L'editoriale di Dossier
sui "magistrati comunisti"

L’editoriale firmato da Sergio De Gregorio il 3 aprile 2001 sul quotidiano on line Dossier magazine e dedicato alle indagini della procura di Napoli che coinvolgono Antonio Martusciello, il candidato della Casa delle libertà a sindaco di Napoli.


Tutto come da copione

I magistrati comunisti della Procura della Repubblica di Napoli si apprestano all'offensiva elettorale. Obiettivo: il candidato a sindaco della Casa delle Libertà, Antonio Martusciello, e i suoi uomini di punta. C'era da aspettarselo, tutto come da copione: la strumentalizzazione parteda lontano, come in un intricato 'puzzle' incui la posta in gioco è la devastazione pre-elettorale. Veniamo ai fatti. "Dossier Magazine" on line, rivendicando il proprio diritto-dovere di cronaca, è pronto ad utilizzare perfino la violazione del segreto istruttorio quale strumento di difesa politica della libertà di espressione. Già, perchè quanto sta accadendo assume più i contorni di un complotto che di un legittimo approfondimento giudiziario. Contro il candidato a sindaco, Antonio Martusciello, i reparti investigativi della Procura indagano su ipotesi di connivenze e complicità mafiose. Proprio come è accaduto con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. La Procura Antimafia, cinque anni dopo, riapre un capitolo incerto e discutibile, sulla scorta di un lacunoso rapporto di polizia e sulle mezze affermazioni di una 'gola profonda' la cui attendibilità è tutta da approfondire. Dopo la riconferma delle indagini sulla Tav, dove si è perfino inventata l'ipotesi investigativa dell' "agente provocatore", tocca adesso ai pentiti. Un presunto imprenditore, fiancheggiatore di alcuni clan malavitosi, avrebbe riferito di un episodio 'inquietante'. Scenario della vicenda, la campagna elettorale per il Comune di Napoli del 1996, anno nel quale Martusciello capeggiò la lista elettorale di Forza Italia. L'incredibile ricostruzione dei fatti, suggestiva come molte indagini giudiziarie, racconta di un incontro avvenuto in un noto locale di Posillipo fra il candidato capolista e i capifamiglia di alcuni clan del territorio. La 'gola profonda' ne indica uno: il 'patriarca' dei Mazzarella, freddato clamorosamente, qualche mese più tardi, dai killer di un clan rivale dinanzi al portone d'ingresso del carcere di Poggioreale. Martusciello, con quell'incontro, avrebbe richiesto la collaborazione elettorale sua e dei 'comparielli' della camorra dei quartieri popolari. La ricostruzione è frutto della fantasia perversa di un 'collaborante', noto ai servizi di sicurezza dello Stato per essersi inserito, ad inquinare scenari e vicende, in più di un "affaire". Ci attribuiremo - lo sappiano, questi magistrati! - ogni responsabilità penale e personale nella violazione del segreto istruttorio pur di smascherare questi indegni complotti pre-elettorali. Ma non basta. Ai fini di tali, suggestive indagini, il dato politico più inquietante sarebbe l'intercettazione ambientale sistematica dei locali della sede napoletana di Forza Italia, in Galleria Umberto. Non è la prima volta che accade: il filo delle indagini contro Forza Italia porta spesso a Napoli. Qui, ad esempio, finì la perizia ordinata dalla Procura di Roma per valutare di quale natura fosse una rudimentale microspia rintracciata nell'ufficio di Silvio Berlusconi. Ed ancora Napoli fu nel mirino delle attenzioni giudiziarie ed investigative quando, nel taschino di un parlamentare di Forza Italia, fu individuato uno strano oggetto metallico. Si trattava di un rilevatore magnetico, di quelli utilizzati nei supermarket per sventare i furti. Nessuno svelò, tuttavia, all'epoca, che un simile tondino di metallo poteva servire ad innescare un congegno sofisticato che - perché no? - avrebbe potuto perfino comandare un ordigno esplosivo. Veleni e strumentalizzazioni. La Procura di Napoli corre. Ha una strana fretta di sapere.
La polizia giudiziaria, su ordine dei giudici antimafia, utilizza ogni indizio. Perfino lo scontento e la rabbia degli esclusi dal partito e dalle liste. Un esempio: fra i tanti che sarebbero "nel mirino", una giovane donna, candidata nel 1996 alla Circoscrizione di San Carlo Arena. Carla Saturno, ora confluita in un altro schieramento politico, verrebbe indicata come l' "amante" del boss detenuto Eduardo Contini. Le colpe di Forza Italia?Presto detto: l'ex assessore regionale Marco Cicala, anche lui oggetto di sistematiche intercettazioni ambientali già dai tempi del suo dicastero in Regione Campania, l'avrebbe candidata nelle liste del partito. E non è che l'inizio. Mentre scriviamo, le agenzie lanciano la notizia dell'arresto di Salvatore Di Nuzzo, manager di un'Asl, già in corsa per un collegio senatoriale in Forza Italia. La campagna elettorale della Procura è iniziata. Tutto come da copione...