Il portiere e il direttore

Cara Iustitia cara,
noi della «Byte generation» ogni mattina, prima che salga il caffè e scenda la fanfara del cellulare, leggiamo i giornali. Pare che a Napoli a farlo siamo rimasti in pochi. In questa città ci sono più quotidiani e magazine nella guardiola di un portiere che nella stanza di un direttore. Temiamo che i nostri direttori (quasi tutti) non leggano più il giornale che quotidianamente firmano. Capita, di conseguenza, che non si accorgano delle stranezze che pubblicano. Non sappiamo, ad esempio, se Marco Demarco, direttore del «Corriere del Mezzogiorno», si sia reso conto degli ormai consueti interventi (parola grossa) di Vittorio Bufi nella pagina delle lettere. Ce ne siamo accorti noi, o meglio, il nostro portiere che, dalla sua emeroteca a pianoterra, tra un cruciverba e una citofonata, giorni fa ci chiedeva: «Bufi è un lettore del Corriere o il Corriere è un lettore di Bufi?» La segnalazione ci ha incuriosito. Abbiamo controllato. Effettivamente Bufi compare nella suddetta pagina con una frequenza singolare. Le sue ultime uscite portano le date del 9 febbraio («Questua infinita»), del 15 febbraio («Cambia la sostanza»), del primo marzo («Politici senza fascino»), del 9 marzo («Bambole o candidate?») del 29 marzo («Servono nuove regole»). Niente di male, per carità: nei giornali, abbiamo spiegato al portiere, sono sempre esistiti lettori grafomani. Anche se, in questo caso, abbiamo dovuto anche dirgli che il lettore Vittorio Bufi oltre ad essere consigliere della circoscrizione Chiaia-San Ferdinando-Posillipo, come emerge dalla dicitura che accompagna a volte il suo nome in calce ad alcuni interventi, è un giornalista professionista, figlio di Francesco Bufi, consigliere dell’Ordine dei giornalisti della Campania, per anni segretario di redazione del Mattino, «castigato», tempo addietro, da un inappuntabile Josef K. Byte. Insomma, Bufi junior è dell’ambiente: sa dove imbucare le sue missive. Sarebbe finito tutto qui se il portiere non avesse deciso di rilanciare: «Perché gli interventi di Vittorio Bufi, giornalista e consigliere, finiscono in una rubrica che è dedicata alle lettere pur non essendo delle lettere? Il direttore del giornale non dovrebbe sistemarli in un’altra pagina?». Un florilegio di futuribili risposte ci ha assediato. Tra le più insistenti: «Perché il direttore Marco Demarco non sapendo dove piazzare quei disarmanti interventi, per non dispiacere la Bufi family, non può che camuffarli nella pagina delle lettere». Invece, per non alimentare la discussione, abbiamo detto al portiere che il direttore del «Corriere del Mezzogiorno», per i troppi impegni, non riesce a controllare tutto il giornale e ogni tanto può incorrere in qualche disattenzione. Byte, byte

Fausto Molosso
 
Vittorio Bufi
Marco Demarco
Francesco Bufi