Procura, l'unico nome
è il modello del Rolex

ALLE 10 DEL 20 novembre si terrà all'Emeroteca Tucci un incontro pubblico con il procuratore della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo sul tema "Informazione giudiziaria: diritti, doveri e responsabilità".
All'iniziativa, promossa dalla stessa procura e dall’Ordine dei giornalisti campani guidato da Ottavio Lucarelli, verranno invitati, con i dirigenti del sindacato regionale, i vertici di carta stampata, tv, agenzie e testate web, cronisti di giudiziaria e nera, fotografi e operatori video.
Sarebbe però importante che al confronto prendessero parte anche il questore Alessandro Giuliano, il comandante provinciale dei carabinieri Canio Giuseppe La Gala e il numero uno della Guardia di Finanza a Napoli Gabriele Failla. L’incontro scaturisce dalle polemiche che negli

ultimi mesi hanno caratterizzato i rapporti tra procura e stampa, con notizie date con vistoso ritardo, atti e video forniti a pagamento ai giornalisti, il divieto di accesso per fotografi e video maker alle conferenze stampa.
Un primo confronto tra

Alessandro Giuliano e Francesco Greco

Melillo e alcuni giornalisti c’è stato il 21 ottobre nell’ufficio del procuratore che ha ribadito la volontà di definire norme chiare per liberare gli operatori dei media da una contrattazione continua per ottenere copia degli atti e dei video. Ha citato anche la procura di Milano che mette a disposizione gli atti a pagamento. “Ma a differenza di quanto accade a Napoli – fa notare un cronista tv – il procuratore Francesco Greco convoca le conferenze stampa al termine delle quali i sostituti o gli ufficiali delle forze dell’ordine vengono intervistati”.
Tra i redattori dei principali quotidiani cartacei c’è chi apprezza il lavoro di Mellillo. “Il dato positivo, – osserva un cronista esperto di giudiziaria – forse sottovalutato, è che per la prima volta ci viene riconosciuto il diritto ad avere copia degli atti e dei video ed è un riconoscimento che ci dobbiamo tenere stretto. Senza contare che la procura sta facendo piccoli passi per venire incontro alle esigenze dei giornalisti: è stato chiesto di non diramare convocazioni per gli ‘incontri informali’ a due ore soltanto dall’orario fissato e stanno arrivando la sera prima così come i comunicati sono ora meno stringati”.
Sono “piccoli passi” ma possono bastare? La risposta che viene da chi lavora nella tv del servizio pubblico, da chi opera nell’emittenza privata e da chi scrive per le agenzie è assolutamente negativa.
Nell’incontro del 21 ottobre l’inviato della Rai Vincenzo Perone si è

Gabriele Failla e Canio Giuseppe La Gala

rivolto a Melillo dicendo: “sicuramente lei apprezza la cultura anglosassone e sa che la notizia si costruisce con la regola delle 5 ‘w’: who? (chi?), what? (che cosa?), when? (quando?), where? (dove?) e why? (perché?). Nelle
informazioni che ci dà l’autorità investigativa delegata spesso non abbiamo neanche i nomi delle persone arrestate ma così raccontiamo fenomeni sociologici, non fatti di cronaca”.
Le osservazioni di Perone non hanno impressionato Melillo perché le note diffuse dalla procura continuano a difettare di diverse ‘w’ fino a casi paradossali e inaccettabili. Prendiamo il comunicato del 31 ottobre firmato dal sostituto procuratore Rosa Volpe su una rapina a Napoli ai danni di un turista cinese con tre arrestati di cui vengono indicate soltanto le iniziali. Eppure gli arrestati sono tutti pregiudicati con precedenti specifici; allora, perché la censura? Non c'è una risposta. Intanto in trentasette righe la procura di Napoli riesce nell'impresa di fornire un solo nome: è il modello del Rolex rubato, un “Richard Mille’ del valore di 100mila euro”.