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Milone, a De Magistris
un fascio di rose rosse |
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“PREPARATEMI SUBITO UN pass per il quartier generale di De Magistris”: l'urlo di Massimo Milone lacera il silenzio al terzo piano di via Marconi. Sono le 15,10 del 30 maggio e i primissimi numeri forniti da tutti i tg indicano con chiarezza che Luigi De Magistris è in testa e si avvia a stracciare Gianni Lettieri.
Passa qualche minuto e a Fuorigrotta prevale il buon senso: Milone, dal luglio 2003 capo dei servizi giornalisti della Rai grazie alla |
benedizione di Maurizio Gasparri (allora Alleanza nazionale) e Antonio Martusciello (Forza Italia), decide di rinviare l’incontro forse perché si rende |
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30 maggio. Napoli, auditorium dell'hotel Continental |
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conto che presentarsi all’hotel Continental dove il popolo del nuovo sindaco sta festeggiando con saltelli e ritornelli come “D’Alessio non canta più, D’Alessio non canta più”(il big schierato da Lettieri a piazza del Plebiscito nella serata conclusiva della campagna elettorale), lo espone al rischio di ‘cuppetielli’ persino da parte dei suoi redattori, come Gianni Occhiello e Marialaura Massa, presenti a titolo personale all’albergo del lungomare.
Milone però non demorde e rilancia in due mosse l’operazione aggancio.
La prima è più scontata: va a trovarlo a palazzo San Giacomo e al tg delle 14 del 10 giugno manda in onda una maxi intervista di 2 minuti e 55 secondi, una durata inferiore soltanto alle pastorali del cardinale Crescenzio Sepe.
La seconda mossa è più innovativa: sceglie la linea Massimo Ranieri e invia al sindaco un mazzo di rose rosse. Ma l’offensiva miloniana non produce grandi risultati, almeno a giudicare dalle imprecazioni contro il sindaco che si sono sentite in questi giorni nei corridoi della Rai.
Se per Milone va male sul fronte palazzo San Giacomo, va bene invece sul fronte interno perché le fiammate di qualche settimana fa sembrano essersi
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13 maggio. Il concerto di Gigi D'Alessio
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esaurite.
Nel 1647 la rivolta di Masaniello durò dieci giorni e terminò con l’uccisione del capopopolo nella chiesa di piazza del Carmine; alla redazione di via Marconi le proteste, anche le più dure, si esauriscono in cinque giorni e finiscono sempre a tarallucci e vino. L’ultima rivolta, e Iustitia l’ha già raccontata, si scatena quando Milone, insieme al vicario Procolo Mirabella, sistema e mette in onda nel tg serale del 12 maggio, a tre giorni dal voto che decide il nuovo sindaco di Napoli, il comizio di Silvio Berlusconi, che ha alle spalle il simbolo del Popolo della libertà. Accende la miccia Ettore De Lorenzo che il 14 maggio si dimette dal comitato di redazione scrivendo parole di fuoco (“la |
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messa in onda di uno spot elettorale del presidente del consiglio Berlusconi ha mortificato la dignità della redazione e del lavoro giornalistico”); lo segue a ruota Gilly Castellano da mesi tentato dalle dimissioni; di malavoglia prende atto che il cdr è morto il terzo componente, Rino Genovese, che però coglie l’occasione per dirsi comunque convinto della obiettività e della completezza dell’informazione di Rai Campania.
In parallelo alle dimissioni del cdr viene stilato un documento al quale lavorano inizialmente Anna Teresa Damiano e Marialaura Massa, poi arricchito da contributi e aggiustamenti vari (ci mette le mani anche il segretario nazionale dell’Usigrai Carlo Verna). All’assemblea del 18 maggio il documento arriva con 27 firme. “È troppo duro”, dice qualcuno e, anche se è sottoscritto da oltre la metà dei redattori in organico, va secretato (con sprezzo del ridicolo, viene avanzata persino la proposta di distruggerlo). Al redattore capo Silvio Luise, ormai da un anno disoccupato di fatto dopo la chiusura di Neapolis, è affidato l’incarico di scriverne uno più equilibrato. E Luise, nell’assemblea del primo giugno, tira fuori un documento che vola alto (vengono riportati anche passi della Carta dei doveri del giornalista sottoscritta dall’Ordine nazionale e dalla Fnsi nel 1993) ed è davvero equilibrato se viene approvato anche dal
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capo dei servizi giornalistici Massimo Milone, responsabile della “messa in onda di uno spot elettorale del presidente del consiglio Berlusconi" che, per citare De Lorenzo, "ha mortificato la dignità della redazione e del |

Gilly Castellano, Sandro Compagnone e Nando Spasiano |
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lavoro giornalistico”. Se Milone ha votato a favore, penserete voi, hanno certamente votato contro i ventisette incendiari sottoscrittori del primo documento (oggi conservato a Fatima). Errore. Il testo redatto da Luise viene approvato da tutta l’assemblea con tre eccezioni, due astenuti (Gilly Castellano e Nando Spasiano) e un voto contrario (Sandro Compagnone). “Sono contrario al documento – spiega Compagnone prima del voto – perché se ci mobilitiamo in difesa della nostra libertà di fare informazione, dobbiamo anche dire chi in questa redazione mette a rischio la nostra libertà”. Poi silenzio, imbarazzo, gelo rotto da De Lorenzo che si dichiara molto colpito dall’intervento e poi, come gli altri, vota a favore del documento. Dopo l’approvazione i promotori, forse consapevoli dei rischi che si correvano a diffonderlo all’esterno, non hanno neanche inviato il documento alle agenzie, che sta ingiallendo appeso alla bacheca della redazione.
Intanto l’otto, il nove e il dieci giugno i redattori hanno votato per il rinnovo del cdr: due conferme (De Lorenzo, che ha ottenuto 18 preferenze, e Genovese, che con 16 voti è stato l’ultimo eletto) e una new entry, Silvio Luise (con 27 voti primo classificato con distacco). E sulla carta il centro sinistra, dopo le vittorie di Milano e Napoli e prima dei referendum, con De Lorenzo e Luise |
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Francesca e Massimo Ravel
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ha vinto anche a via Marconi. Quanto a Luise è una novità relativa: napoletano, cinquantasette anni, da trentadue professionista e da oltre trenta in Rai, già nella prima metà degli anni Ottanta era nel comitato di redazione
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napoletano e nell’esecutivo dell’Usigrai (nel 1987, secondo mandato di Luise, c'era anche un altro campano: Michele Santoro).
Intanto l’otto giugno ha compiuto sessantacinque anni ed è andato in pensione Massimo Ravel, entrato a via Marconi il 27 gennaio 1988. In Rai aveva raccolto il testimone dal padre Antonio, che dopo venticinque anni di carta stampata (Il Giornale, l'edizione napoletana del Tempo, Il Mattino) era approdato a metà degli anni settanta alla redazione di Fuorigrotta che lasciò il 14 gennaio del 1988. Della famiglia Ravel resta in pista Francesca, figlia di Massimo, trentuno anni da compiere ad agosto, da gennaio professionista, attualmente occupata all’agenzia Videocomunicazioni. |
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