Messaggero, quinta
reintegra per Carresi

C’È VOLUTO UN provvedimento del magistrato Luca Redavid della II sezione lavoro del tribunale di Roma per spezzare la strategia dei manager del Messaggero che quando arriva una sentenza favorevole a qualche lavoratore licenziato da Caltagirone lo reintegra e subito dopo lo licenzia di nuovo.
Con una decisione del 23 giugno Redavid ha stabilito che il ritorno in organico dell'archivista Lorenzo Carresi è intangibile fino alla sentenza della Corte d’appello di Roma che dovrà stabilire la validità dell’operazione avviata dal Messaggero il primo aprile del 2016 quando

ha creato, con una cessione di un ramo d’azienda, la società Servizi Italia, oltre a Stampa Roma e Stampa Napoli, dove vennero trasferiti tutti i poligrafici dei quotidiani del Gruppo, con il Messaggero, il Mattino e il Gazzettino di Venezia. Per di più ai ‘deportati’ non veniva più applicato il contratto dei poligrafici ma quello del commercio.
Da quel momento Carresi, sessantaquattro anni, natali a Reggio

Alvise Zanardi

Calabria ma romano dall’età di quattro mesi, ha ingaggiato una battaglia per difendere il suo posto a via del Tritone, dove lavora dal febbraio del 1987, ed è riuscito a inanellare una serie incredibile di vittorie contro il gigante Caltagirone. Con l’ultima decisione, ottenuta sempre con l’assistenza dell’avvocato Marco Petrocelli, ha conquistato un record: la quinta reintegra al giornale. E va ricordato che nella penultima sentenza il giudice Giovanna Palmieri, nel reintegrare Lorenzo Carresi, scrive esplicitamente di “licenziamento ritorsivo”.
Sulla cessione del ramo d’azienda ha scritto parole chiare il giudice Ermanno Cambria della seconda sezione lavoro del tribunale di Roma: l’iniziativa “non configura un trasferimento di ramo d’azienda ma fondamentalmente una cessione di personale appartenente a vari settori senza legami funzionali tra loro”; “di fatto l’operazione si è concretizzata in un mero ‘cambio di casacca’ in capo ai dipendenti ceduti che, dopo la cessione, hanno continuato a operare unicamente per il Messaggero, realizzando una semplice messa a disposizione di manodopera ‘di ritorno’ a favore di tale società”.
Sulla cessione del ramo d’azienda si pronuncerà, forse nel gennaio

Marco Petrocelli

2022, la Corte d’appello di Roma.
Intanto i vertici del Messaggero (presidente Francesco Gaetano Caltagirone, amministratore delegato Azzurra Caltagirone, direttore generale Alvise Zanardi) si sono resi conto di essere in un ‘cul-de-sac’ e stanno cercando una strada per uscirne. Ma Carresi va avanti e, dal momento che l’editore non paga le somme sancite da sentenze della magistratura, ha

fatto sequestrare i trentanove conti correnti che il Messaggero ha in diversi istituti di credito, tutti con zero euro. Insomma Caltagirone, uno degli imprenditori più liquidi d’Italia, sui conti non ha niente.