Rai, soffietti e silenzi
certificati dai numeri

DOPO VARI TENTATIVI falliti, finalmente ce l'hanno fatta: i cronisti indignados della sede Rai di Napoli sono riusciti a produrre un documento che denunciasse in maniera chiara e puntuale la situazione di silenzi e soffietti che segna ormai da anni l’informazione del tg di Fuorigrotta. Ne è venuto fuori un dossier che denuncia nomi, cognomi e numero di passaggi in video degli amici degli amici e, su un altro versante, le notizie clamorose seminascoste o

completamente ignorate.
Il risultato è arrivato dopo vari step: prima tappa l’assemblea del 18 maggio con la lettura di un documento firmato da 27 redattori, ma giudicato talmente esplosivo da decidere di secretarlo, come il terzo segreto di Fatima; secondo


Silvio Luise e Massimo MIlone

passaggio l’assemblea del primo giugno con la presentazione di un documento talmente moscio che raccoglie il voto favorevole di tutti, persino del redattore capo Massimo Milone, con due astenuti e il voto contrario di Sandro Compagnone; terzo step il 7 luglio, con un’altra assemblea. Sono presenti ventuno redattori sui quarantuno in organico; introduce i lavori Silvio Luise, componente del cdr insieme a Ettore De Lorenzo e Rino Gevovese. Prendono quindi la parola, e per Milone sono parole durissime, precise, dirette, sono pietre, cinque tra i più indignados della redazione: Geo Nocchetti, Enzo Perone, Gianni Occhiello, Marialaura Massa e Sandro Compagnone. Nocchetti fa un bilancio a tinte scure dell’intera gestione dell’informazione, denuncia l’attenzione costante agli amici e parla dei rischi contabili derivanti dagli sprechi nell’utilizzo delle risorse aziendali; “caro Massimo, con i tuoi comportamenti – gli dice la Massa – dimostri di non avere fiducia nei tuoi redattori, e a questo punto ti dico che sono io a non avere fiducia in te”; Perone denuncia lo scarso peso di Napoli nel quadro delle realtà nazionali Rai e l’invasione della Campania da parte degli inviati; Compagnone tira fuori una raffica di dati sui passaggi televisivi dei beniamini del tg campano. E sono numeri che colpiscono nel segno; un esempio per tutti: negli ultimi cinque anni il tg Lazio ha dedicato 732 servizi al vescovo di Roma,


Ettore De Lorenzo e Enzo Perone

Benedetto XVI; Milone ha riservato a Crescenzio Sepe 1332 servizi, quindi 580 servizi e l’ottanta per cento in più dell’attenzione riservata dal tg Lazio al papa. Milone sbianca e cerca una timida replica sui numeri, poi con una voce incerta tenta di articolare una risposta.

Il centro della sua difesa è: “non consento a nessuno di mettere in dubbio la mia buona fede, la mia correttezza e la mia specchiata carriera ultratrentennale”. A questo proposito non è inutile ricordare la battuta che nel giugno di venti anni fa, nel corso di un convegno della corrente gavianea all’Istituto di studi filosofici, fece il moderatore del dibattito, il vecchio lupo dei mari scudocrociati Marco Conti, direttore del Gr2. Nel dare la parola a Massimo Milone (che girerà alla platea riflessioni su “come è facile fare la nera o fare Samarcanda”) Conti commentò con ironia: “così giovane e già vice redattore capo”. 
Per cercare di arginare la protesta, dopo l’assemblea il redattore capo ha convocato nella sua stanza i cdr De Lorenzo e Luise, ma non pare che la catechizzazione abbia prodotto grandi effetti, almeno a giudicare dalla nota diffusa dal cdr e dal dossier degli indignados, che è una sorta di verbale dell’assemblea messo in bella copia.
Restano ora due domande, che in fondo è una soltanto: perché, dopo avere spadroneggiato per anni, Milone appare incerto e solo? Perché un gruppetto di redattori trova finalmente l’energia per denunciare con una voce un po’ più

alta le scalette inaccettabili dei tg decise dai vertici di via Marconi?
Forse è unica anche la risposta: sullo sfondo c’è il quadro nazionale che per la prima volta segnala crepe profonde nel blocco cementato intorno a Berlusconi, ma in primo piano c’è Napoli con la


Sandro Compagnone e Marialaura Massa

sorpresa De Magistris che ha cambiato in maniera radicale la scena della città. Milone ha subito cercato di stabilire un rapporto, ma forse, con un sindaco bene informato sugli orientamenti politici e culturali dei vertici Rai di Napoli, l’invio di un fascio di rose rosse è stato addirittura un autogol. Sul fronte dei redattori invece la novità “abbiamo scassato” di De Magistris ha dato la spinta per provare a fare qualcosa anche a Fuorigrotta.