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Vaticanisti americani
demoliscono Battaglia
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NEL SITO WEB “The college of Cardinals report”, un dettagliato database curato dai vaticanisti americani Edward Pentin e Diane Montagna online da febbraio, c’è anche lui, il cardinale Domenico Battaglia arcivescovo di Napoli. E con un profilo non entusiasmante.
Una circostanza – secondo quanto ha appreso Iustitia – che ha infastidito molto “don Mimmo”, come lui ama farsi chiamare. Chiariamo: non che monsignor Battaglia pensi di essere papabile nell’ipotesi di un nuovo |
conclave, ma perché, come altri – nel momento di grande incertezza che sta vivendo la Chiesa cattolica in questa fase finale del |
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Daniel Barillà, Domenico Battaglia e Antonello Foderaro |
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pontificato di Jorge Mario Bergoglio - gli elementi contenuti nel database, consultato da cardinali e prelati di tutto il mondo oltre che dai vaticanisti, rendono certamente difficile un suo riposizionamento negli schieramenti che già vanno formandosi. |
La ‘ndrangheta |
“Da quando è stato nominato Arcivescovo di Napoli – si legge nella scheda – Battaglia si è fatto conoscere per le decise posizioni contro la criminalità organizzata, soprattutto la camorra eppure nell’estate 2024 il cardinale ha dovuto fare i conti con le accuse rivolte alla Facoltà teologica dell’Italia Meridionale (con sede a Capodimonte, ndr) della quale è il Gran Cancelliere, di infiltrazione da parte della ‘Ndrangheta”.
Come riportato da Iustitia il capo del personale della Facoltà teologica, Daniel Barillà, genero del presunto boss di Reggio Calabria Domenico Araniti, è stato arrestato nell’ambito dell'inchiesta nominata “Ducale” della Dda reggina con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Nella stessa inchiesta è indagato don Antonello Foderaro, anch’egli calabrese, nominato dallo stesso Battaglia decano della Facoltà.
“Il cardinale Battaglia ha riunito di urgenza i collaboratori della Curia – prosegue “The College of Cardinals Report”- ma è rimasto in silenzio su queste dettagliate accuse. Un silenzio pesante se si pensa alle sue dure critiche alla mafia e al suo rapporto stretto con l’attivista don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione antimafia “Libera”. |
La messa in latino |
Un’altra amarezza per l’arcivescovo di Napoli viene dalla ‘schedatura’ tra i nemici dei fedeli della Messa in latino. Una questione molto divisiva che vede anche prelati progressisti come il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, favorevoli alla celebrazione del rito antico.
“A maggio 2024 – scrivono i due vaticanisti americani - Battaglia ha provocato forti reazioni con un decreto che ha vietato tutte le messe celebrate con il rito antico, salvo quelle di un Istituto di religiosi
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Ivo Muser e Matteo Zuppi |
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francesi (Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, ndr). Ci sono state proteste e una petizione con la quale gli si è chiesto di revocare il divieto. I firmatari hanno sottolineato che il 'Traditionis |
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Custodes' (il Motu proprio di papa Francesco che ha introdotto restrizioni alle Messe in latino, ndr) ha limitato, ma non vietato le celebrazioni con il rito tridentino”.
Cade anche l’immagine di ‘prete di strada’, che ha accompagnato l’Arcivescovo al suo arrivo a Napoli. “Il Cardinale – scrive il sito web – viene anche criticato per la sua scarsa presenza in città e per le difficoltà che devono affrontare i fedeli che vorrebbero incontrarlo”.
I vaticanisti statunitensi ricordano inoltre che “papa Francesco ha elevato Battaglia a cardinale il 7 dicembre 2024. E la sua nomina è stata una sorpresa, poiché Battaglia non era stato precedentemente incluso nell’elenco originale dei nuovi cardinali annunciato in ottobre. Il suo nome è stato aggiunto dopo che il vescovo indonesiano Paskalis Bruno Syukur di Bogor ha rifiutato il cardinalato”. |
Il vescovo di Bolzano |
Come si vede un ritratto con molte ombre, senza contare che Montagna e Pentin non citano la questione dei preti pedofili campani che per Battaglia è un nervo scoperto, con silenzi imbarazzanti quasi fosse un tabù personale.
Di sicuro nessuno pretende da un ‘sacerdote’ calabrese iniziative oneste e coraggiose come quella adottata dal vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser che ha commissionato allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl di Monaco di Baviera una approfondita indagine sugli abusi sessuali commessi da preti della sua diocesi.
I risultati sono stati resi pubblici il 21 gennaio scorso con uno studio di 631 pagine che ha fatto emergere 67 casi di abusi, con 75 vittime, in prevalenza ragazze e bambine, e 29 sacerdoti accusati per fatti che vanno dal 1964 al 2023. E, intervistato dal Corriere della Sera, Muser ha fatto una radicale autocritica parlando delle sue responsabilità e delle reazioni delle persone violate: “Sugli abusi tutti tacevano. Per me è stato straziante sentire le vittime dire: non siamo mai stati creduti”. |
I preti pedofili |
Ma tornando a Battaglia è inaccettabile che il neo cardinale continui a fare lo struzzo sui casi dei preti pedofili della chiesa partenopea.
