Uffici stampa: questura
flop, bene i carabinieri

I CRONISTI DI nera napoletani erano convinti che dopo la partenza del questore Alessandro Giuliano, che per quattro anni ha diretto gli uffici di via Medina, la comunicazione della polizia non poteva che migliorare. La frase ricorrente degli allora addetti all’ufficio stampa era “ci sono indagini in corso”, e notizie gravi non venivano date, come l’omicidio del diciottenne di Pianura Francesco Pio Maimone nel marzo 2023, o fornite con grande ritardo e prive di dati essenziali. Senza contare che era sconosciuto l’uso dei social per comunicate tempestivamente ai cronisti

notizie o informazioni di servizio.
Con l’arrivo nel luglio 2023 di Maurizio Agricola al vertice della questura partenopea c’era da aspettarsi un cambio di passo. Non è stato così

Alessandro Giuliano e Brunella Marziani

perché il questore e i suoi collaboratori (capo ufficio stampa è Brunella Marziani) continuano a produrre comunicati privi di notizie. Una scelta che dimostra un disinteresse profondo verso l’opinione pubblica senza contare l’attenzione vicina allo zero per il lavoro dei cronisti.
A poche centinaia di metri dalla questura, a via Morgantini, sede della caserma Pastrengo che ospita il comando provinciale dei carabinieri affidato al generale Enrico Scandone, per fortuna si respira un’aria diversa. Dal gennaio del 2020 c’è un tandem di marescialli, Vittorio D’Errico e Antonio Siano, che lavora sulle linee tracciate dall’allora comandante provinciale, il generale Canio Giuseppe La Gala, di recente promosso comandante dell’Arma per la Campania.
Due i binari indicati dal comando: trasparenza e tempestività con un’attenzione nuova alla scrittura, mettendo da parte il burocratese istituzionale per migliorare la leggibilità dei testi. L’ufficio fa capo al comandante del reparto operativo, il colonnello Andrea Leo, che negli anni scorsi era stato preceduto nell’incarico dai colonnelli Alfonso Pannone e Christian Angelillo.
Le 13 sono passate da circa 40 minuti e a Meta di Sorrento fa davvero caldo. Le strade sono affollate di turisti, le spiagge gremite, i ristoranti in fermento per il pranzo. Molti cittadini della penisola, specie quelli più avanti con l’età, affrontano la calura restando a casa. L’afa è una minaccia concreta e, salvo rari casi, i consigli di tv e buonsenso scoraggiano passeggiate temerarie. A minacciare gli anziani anche l’amo dei truffatori”. Questo l’incipit ‘letterario’ della nota del 14 luglio redatta dal tandem ‘Fruttero e Lucentini’ su un truffatore che si era fatto consegnare oltre mille euro da una 91enne e che è stato bloccato da due carabinieri fuori servizio. Del modo nuovo e accattivante di presentare le notizie di nera si è, giustamente, occupato il Corriere del Mezzogiorno, guidato da Enzo d’Errico, con un lungo servizio di Gennaro Scala.

Vittorio D’Errico e Antonio Siano

Tra l’altro, la narrazione più curata ha anche il vantaggio, per l’Arma, di mettere in risalto il lavoro quotidiano di tutti i carabinieri.
Tutto bene allora? Non ancora perché alle direttrici della

trasparenza e della tempestività ne va subito aggiunta una terza: la completezza dell’informazione. Va infatti curata la parte che riguarda i nomi degli arrestati e dei fermati. Non si capisce, ad esempio, perché se vengono portati in carcere due fratelli agli arresti domiciliari che, in violazione delle disposizioni dei magistrati e con una documentazione falsa, si sono recati in un ristorante di Licola per festeggiare la prima comunione dei figli, non se ne forniscano nomi e cognomi.