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Affaire Pisani, omessi
i nomi dei giornalisti
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CON LE INTERCETTAZIONI depositate il 24 gennaio dai pubblici ministeri Sergio Amato ed Enrica Parascandolo si arricchisce di due nuovi personaggi il processo per usura e riciclaggio in corso davanti alla settima sezione penale del tribunale di Napoli; dopo la morte il 15 gennaio dell'usuraio di Santa Lucia Mario Potenza, davanti al presidente della settima sezione Rosa Romano ci sono sedici imputati, tra i quali l’imprenditore Marco Iorio |
e l’ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani.
Il 27 gennaio le intercettazioni della procura sono su tutti i giornali. Il Roma apre la prima pagina con le novità dell’inchiesta: occhiello Dalle intercettazioni di due giornalisti nuove accuse della procura |

Marco Iorio e Vittorio Pisani |
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contro l’ex capo della Mobile; titolo “Pisani, dossier contro i pm”; catenaccio E in una telefonata spunta il tentativo di corrompere un giudice della Cassazione. Con la fascia alta di prima e le pagine due e tre, il Roma copre meglio degli altri quotidiani la notizia con servizi firmati da Fabio Postiglione. Il cronista di giudiziaria pubblica le intercettazioni delle telefonate tra i due giornalisti e di uno dei giornalisti con Marco Iorio per agganciare un magistrato di Cassazione; l’obiettivo è scavalcare il gip Maria Vittoria Foschini decisa a non concedere il dissequestro dei beni. Postiglione però non scrive i nomi dei due giornalisti.
Stessa scelta ha fatto il giorno precedente il cronista dell’Ansa Enzo La Penna, che per primo pubblica la trascrizione delle nuove telefonate, ma glissa sui nomi dei giornalisti coinvolti. Anche Repubblica Napoli con Irene De Arcangelis dà grande risalto alla conversazione tra i giornalisti; titolo: |
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Leandro Del Gaudio e Enzo La Penna
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Pisani, giallo sul dossier contro i pm; catenaccio: Intercettata telefonata tra due giornalisti. La difesa: “Fantasie”. Dei nomi dei giornalisti non c’è traccia, così come non c’è traccia dei nomi neanche nel servizio del Corriere del Mezzogiorno, firmato da Titti Beneduce. In più |
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sul Cormezz i giornalisti sono spariti anche dal titolo: Quell’incontro segreto tra il vecchio usuraio e il capo della Mobile; ma vengono citati nell’articolo: “del dossier parlano a telefono due giornalisti, uno dei quali, molto amico della famiglia Iorio, è intercettato (ma non è indagato)”.
Il premio al giornale più omissivo va comunque a Cronache di Napoli: in una intera pagina con servizi firmati da Manuela Galletta, la parola ‘giornalista’ non compare nei titoli e neanche negli articoli.
L’unico quotidiano che pubblica il nome del giornalista incaricato di agganciare il magistrato di Cassazione è il Mattino. Nel servizio, intitolato Il piano di Iorio per agganciare i giudici a Roma, Leandro Del Gaudio scrive: “È il 17 ottobre scorso quando Antonio Iorio contatta al telefono l’amico giornalista Pier Paolo Petino (non indagato). Fa il nome di un giudice e chiede: Vedi un po’ se possiamo contattarlo, è un giudice emerito”.
“Poi il 10 novembre scorso, - continua Del Gaudio – si torna sul punto. Iorio insiste e chiede a Petino informazioni sulla “ricerca”. Anche qui è un continuo parlarsi addosso. Antonio Iorio: Pier Paolo, ma è difficile proprio avere un contatto con questo”. Petino: “Io non ci riesco ad avere una linea diretta, nel senso che ho trovato chi lo conosce, però
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…diciamo una linea diretta preferenziale no … perlomeno non ancora! Sto aspettando un mio amico di Roma che tra l’altro è il nipote di un alto magistrato”.
Nelle 197 pagine di intercettazioni telefoniche e ambientali depositate dai pm i giornalisti citati sono |

