Ansa, dopo 15 anni
assunto Ivan Lobello

CRESCE DI UNA unità la redazione napoletana dell’Ansa: la decisione non l’ha presa il direttore dell’agenzia Luigi Contu e neanche il presidente Giulio Anselmi o l’amministratore delegato Giuseppe Cerbone, ma il giudice del lavoro del tribunale di Napoli Francesco Armato. Il nuovo assunto è Ivan Lobello, napoletano, quarantacinque anni a dicembre, maturità scientifica e laurea in Scienze della comunicazione conquistata a Cassino, professionista dal 2005, che, con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Marziale e Patrizia

Totaro, ha avviato e vinto una causa di lavoro contro l’Ansa.
Il 4 ottobre il giudice Armato ha depositato il dispositivo della sentenza con il quale “accerta e dichiara la natura subordinata e a tempo indeterminato del rapporto intercorrente tra le parti a partire dalla data del 2 gennaio 2001 e tenuto conto delle mansioni concretamente svolte dal ricorrente (Lobello, ndr) durante il rapporto e

Sabatino Santangelo

dell’eccezione di prescrizione tempestivamente sollevata dalla resistente (l’Ansa, ndr), condanna parte convenuta (sempre l’Ansa, ndr) al pagamento in favore di parte ricorrente della somma complessiva di euro 194.999,49 oltre interessi e rivalutazione monetaria come indicato in motivazione in relazione al periodo compreso tra il 14 maggio 2009 e il 31 dicembre 2013”. 
E Armato continua: “dichiara, altresì, la continuità del vincolo giuridico tra le parti dalla data del 2 gennaio 2001, con condanna della convenuta alla regolarizzazione della posizione previdenziale e contributiva del ricorrente presso i preposti enti di previdenza”.
Dopo i primi passi professionali nel’92 a Canale 21 e una lunga serie di collaborazioni, Lobello comincia scrivere per l’Ansa nel novembre del 2000 e due mesi dopo ottiene un contratto per la fornitura di notizie; quasi subito la sua area di specializzazione diventa il comune di Napoli, coprendo l’arco dei sindaci che va dall’ultimo Bassolino, passando per Riccardo Marone e Rosa Russo Iervolino, fino a De Magistris e si occupa anche della Provincia nei cinque anni della presidenza di Dino Di Palma. In dodici anni lavora senza limiti di orario e produce diverse migliaia di notizie, ma nel novembre del 2012 quando va in pensione Mario Zaccaria e prende il suo posto alla guida della sede di Napoli Alfonso Di Leva per il cronista che

Antonio Vista

segue palazzo San Giacomo non ci sono più spazi. “La mia causa – spiega Lobello – è iniziata per un approccio negativo da parte di Di Leva che, appena insediato, mi ha subito ridotto ruolo e spazi”.
Il giudizio, partito il 7 ottobre 2014, è durato due anni, sei udienze e sono stati ascoltati sei testimoni; tre per l’azienda e tre per il giornalista. L’Ansa ha schierato Di Leva che poco aveva da dire dal momento che nei primi dodici anni di

attività di Lobello non era a Napoli; Mariano Del Preite che ha tentato di sminuire il ruolo del collaboratore esibendo dei lanci dell’agenzia sul comune di Napoli che non erano firmati dal collaboratore ma si trattava per lo più di comunicati (“e tra il sorpreso e l’ironico, ricorda Lobello, l'avvocato Marziale gli ha chiesto: lei gira sempre con i servizi scritti da altri giornalisti?”), mentre è stata corretta e completa la deposizione del numero due di Ansa Napoli Angelo Cerulo.
Per il giornalista hanno testimoniato il capo ufficio stampa del sindaco Iervolino Annamaria Roscigno, che ha confermato la presenza e l’attività quotidiana del giornalista al comune, il capo ufficia stampa della Provincia Antonio Vista e il vice sindaco della Iervolino Sabatino Santangelo. Vista, tra l’altro, ha smontato la tesi degli avvocati dell’agenzia, Manlio Abati e Cristiano Annunziata con il procuratore speciale Raffaele Greco, secondo la quale Lobello si era recato a visitare i campi di concentramento di Auschwitz  a sue spese. “Nel gennaio del 2006  – ha dichiarato in udienza Vista – la Provincia ha organizzato la trasferta in Polonia, invitando e ospitando soltanto poche testate; tra queste la sede Ansa di Napoli che

ha indicato Ivan Lobello”. Durante la sua testimonianza il notaio Sabatino Santangelo ha anche scherzato: per me e per il sindaco Iervolino Lobello era un ‘incubo’ perché ogni mattina lo trovavamo davanti alla nostra porta. E in ogni caso se avevamo qualche notizia da dare chiamavamo lui.
Sono contento
- dice il giornalista - che il giudice abbia riconosciuto il lavoro che ho svolto con grandissimo impegno per tredici anni. E se, nell'ultimo

Rosaria Caramiello

periodo, ci fosse stata una gestione aziendale diversa avremmo trovato sicuramente una soluzione per entrambi soddisfacente”.
Del resto che l’Ansa abbia gestito in maniera maldestra il rapporto con collaboratori, spremuti per anni e poi accantonati, è certificato dal fatto che prima del dispositivo su Lobello l’agenzia ha già incassato una sconfitta altrettanto netta in tribunale con la giornalista Rosaria Caramiello reintegrata nel giugno del 2015 dal giudice del lavoro del tribunale di Napoli Federico Bile e sei mesi più tardi assegnata, su sua richiesta, alla redazione di Firenze dell’agenzia.