Elezioni, la Rai punta
sui 'cronisti di fiducia'

ALLE 15 DI lunedì 4 aprile, dopo la chiusura delle urne per le elezioni regionali, è cominciato lo zapping tra tv nazionali e locali, reti pubbliche e private e i telespettatori del tgr Campania hanno visto cronisti Rai molto partecipi, forse troppo partecipi, degli umori dei due principali candidati alla presidenza della Regione.
Maria Laura Massa, tra sorrisi e momenti di autentica allegria, raccoglieva le dichiarazioni di Bassolino; Antonello Perillo interrogava Bocchino con

una faccia che lasciava trasparire un disappunto forse superiore a quello del candidato della Casa delle libertà.
Napoletana, trentanove anni da compiere a giugno, da nove professionista, una laurea in Scienze politiche all’Orientale con Biagio De Giovanni, la Massa


Antonio Bassolino e Italo Bocchino

ha mosso i primi passi professionali collaborando alle pagine napoletane di Repubblica e, per cinque anni, al Mattino di Pasquale Nonno, per poi passare al tg di Antenna Vesuvio, diretto da Franco Aulisio. Nell’autunno del ’95 avvia la serie di collaborazioni e contratti a termine con la redazione Rai di Napoli, guidata da Giuseppe Blasi, grazie all’interessamento di un amico di famiglia, Pietro Vecchione, alla metà degli anni settanta segretario campano del Psi, poi per lunghi anni dirigente di viale Mazzini (è stato vice direttore della Tgr, direttore di Rai International e Rai Educational, della Radiofonia e della segreteria del consiglio d'amministrazione, quando era presidente Enzo Siciliano). Per la Massa la serie dei contratti a termine non è ancora conclusa perché soltanto tra quattro mesi dovrebbe scattare l’assunzione definitiva, dopo il contratto biennale ottenuto nell’agosto del 2003, anche grazie alla violenta polemica che accompagnò l’approdo in Rai, con la qualifica di inviato, di Gennaro Sangiuliano, ex direttore del Roma e, per il Polo, candidato senza successo alle politiche del 2001. La Massa non fa mistero delle sue simpatie per il centro sinistra, viene da una famiglia catto-comunista, vota per Rifondazione e il suo compagno è un esponente ds.
Decisamente schierato sulle posizioni di Alleanza nazionale Antonello Perillo, napoletano, quarantaquattro anni a giugno, da sedici professionista, studi di


Franco Aulisio, Biagio De Giovanni e Pietro Vecchione

Giurisprudenza fermi al tredicesimo esame. Comincia l’attività giornalistica non ancora ventenne all’agenzia Rotopress e al settimanale Napoli Oggi, diretto da Orazio Mazzoni, che segue quando, nel febbraio del 1985, fonda Il Giornale di Napoli;

passa poi a Canale 8, la tv della triade De Lorenzo-Di Donato-Pomicino, di cui diventa direttore. Nella primavera del ’92 approda in Rai in quota liberale, ereditando il posto liberato da Enzo Celsi, che si trasferisce a Roma. Con Tangentopoli, lo squagliamento del partito liberale e l’arresto di De Lorenzo comincia un progressivo ritorno verso Alleanza nazionale. Sì, perché quando frequentava l’Umberto, il liceo della Napoli bene, Perillo era tra i sostenitori del Fronte della gioventù, l’organizzazione junior dell’allora Movimento sociale italiano. Negli ultimi anni il cronista, puntuale e polivalente, promosso un anno fa capo servizio, è diventato il punto di riferimento di An a via Marconi e era presente, “non da iscritto, ma da simpatizzante”, il 12 febbraio all' hotel Santa Lucia all’ufficializzazione della candidatura di Bocchino. Sulle sue stelle polari, De Lorenzo e Fini, Perillo scherza con i colleghi: “In fondo, non mi sono spostato granché: sono passato da zio Franco a Gianfranco”.
Ma perché il servizio pubblico deve affidare i resoconti delle elezioni a ‘cronisti di fiducia’, cioè a cronisti in sintonia, a volte militante, con gli

interlocutori politici? La questione, ovviamente, più che i giornalisti riguarda il responsabile della redazione, Massimo Milone. “In un’azienda politica come la Rai, - spiega uno degli anziani di via Marconi – con un


Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Paolo Cirino Pomicino

tasso di lottizzazione altissimo, è difficile sottrarsi a logiche sperimentate. E tra i direttori intenzionati a battere strade alternative non pare ci sia Milone, che per decenni è stato vicino alla Dc (osservanza Gava) e alla curia di Michele Giordano, per arrivare nell’estate del 2003 alla guida del tgr Campania con la benedizione di An (Maurizio Gasparri) e di Forza Italia (Antonio Martusciello). A Napoli e in Campania però governa il centro sinistra, al comune alla Provincia e alla Regione. E allora, poche ciance, ogni politico abbia il suo cronista di fiducia”.
In questo quadro anche piccole scintille, come le accuse lanciate da Bocchino il 31 marzo in occasione dell’ultima tribuna elettorale riservata ai candidati alla presidenza della Regione, possono dare fastidio. Il candidato della Casa delle libertà, piccato da una domanda sulla devolution, ha accusato il conduttore Procolo Mirabella, notoriamente vicino ai ds, di avere fornito a Bassolino prima della trasmissione l’elenco delle domande che avrebbe fatto. Accuse che hanno costretto il cdr Rai (Annalisa Angelone, Enrico Deuringer e Massimo Ravel) a replicare, come da rito, con un documento di solidarietà


Maurizio Gasparri, Antonio Gava e Michele Giordano

al giornalista. Accuse liquidate in redazione con una battuta: “Bocchino si sbaglia; tutt’al più Bassolino ha passato a Procolo l’elenco delle domande”. E, in tema di boatos di via Marconi, va segnalata la telefonata che la sera del 4 aprile un Milone nero ha fatto ad

alta voce, peraltro il suo tono abituale di conversazione, alla Massa contestandole l’eccesso di sorrisi e ammiccamenti a Bassolino e, persino, la domanda sull’esito nazionale del voto. “Era certamente nero, anzi nerissimo; – osservano in redazione – ma probabilmente la causa, più che nell’allegria della collega, era da ricercare nel risultato che si andava delineando in Campania e sull’intero territorio nazionale, un esito imprevisto e destabilizzante che costringe sia i politici che chi intorno alla politica ruota, come i dirigenti Rai, a ripensare le proprie strategie. Non a caso Milone, che pure non ha mai mostrato un particolare feeling con il presidente della Regione Campania, il martedì successivo al voto, insieme al direttore della sede Rai di Napoli Francesco Pinto, si è recato in visita da Bassolino”.
Milone ha contestato l’eccesso di ‘allegria’, ma non pare abbia mosso rilievi per alcuni imbarazzanti momenti dei collegamenti da via Marconi nel pomeriggio del 4 aprile. In studio c’era Procolo Mirabella a coordinare i commenti di tre ospiti (lo storico e politologo Paolo Macry, il costituzionalista Michele Scudiero e Lucio D’Alessandro, preside della facoltà di Scienze della formazione del Suor Orsola Benincasa e motore del master in

Giornalismo varato nel 2003, che da un paio d’anni è diventato autentica star del tgr Campania) e i collegamenti con i comitati elettorali e con  la redazione. E in redazione c'era Gabriella Fancelli, che, con le urne chiuse