Manuela Galletta e Fabio Postiglione |
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quattro, ma due, un cronista della sede Rai di via Marconi e una giornalista dell’emittenza privata, compaiono soltanto di striscio; poi ci sono Pier Paolo Petino, molto presente anche perché intercettato, e Simone Di Meo.
Petino e Di Meo sono amici e hanno ‘studiato’ alla scuola di Giovanni Lucianelli che in qualche modo ne ha benedetto il praticantato. Napoletano, quarantuno anni a maggio, da quattordici professionista, Petino è nella nidiata che alla metà degli anni Novanta Lucianelli mette insieme con la società cooperativa Videoprogetti per realizzare in service le pagine dell’edizione campana del quotidiano romano Il Tempo. Dieci anni più tardi lo ritroviamo a Teleregione, l’emittente controllata dall’imprenditore Giuseppe Giordano, in grado di sfornare nell’arco di un paio d’anni decine e decine di praticantati in Campania e anche fuori regione: memorabile il praticantato da telereporter con contratto di formazione lavoro riservato a giovani disoccupati presso una fantomatica redazione di Lametia Terme di Francesco Borrelli, assessore |

Francesca Aulisio e Emilia Velardi Colasanti
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all’Agricoltura della terza Provincia d’Italia. Siamo nel 2005 e il direttore editoriale di Teleregione è Giovanni Lucianelli, mentre il direttore responsabile è la moglie di Lucianelli, Emilia Velardi Colasanti.
Straordinaria la perfomance di Borrelli, |
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notevole anche quella del giornalista professionista Petino: il primo ottobre del 2004, grazie alla legge 407, viene assunto come apprendista, ma fino al giorno precedente era redattore capo a Videocomunicazioni, l’agenzia diretta da Francesca Aulisio. Eppure la legge 407 consente di scaricare i contributi sull’istituto di previdenza per favorire il riassorbimento di disoccupati di lunga durata e Petino senza lavoro non è rimasto neanche un giorno.
Interpellato da Iustitia sul suo coinvolgimento nell’affaire Pisani, Petino è stringato: “Vista la delicatezza della questione preferisco non rilasciare dichiarazioni. In ogni caso in questa vicenda mi assiste l’avvocato Ludovica Criscuolo”.
Torniamo al 2005 e a Teleregione, e troviamo anche Di Meo. Anche nel suo caso non c’è una situazione ordinaria. Nel gennaio del 2005 risultava contemporaneamente praticante in due testate diverse: a Teleregione e a Cronache di Napoli, il quotidiano di cui era stato direttore responsabile, ma guarda un po’, Giovanni Lucianelli. Dal 2006 al 2009 Di Meo è addetto |
stampa del senatore Sergio De Gregorio (“ma ora sono in causa per avere i soldi che mi spettano”) e dal 2010 del sindaco di Castellammare Luigi Bobbio.
E veniamo alla telefonata intercettata; dall’ufficio del comune di Castellammare Di Meo chiama l’amico |

Sergio Amato e Maria Vittoria Foschini |
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Petino. Tre in sostanza i passaggi che si può ipotizzare hanno interessato gli agenti di polizia giudiziaria: Pisani e i suoi avvocati hanno preparato un dossier sui pubblici ministeri Amato e Parascandolo che conducono le indagini (vedi i titoli del Roma e di Repubblica Napoli), notizia comunque subito smentita da Giovanni Cerino e Salvatore Nugnes, i legali che assistono l’ex capo della squadra mobile; “il problema è che (il dossier, ndr) non sfonda su questi giornali del cazzo che stanno a Napoli”; “un altro punto oscuro, Pierpaolo, è il fatto che questi non abbiano ancora indagato Cannavaro (Fabio, ndr)”; “quello deve essere assolutamente indagato. Come fa a non essere indagato?”
A Iustitia Di Meo dichiara: “Finora non sono stato sentito dai magistrati, ma penso che sarò ascoltato e in ogni caso sono a disposizione degli inquirenti. Quanto alle dichiarazioni riportate nelle intercettazioni voglio precisare che non scaturiscono da notizie riservate, ma sono le riflessioni di un cronista di giudiziaria che, da quando è esploso il caso Pisani, ha letto con attenzione le carte delle indagini”. |
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