Foto Siani, polizia
e Garante in campo

L’ISTRUTTORIA è in dirittura d’arrivo - fanno sapere da piazza di Monte Citorio, sede del Garante per la protezione dei dati personali – e nei prossimi giorni verrà resa nota la decisione”. Gli uffici del Garante, organismo presieduto dall’ex deputato Antonello Soro, devono pronunciarsi sull’esposto presentato il 20 luglio da Pierluigi Roesler Franz, consigliere dell’Ordine nazionale ed ex presidente di Stampa Romana. Il giornalista

chiede al Garante, e al dirigente della polizia postale, di oscurare “nel sito Dagospia le foto raccapriccianti del cadavere di Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra a Napoli nel 1985, tenendo anche conto che il 23 settembre prossimo ricorrerà il 30esimo anniversario della sua tragica morte, e l'eliminazione delle

Giancarlo Siani

pagine del libro di Bruno De Stefano "Passione e morte di un giornalista scomodo", contenenti anch'esse le foto raccapriccianti del cadavere di Giancarlo Siani”.
La questione delle ‘foto raccapriccianti’ è venuta alla ribalta dopo il 24 settembre del 2012 quando nella sede del Mattino c’è stata la consegna del premio Siani al libro di Bruno De Stefano, pubblicato dall'editore Giulio Perrone. Su questa vicenda la giuria del premio, nel 2012 presieduta dal procuratore di Campobasso Armando D’Alterio e formata dal fratello di Giancarlo, Paolo Siani, e da Enzo Calise, Enzo Colimoro, Gianfranco Coppola, Virman Cusenza, Lucio D’Alessandro, Geppino Fiorenza, Daniela Limoncelli, Ottavio Lucarelli, Adriana Maestro, Guido Pocobelli Ragosta, Cristiano Tarsia, ha infilato una serie di autogol incrinando seriamente la credibilità del premio.
Vediamo velocemente gli autogol. Il libro di De Stefano era ‘impremiabile’ perché secondo il bando doveva essere nelle librerie entro il 20 giugno, mentre viene distribuito soltanto a fine settembre. A giugno alla commissione

Pierluigi Roesler Franz

sono arrivate delle copie pilota, largamente incomplete, e così c’è stato il paradosso di giurati, forse determinati a scegliere comunque De Stefano, che premiano un libro senza neanche conoscerne la versione definitiva.
Qui scatta il secondo autogol, se possibile ancora più grave. La versione definitiva del libro si chiude con otto pagine di foto del

corpo senza vita di Giancarlo Siani nella sua Mehari scattate la sera dell’omicidio dalla polizia scientifica della questura di Napoli. E sono foto davvero “raccapriccianti”, la cui pubblicazione è un reato perseguibile d’ufficio che prevede la reclusione da tre mesi a tre anni.
Roesler Franz ricorda che “sul punto la giurisprudenza é univoca, in quanto "il divieto di pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante è diretto a tutelare la dignità umana". I giudici hanno infatti ritenuto che fossero raccapriccianti e impressionanti le foto del cadavere di Aldo Moro, quelle del corpo in decomposizione di Alfredino Rampi (il piccolo finito nel pozzo di Vermicino), le immagini della contessa Alberica Filo della Torre (delitto dell'Olgiata a Roma), nonché le foto delle piccole vittime della pedofilia”. Sentenze che hanno poi avuto l’autorevole sigillo della Cassazione e della Corte costituzionale.
Ora torniamo al Garante per la protezione dei dati personali. L’esposto sulle

‘foto raccapriccianti’ è stato affidato al responsabile del dipartimento Comunicazioni e reti telematiche Luigi Montuori che il 29 luglio ha indirizzato a Roberto D’Agostino, direttore di Dagospia, e per conoscenza a Roesler Franz, una mail per chiedere osservazioni sulla questione da “far pervenire entro il 10 settembre”.  E, rispettando il

Giuseppe Pignatone
termine indicato, è arrivata la memoria di Dagospia. Tra poco, come detto, conosceremo il provvedimento del Garante che farà chiarezza anche sulla richiesta di eliminare le foto sia dalle copie del volume di De Stefano in vendita nelle librerie che da quelle presenti in dieci biblioteche pubbliche.
E che fa la polizia guidata da Alessandro Pansa? Alla domanda di Iustitia dal Viminale, con grande tempestività, rispondono che “pochissimi giorni dopo l’arrivo dell’esposto, la polizia postale (il dirigente è Roberto Di Legami, ndr) ha compiuto un’attenta valutazione dei fatti segnalati e ha presentato alla procura di Roma (il capo è Giuseppe Pignatone, ndr) una comunicazione di ‘notizia di reato’, facendo richiesta di rimozione immediata delle immagini dalla rete e di intervento rapido anche sulla questione delle foto contenute nel libro”.