Performance di Cusenza
e l'agitazione si dissolve
IL 5 NOVEMBRE il direttore del Mattino Virman Cusenza ha convocato i giornalisti nel salone Siani, si è presentato puntuale alle 16,30, ha parlato per quarantacinque minuti filati davanti a una platea affollata e attenta, poi si è alzato ed è andato via. Dopo la decisione dell’assemblea del 30 ottobre di affidare al comitato di redazione (Marisa La Penna, Riccardo Marassi, Adolfo Pappalardo e, per le redazioni distaccate, Claudio Coluzzi) un

pacchetto di cinque giorni di sciopero e di indire per il 7 novembre un voto di fiducia sul direttore, Cusenza voleva spiegare le sue ragioni.
Ha esordito con una autocritica: se il giornale va in edicola con troppi errori e refusi è mio dovere segnalarvelo, ma


Marco Piscitelli, Pino Taormina e Marco Toriello

ho forse sbagliato il momento perché i prepensionamenti del secondo stato di crisi nel giro di tre anni stanno creando carichi di superlavoro in tutti i settori. Poi ha annunciato che per fronteggiare l’emergenza pensa in questa fase di tagliare alcune pagine e che entro il prossimo ottobre, quando scadrà l’anno dello stato di crisi, ci saranno quattro nuove assunzioni pescando dal bacino dei collaboratori storici del giornale che andranno ad aggiungersi ai quattro giornalisti che hanno firmato (Marco Toriello e Gerado Ausiello) o stanno per firmare (Marco Piscitelli e Pino Taormina) il quinto contratto annuale a termine. E ha anticipato che conta di fare nel giro di un mese una delle quattro nuove assunzioni per rafforzare la redazione di Salerno che con gli spostamenti decisi a fine ottobre ha perso due unità: Gianni Colucci passato a Benevento e Fulvio Scarlata rientrato a Napoli e assegnato alla redazione Internet. E una terza unità Salerno la perderà a febbraio, quando Raffaele Schiavone compirà cinquantotto anni e verrà prepensionato.
È poi passato al secondo nodo: il suo ordine di servizio del 21 ottobre, con


Gerardo Ausiello, Marisa La Penna e Raffaele Schiavone

promozioni e spostamenti, ha creato più di un malumore in redazione. “Tranne che nel caso di Donatella Trotta (nello scorso febbraio trasferita ad Avellino, con conseguente vertenza giudiziaria che in primavera arriverà alla prima udienza, ndr), - ha

chiarito - tutti gli spostamenti sono stati decisi d’intesa con gli interessati. E mi sembra giusto premiare chi accetta di mettersi in gioco e di provare nuove esperienze uscendo da via Chiatamone”. Ha fatto quindi appello all’esprit de maison dei redattori impegnandosi a non unificare i settori politica-economia con interni-esteri per mantenere alta la qualità del giornale: “se vogliamo rimanere nella serie A dei quotidiani nazionali dobbiamo difendere il primo dorso del Mattino e non concentrare le risorse soltanto sul dorso cronaca”.
Mai citato, ma presente nelle parole di Cusenza il suo predecessore, Mario Orfeo, alla guida del Mattino dal luglio 2002 luglio del 2009. Cusenza sa bene che tra i giornalisti di via Chiatamone l'ex direttore non ha lasciato un buon ricordo (in sette anni ha incassato sei voti di sfiducia) e ha chiuso il suo intervento con un appello accorato alla ‘sua’ squadra e un riferimento chiaro a Orfeo: “ho un brutto carattere e lo sanno soprattutto i capi settori che metto in croce ogni giorno. Ma sappiate che io non vi lascio per strada e fuori da

queste mura voglio guardare sempre negli occhi tutti voi”.
Il discorso di Cusenza ha prodotto un effetto immediato: è saltato il voto di fiducia e il 7 novembre si è svolta un’assemblea di redazione. Il secondo effetto è arrivato nel corso dell’assemblea, presieduta


Gigi Di Fiore, Antonio Manzo e Francesco Romanetti

da Francesco Romanetti, che si è chiusa con un documento redatto da due veterani del giornale, Gigi Di Fiore e Antonio Manzo. Nel documento viene confermato il pacchetto di cinque giorni di sciopero, mentre entro il 31 dicembre si voterà la fidicia al direttore, che nelle prossime settimane incontrerà i giornalisti dei vari settori e delle sedi distaccate.