Tgr, per il Mezzogiorno
il vice è Carlo De Blasio

NATALI CASERTANI, poi lunghi giri tra Roma, New York, Londra, ancora Roma e Torino, ora ‘torna’ a occuparsi della Campania. Dal primo ottobre Carlo De Blasio, cinquantasette anni, da diciannove professionista, dall’agosto 2015 redattore capo della sede Rai torinese, è stato nominato vice direttore della Tgr, la Testata giornalistica regionale, con la delega “sulle redazioni di Napoli, Bari, Potenza e Cosenza”.
Prima di De Blasio la supervisione sulle regioni del Mezzogiorno peninsulare era stata affidata al vice direttore Renato Cantore, in carica dall'ottobre

2015 fino al febbraio 2017 quando è andato in pensione, che si è impegnato, senza grande successo, a intervenire sulle storture dell’informazione campana; negli otto mesi successivi è toccata alla meteora Giuseppina Paterniti, messinese di Capo d’Orlando alla quale da ottobre il direttore della Tgr Vincenzo Morgante ha assegnato “la delega sulle redazioni di Roma, Palermo, sull’agenzia nazionale e sul progetto per il web”.  

Gilly Castellano

Cinque giorni dopo la riorganizzazione delle vice direzioni il responsabile della sede napoletana Antonello Perillo ha diffuso una nota affidata al comitato di redazione (Fabrizio Cappella, Diego Dionoro e Rino Genovese) che la ha affissa in bacheca. Per le trasmissioni Buongiorno Italia, in onda alle 7, e Buongiorno Regione, in onda alle 7,30, c’è una sola novità introdotta su richiesta del direttore Morgante perché mentre la Lombardia aveva presenze femminili nella conduzione (tra i volti da Milano la napoletana Maria Rosa Monaco), Napoli schierava Gilly Castellano, Diego Dionoro e Rino Genovese; da qui la decisione di sostituire Dionoro con Alessandra Barone. Nella riga conclusiva c'è poi un riconoscimento, o forse un appalto, a sorpresa a Genovese nominato coordinatore del Tg Itinerante, rubrica in onda il sabato. Il primo paragrafo della nota di Perillo è invece riservato ai ‘media manager’, che sono Enzo Calise, Gilly Castellano, Carlo De Cesare e, in via “provvisoria”, lo stesso Perillo. L’incarico scaturisce dalla digitalizzazione partita in Campania, ultima tra tutte le regioni, il 20 luglio con il sistema Dalet (il nome corrisponde alla quarta lettera dell’alfabeto ebraico perché la

Enzo Perone

tecnologia è israeliana) che prevede da parte dei redattori la compilazione di una scheda per procedere all’archiviazione del servizio e delle immagini. Il compito dei media manager è controllare la correttezza dell’archiviazione. Su questo e su altri punti si è sviluppato un dibattito acceso nel corso dell’assemblea di redazione tenuta il 3 ottobre con la partecipazione di una ventina di giornalisti. E alla fine è stato redatto un documento durissimo, una

durezza forse facilitata dal fatto che è firmato “l’assemblea di redazione di Napoli” e perciò nessuno se ne assume la responsabilità. Quindi avanti con parole tranchant sparate di fatto contro il responsabile della Tgr Morgante, il direttore generale Mario Orfeo, i vertici dell’azienda di viale Mazzini.
Per una conferma basta leggere due paragrafi del documento. “Napoli sta sperimentando sulla propria pelle il passaggio da un sistema perfetto a una organizzazione fallace, inferiore anche a quella di alcune televisioni private locali. Per noi il sistema Dalet è stato un passo indietro enorme in termini di qualità del lavoro. Farraginoso nella sua impostazione, lacunoso nella sua tecnologia, banale nelle sue potenzialità”.
Secondo passaggio. “Non c’è occasione in cui il burocrate/azienda non dimostri la sua determinazione nel non voler comprendere le peculiarità del lavoro giornalistico e i sacrifici che stiamo facendo per seguirla nelle sue scelte a volte molto discutibili. La misura si sta colmando all’inverosimile. Il gravoso impegno dei nostri colleghi (ma chi sta

scrivendo il documento?, ndr) è umiliato dalla freddezza di estenuanti discussioni che cozzano contro valutazioni degne del peggior catasto. Abbiamo perso più di un anno per vedere riconosciuta la nomina a inviato di un collega che, di fatto, aveva svolto in modo evidente questo ruolo (si parla di Enzo Perone, nono inviato della redazione partenopea, ndr). Ora, da mesi, stiamo lottando per il riconoscimento di una mansione di

Guido Pocobelli Ragosta
line (traduzione: per il riconoscimento dei gradi di capo servizio, e sarebbe il settimo, ndr) svolta sul campo da un altro collega (il riferimento è a Guido Pocobelli Ragosta, ndr), che ha accettato di dare una mano nel turno più disagiato in assoluto, l’alba, permettendo così la copertura di una fascia che l’azienda stessa ci ha chiesto di potenziare per sdoppiare le line di Buongiorno Italia e Buongiorno Regione, o di un altro collega, da sette anni ininterrottamente conduttore nazionale di Buongiorno Italia,  da anni conduttore del tg delle 14 al quale viene negato il riconoscimento delle mansioni di conduttore (è il caso di Gilly Castellano, ndr)”.
Nel documento sorprendono la totale assenza di autocritica sui tanti passaggi negativi dell’informazione regionale che pure hanno connotato gli anni recenti e la fermezza delle rivendicazioni (“punti ineludibili”); due le 'minacce':
Vincenzo Morgante

incrementare l’organico” (i giornalisti di via Marconi sono quarantacinque, ndr); “incrementare il numero di line” (per incassare altre promozioni; oggi a Napoli lavorano tre redattori capo, quattro vice redattori capo, nove inviati e sei capi servizio, per un totale di ventidue graduati, il 50 per cento dell’organico, ndr).
A chiudere le risposte all’azienda. “La redazione di Napoli rifiuta di essere coinvolta nella sperimentazione del web

fin quando non sarà rodata l’organizzazione della digitalizzazione; l’assemblea proclama lo stato di agitazione e conferisce mandato al cdr per l’apertura immediata di una trattativa con direzione e azienda e la definizione di eventuali ulteriori azioni di protesta”. Non sappiamo come reagiranno direzione e azienda agli ‘ultimatum’ che arrivano da Napoli, sappiamo però che la proclamazione dello “stato di agitazione” sta creando grande preoccupazione tra i telespettatori della Campania.