I silenzi imbarazzanti
di Domenico Battaglia

MA A CHE serve un ufficio stampa? Da prassi giornalistica, per fornire informazioni su imprese e singole persone di rilievo pubblico e per gestire richieste di interviste e di approfondimenti di notizie da parte dei giornalisti. Non è così per l’ufficio stampa della curia arcivescovile di Napoli, non più retta da un cardinale - come  da tradizione plurisecolare - dalla fine del 2020, quando è andato in pensione monsignor Crescenzio

Sepe, ma dall’arcivescovo Domenico Battaglia.
A qualunque richiesta dei cronisti - che non siano i fedelissimi del settimanale della curia Nuova Stagione, come Elena Scarici, che poi si occupa della Chiesa di Napoli sul Corriere del Mezzogiorno -  dalla segreteria di monsignor Battaglia si risponde “chiamate

Papa Francesco

Enzo Piscopo. Ma a non rispondere, al telefono, è proprio lui, Crescenzo Piscopo, ex responsabile dell’ufficio stampa della giunta regionale della Campania, direttore di Nuova Stagione, passato attraverso gli ultimi tre arcivescovi di Napoli, da Michele Giordano a Crescenzio Sepe, all’attuale. “Il suo telefono squilla sempre a vuoto - dice una cronista - da quando avevo chiesto di intervistare monsignor Battaglia sull’inchiesta alla Facoltà teologica di Capodimonte”, dove ci sono stati arresti e indagati per voto di scambio politico-mafioso nell’ambito di una indagine della Dda di Reggio Calabria.
Di interviste, monsignor Battaglia ne fa con il contagocce e sempre alle stesse testate. In incontri pubblici per i giornalisti è inutile avvicinarlo. Di conferenze stampa poi, dopo quella per il suo insediamento a Napoli il 2 febbraio del 2021, ancora con le mascherine anti-Covid sul volto, non se ne ricordano altre.
Diciamo che in materia di comunicazione, di Don Mimmo, come ama farsi chiamare, si ricordano i silenzi. L’inchiesta sulla Facoltà teologica? “Nessun commento, parlerà a suo tempo.
La criticata gestione del patrimonio edilizio della curia? Silenzio, anche dopo le inchieste della trasmissione Report di Sigfrido Ranucci, e delega a rispondere al vescovo ausiliare Michele Autuoro.
Il silenzio assoluto sui preti pedofili napoletani anche dopo le sentenze che hanno evidenziato le responsabilità della curia partenopea. Un silenzio che suona gravissimo soprattutto per le denunce costanti e durissime di papa Francesco sul comportamento disumano e violento di

Sigfrido Ranucci

uomini di chiesa in tutto il mondo contro minori indifesi.
La contestazione dei fedeli della messa in latino, che il 23 settembre si sono presentati a largo Donnaregina per consegnargli 250 firme di protesta contro il divieto di celebrare la messa con il rito antico (che era stato da lui stesso autorizzato) e il

monopolio, per molti incomprensibile e ingiustificabile, di questa celebrazione concesso all'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, che è un potente istituto religioso francese? “Chiamate il dottor Piscopo”. E il serpente si morde la coda.
Interrogate il silenzio, non vi risponderà nulla”, diceva Louis Veuillot, direttore del cattolico L’ Univers. Monsignor Battaglia ama farsi definire “prete di strada”. Forse, l’ultima speranza per i cronisti in cerca di una sua battuta su quello che accade nella Chiesa di Napoli è quella di inseguirlo. Ma quando uscirà dal palazzo di largo Donnaregina?

Jean de Joinville