Velardi fa il sindaco e
Barbano da un anno tace

UN ANNO FA Antonello Velardi, redattore capo centrale del Mattino, ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Marcianise, competizione che ha poi vinto, e a giugno si è insediato sulla poltrona di primo cittadino di un comune di quarantamila abitanti.
Sembrava scontato che si mettesse in aspettativa come con correttezza ha fatto il capo servizio del Mattino Rosaria Capacchione quando nel febbraio del 2013 è stata eletta al senato della Repubblica. Velardi ha invece scelto di

rimanere in servizio a via Chiatamone ed è regolarmente inserito nel foglio presenze del giornale di proprietà di Francesco Gaetano Caltagirone.
E questa è la prima anomalia per un editore che da sedici mesi al Mattino spa sta drasticamente tagliando i poligrafici (ricordiamo che i licenziamenti sono partiti il primo gennaio 2016) e, dopo due anni di 'solidarietà', dal primo aprile ha collocato in cassa integrazione a rotazione tutti i

Alessandro Barbano

redattori, con l’eccezione di due ‘privilegiati’: il direttore Alessandro Barbano e il vice Federico Monga. Su Velardi non si pronuncia l’editore e non si hanno notizie di interventi neanche di Massimo Garzilli, eterno direttore amministrativo, arrivato al Mattino nel 1982 e ufficialmente in pensione dal gennaio 2008. Ma Caltagirone è libero di regalare i suoi soldi a chi vuole, anche se poi non dovrebbe chiedere sacrifici a tutti gli altri dipendenti. Veniamo ora al secondo punto dolente: il direttore. Sembra che in questa vicenda Barbano non sappia che pesci pigliare e avrebbe voluto che qualcuno sollevasse il problema per poi, forse, intervenire, ma l’azienda si è defilata e non tocca ai giornalisti o al comitato di redazione evidenziare la clamorosa incompatibilità. Non sono mancati mugugni nei corridoi, ma raramente qualcuno ha protestato apertamente. È capitato in alcune occasioni al vice direttore Monga di sbottare, e gliene va dato atto, alla riunione di redazione delle 15,30 quando, in assenza del direttore, Velardi si è presentato in largo ritardo.
Il doppio incarico, come è evidente, non è un problema di leggi violate ma di deontologia e di opportunità. È immaginabile il numero tre del Corriere della sera sindaco di Monza o il redattore capo centrale della Nazione di Firenze primo cittadino di Prato? A Napoli non solo è immaginabile, ma è.
Eppure il leccese Barbano, cinquantasei anni da compiere a luglio, non perde occasione per distribuire bacchettate a destra e a manca e per chiedere a tutti

Rosaria Capacchione

correttezza e rigore. Da un paio di settimane è impegnato in prima persona e attraverso collaboratori di fiducia in un attacco frontale nei confronti della procura e dei giudici che assecondano i pm. E nell’editoriale pubblicato il 2 aprile non ha esitato a fare il nome del gip, Federica Colucci, che ha quasi integralmente approvato i sessantasei arresti richiesti dalla procura. Ma l’impavido direttore quando deve affrontare i nodi del suo

giornale mostra un altro carattere, diventa timido, ritroso. Nello scorso luglio dalla sua pagina Facebook Velardi, sindaco e redattore capo centrale, ha sferrato un attacco che coinvolgeva anche Rosaria Capacchione, come già detto capo servizio del Mattino in aspettativa e senatrice, ma dalla cabina di comando di via Chiatamone non sono arrivati interventi o commenti.
Mentre Barbano tace, Velardi è sempre più attivo e, avendo del tempo libero, il 20 marzo è diventato presidente del nuovo Ambito territoriale ottimale (Ato) per i rifiuti della provincia di Caserta, dovrà cioè occuparsi dei rifiuti della Terra dei fuochi e dell’intero Casertano.