Massimo Milone, Procolo Mirabella e Francesco Pinto

ormai da alcune ore, cercava con ostinazione di leggere l’elenco dei comuni dove si era votato, amichevolmente stoppata dal conduttore.
Ma torniamo ai ‘cronisti di fiducia’. “In anni ormai lontani – ricorda un giornalista Rai – è stata qualche volta sperimentata una gestione incrociata: il politico di centro sinistra veniva affidato al redattore simpatizzante del Polo e viceversa. Una scelta in grado di garantire servizi meno scontati e piatti e sulla quale, a microfoni spenti, si dichiarano d’accordo persino i militanti. Senza contare che nessuno vieta al responsabile del Tgr regionale di affidare i resoconti della politica a cronisti non schierati”. Una soluzione sulla quale, a via Marconi, sono tutti scettici. “Il telespettatore – dicono – può essere, in vari modi, maltrattato perché non ha armi per reagire; il politico, anche di taglia piccola, va coccolato. I servizi, quindi, vanno affidati soltanto a persone di fiducia”. Ed è una scelta alla quale sembrano, per motivi diversi, tutti rassegnati. Basta interrogare qualcuno della pattuglia che si tiene lontana dalle segreterie dei partiti, dalle scorciatoie sindacali e dalla scrivania del capo. “Non potrei fare la cronaca politica – è la spiegazione rassegnata – perché sono neutrale. Anche la mia faccia è neutra; in altre occasioni posso sorridere o, raramente, ridere, ma davanti ai politici non ci riesco”. Più esplicito e duro un graduato di lungo corso: "Con Milone si è ulteriormente incrementato un atteggiamento di servilismo verso tutti i partiti e tutti i politici. Alla Rai


Lucio D'Alessandro, Paolo Macry e Michele Scudiero

partenopea non c'è una grande tradizione di intervistatori aggressivi o semplicimente con la schiena diritta, ma oggi il cronista Rai quando avvicina il microfono al politico di turno può approcciarlo soltanto in due modi: 'mi dica quello che vuole' o 'dimmi quello

che vuoi'. Nel 90 per cento dei casi facciamo cronaca di palazzo. E con l'erede di Blasi abbiamo un surrogato, abbastanza fesso, del decisionismo: tutto sa, tutto ha già deciso. Le riunioni del mattino non sono mai un momento di confronto vero, di analisi ed eventualmente di critica del lavoro fatto il giorno precedente e di ragionamento sui servizi da impostare. È la semplice dettatura di una scaletta di appuntamenti istituzionali, di manifestazioni, iniziative e convegni. Non abbiamo mai preso un buco; la notizia, anche clamorosa, che non abbiamo dato, è sempre stata una nostra scelta".
Milone non sembra, per ora, molto preoccupato per le critiche e i buchi a ripetizione che incassa il suo tg. A chi gli fa notare che è riuscito in un’impresa obiettivamente difficile (spingere diversi redattori a rimpiangere la direzione Blasi), replica sicuro: “Poi rimpiangeranno Milone”. E si mostra indifferente anche ai dati di ascolto non esaltanti che registrano il suo tg e il Settimanale, in onda il sabato alle 12,25.
Sulle cronache del voto le tv private nazionali hanno operato scelte del tutto diverse da quelle della Rai campana. Durante la campagna elettorale il Tg5 non ha dedicato neanche un servizio alle vicende politiche locali, mentre nella settimana a cavallo del voto ha coperto la Campania spostando da Roma Annalisa Spiezie. Annamaria Chiariello, capo servizio da Napoli, ha

chiesto una settimana di aggiornamento professionale per non occuparsi del candidato presidente del Polo Italo Bocchino, testimone al suo matrimonio. Identica situazione e uguale scelta per Paolo Chiariello, marito della giornalista del Tg5 e capo servizio dalla


Paolo Chiariello, Gabriella Fancelli e Federico Sisimbro
Campania di Sky Tg24. “Mi sono limitato a praticare – dice – ciò che in genere predichiamo. Bocchino è mio amico, mio ex editore e testimone di nozze. Ho chiesto al direttore di Sky Tg24 Emilio Carelli di prendere una settimana di ferie; il direttore mi ha ringraziato e ha mandato a Napoli Federico Sisimbro. L’ho fatto anche per evitare che qualcuno coinvolgesse il tg in strumentalizzazioni politiche; due giorni dopo è scoppiata la polemica sulla tribuna elettorale della Rai”.