigi Roesler Franz presentò un esposto all’Ordine campano per segnalare che “Barbara Di Palma, da una decina d'anni una delle inviate de La Vita in diretta, programma di punta del pomeriggio di Rai Uno, e conduttrice su Tele A della trasmissione "Tutti a bordo campo", funge da testimonial pubblicitaria per ditte di gioielli, di alta moda e di materassi”.
Per Roesler Franz, e per chiunque, la situazione è dunque chiarissima. “A


Pierluigi Roesler Franz e Tania Zamparo (*)

mio parere – scrive nell’esposto - non dovrebbe esserci alcun dubbio che, fungendo da testimonial per tre importanti marchi di abiti di moda, di gioielli e di materassi, la giornalista pubblicista Barbara Di Palma abbia fatto pubblicità vietata, violando

gravemente gli articoli 1, 2 e 48 della legge 3 febbraio 1963 n. 69 sull’ordinamento della professione giornalistica con riferimento all’articolo 44 del vigente Contratto nazionale di lavoro e alla Carta dei Doveri del giornalista dell’8 luglio 1993, nonché al decreto legislativo n. 74 del 1992”.
Voi penserete quindi che in nove mesi il consiglio dell’Ordine campano (è forse utile ripetere la formazione: Lucarelli presidente, Domenico Falco vice, Gianfranco Coppola segretario, Pino De Martino segretario, e Paolo Mainiero, Innocenzo Militerni, Antonello Perillo e Rossana Russo consiglieri) avrà concluso l’istruttoria e adottato le misure inevitabili per violazioni così plateali. Vi sbagliate. In nove mesi non hanno neanche aperto il fascicolo. Alle due convocazioni dell’Ordine la pubblicista ha risposto la prima volta con una lettera del suo avvocato che motivava l’assenza con impegni di lavoro e la seconda volta con un certificato medico.
Conclusione: per cercare di vedere la giornalista-testimonial a via Cappella vecchia dopo le vacanze il consiglio valuterà se e quando far partire una nuova convocazione. Intanto il tenace Roesler Franz il 30 luglio ha scritto di nuovo al presidente dell’Ordine campano: “vorrei avere cortesemente notizie sul mio

esposto del 6 novembre 2011 nei confronti della giornalista pubblicista Barbara Di Palma”.
Sarà interessante leggere, se ci sarà, la risposta di Lucarelli.
Per chiudere, un aggiornamento sulla telenovela di Caterina Balivo, altra pubblicista


Caterina Balivo e Emiliana Cirillo

e instancabile testimonial, due attività incompatibili segnalate all’Ordine oltre quattro anni fa: il primo esposto è del 18 giugno 2008. Il 23 luglio sono scaduti i sei mesi di sospensione; la neo mamma continua a fare pubblicità per il brand Cannella, ma è ora libera di svolgere attività giornalistica. A settembre i consiglieri dovranno riprendere il fascicolo, riconvocare la Balivo e decidere quale sanzione infliggerle dopo l’avvertimento e la sospensione di sei mesi. Due proposte: un buffetto sulla guancia o una tirata di orecchie.


(*) Da www.pepenerolive.com