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LETTERA
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Tre risposte sugli uffici stampa
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Il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, sul Sole-24 Ore, del 26 luglio, ha posto all'Aran tre domande cui volentieri rispondo. Serventi Longhi si chiede e ci chiede: 1) se i giornalisti degli uffici stampa pubblici devono avere un loro riconoscimento professionale; 2) se devono avere una tutela contrattuale garantita dalla legge: 3) se devono essere presi in considerazione dall'Aran (e dalle confederazioni sindacali, ma a questo debbono rispondere loro).
Con alcune necessarie precisazioni:
a) L'Aran è sottoposta non a una sola legge (la 150/2000) ma a tutto l'ordinamento normativo e più in specifico, alla legge "base" del pubblico impiego (d.lgs. 165/2001) che pone precisi limiti di rappresentatività alle organizzazioni sindacali e obbliga l'Agenzia ad ammettere alle trattative solo i sindacati che abbiamo superato tali limiti. in questo quadro normativo che la legge 150/2000 deve inserirsi e coordinarsi. La precisione dei testi legislativi, soprattutto quando essi intervengono su questioni che dovrebbero spettare alla trattativa tra le parti, spesso lascia a desiderare tanto è vero che la divergenza interpretativa sull'ambito e la portata della legge150/2000 è finita di fronte al giudice del lavoro, peraltro per volontà della stessa Fnsi. L'Aran ha fatto presente, sia in sede giudiziale sia in altre sedi, non solo che si atterrà alle decisioni del giudice ma, che, anzi, auspica un suo intervento chiarificatore visto che nell'ordinamento italiano i contrasti interpretativi sono risolti dai giudici oppure da successive norme legislative di interpretazione autentica. La Fnsi, leggendo l'articolo sul Sole-24 Ore, pur essendo ricorsa al giudice non sembra volerne più l'intervento.
b) L'Aran rappresenta la parte pubblica nel negoziato dei contratti collettivi di lavoro dei dipendenti pubblici. Per fare i contratti bisogna essere in due, parte datoriale e parte sindacale. Nel sistema pubblico, peraltro, a differenza di quello privato, vige un chiarissimo principio di maggioranza per cui l'Aran può stipulare contratti (pena violazione di legge) con un a controparte non solo rappresentativa ma, soprattutto maggioritaria. Il 24 marzo scorso, l'Agenzia ha provveduto ad aprire le trattative sulla definizione dei profili professionali con la partecipazione della Fnsi, ma la stragrande maggioranza delle sigle sindacali (sia per numero sia per peso) ha ritenuto che tale partecipazione fosse lesiva dei loro diritti, acquisiti attraverso un duro iter di attività sindacale ed elezioni nei luoghi di lavoro. È una posizione discutibile ma che impedisce, almeno per ora, il proseguimento di trattative dotate di una sia pur minima efficacia. Per inciso, deve essere alla Fnsi che, sotto l'egida del d.lgs 165/2001, sindacati che intendevano rappresentare e tutelare gli interessi di settori professionali di uguale dignità e professionalità dei giornalisti ma anche di manager diffusione numerica si sono dovuti sottoporre alle regole di rappresentatività, valide per tutti, magari attraverso federazioni tra sigle diverse, alleanze, eccetera.
c) L'Aran ha già avanzato non da oggi, sia di fronte al giudice sia in sedi ufficiali e ufficiose, proposte di mediazione che sono state accettate da nessuna delle parti in causa.
Per concludere, sia consentito all'Aran di fare una domanda al segretario Serventi Longhi: visto che sulla questione la Fnsi si è rivolta al giudice, non sarebbe il caso che essa restasse in fiduciosa attesa dichiarando sin d'ora (come ha già fatto l'Aran) che si atterrà scrupolosamente alla decisione della magistratura?
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11 agosto 2005 |
Guido Fantoni,
presidente dell'Aran |
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