Di fronte alla vicenda di Silverio Mura, il sacerdote insegnante di religione nella scuola Borsi di Ponticelli, nell’area orientale di Napoli, che per quattro anni ha violentato un suo allievo, Arturo Borrelli. Nonostante le ripetute segnalazioni della vittima la curia partenopea, guidata dal maggio 2006 al dicembre 2020 da Crescenzio Sepe, si è |
sempre schierata a difesa di Mura. E quando una intera pagina del quotidiano la Repubblica ha riproposto all’attenzione nazionale la vicenda di |
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Luigi Ciotti, Luigi Ortaglio e Paskalis Bruno Syukur |
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Borrelli, Sepe è intervenuto a gamba tesa con un comunicato della curia firmato dal cancelliere arcivescovile Luigi Ortaglio, pubblicando per otto volte in trentadue righe il nome vero della vittima che per proteggere la moglie e i tre figli utilizzava il nome di copertura di Diego Esposito. I vertici della Chiesa partenopea hanno così commesso un grave reato perché le vittime di abusi sessuali sono protette da norme che ne tutelano la privacy.
Le rare volte che Battaglia ha risposto sull’argomento dei preti pedofili si è trincerato dietro un “aspettiamo le decisioni della magistratura”.
Ma questo parole sono inaccettabili da un uomo di chiesa perché, al di là dei risvolti penali e civili degli abusi dei sacerdoti su minorenni, ci sono gli aspetti umani ed etici che evidentemente vengono ignorati.
Vogliamo comunque informare il neo cardinale che sulle tante vicende che nella sua diocesi hanno visto protagonisti in negativo sacerdoti e monaci (la più recente è quella dei frati francescani di Afragola, anche con episodi di criminalità comune), i giudici hanno già pronunciato alcune sentenze e altre sono in dirittura d’arrivo. Per la pubblicazione ripetuta del nome di Arturo Borrelli il firmatario del comunicato Luigi Ortaglio è già stato condannato dal giudice del tribunale di Napoli Anna Laura Alfano in primo grado e in appello non è stato assolto ma prescritto. E Ortaglio si è ben guardato dal rinunciare alla prescrizione. |
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Anna Laura Alfano, Francesco Caia e Carlo Grezio |
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Nel giudizio civile per le violenze subìte, promosso da Borrelli difeso dall’avvocato Carlo Grezio, il 28 ottobre del 2021 il giudice Ulisse
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Forziati della decima sezione civile del tribunale di Napoli
ha condannato Silverio Mura e il ministero della Pubblica istruzione a risarcire la vittima con il pagamento di 320mila euro. La sentenza della Corte d’appello è attesa per il prossimo ottobre e subito dopo scatterà l’esecuzione del provvedimento.
Intanto nell’udienza del 4 aprile scorso il magistrato del tribunale civile di Napoli Angela Arena, che deve pronunciarsi sul risarcimento che Luigi Ortaglio, assistito dall’avvocato Francesco Caia, dovrà versare a Borrelli, ha stabilito che la causa può andare a sentenza e depositerà la sua decisione entro il 4 giugno. |
I media partenopei |
Dei silenzi imbarazzanti e dei misteriosi tabù di Battaglia i cittadini che seguono i media della Campania non sanno niente, o quasi.
I reggitori di taccuini o di microfoni che seguono il cardinale preferiscono riportarne con risalto appelli e prediche generici contro la camorra o in difesa dei disoccupati.
Inutile aspettarsi sprazzi di giornalismo dagli oltre quaranta cronisti della sede Rai di Fuorigrotta, diretti dall’evanescente potentino Oreste Lo Pomo. Basti ricordare il record irraggiungibile stabilito dalla redazione di via Marconi con l’allora arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe: dal maggio 2006 al giugno 2011 il tg della Campania ha dedicato a Sepe 1332 servizi, mentre il tg della Lombardia al numero uno della chiesa milanese 371 e il tg del Lazio 752 servizi al vescovo di Roma, papa Benedetto XVI.
Meno comprensibili, e comunque ingiustificabili, le omissioni del Mattino, dal maggio scorso guidato da Roberto Napoletano, della edizione regionale di Repubblica, diretta dal maggio 2015 da Ottavio Ragone, e del Corriere del Mezzogiorno, dal giugno 2015 affidato a Enzo d’Errico.
Nelle prossime settimane sarà interessante verificare se i |
tre quotidiani daranno spazio, e quanto, alla sentenza civile su Luigi Ortaglio. Per mesi i giornali hanno discusso della inopportunità |
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Enzo d’Errico, Roberto Napoletano e Ottavio Ragone |
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che la ministra del Turismo Daniela Garnero Santanchè rimanesse al suo posto perché coinvolta in varie vicende giudiziarie. Non si spiega allora il metro diverso adottato per l’alto prelato della curia partenopea già condannato in sede penale e alla vigilia di una sentenza civile.
Senza contare che, in totale dispregio di ogni valutazione umana e etica, quattro mesi dopo la condanna di Ortaglio a quaranta giorni di carcere con pena sospesa Crescenzio Sepe lo ha nominato ‘vicario giudiziale’, cioè di fatto presidente del Tribunale ecclesiastico interdiocesano partenopeo. E Battaglia lo ha confermato nell’incarico. Ma con quale credibilità può guidare il Tribunale diocesano un prelato condannato per un reato grave come la diffusione dei dati anagrafici di una persona oggetto per quattro anni delle violenze sessuali di un sacerdote? |
Aramis de Vannes |
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