È ARRIVATA FINALMENTE una risposta, sia pure indiretta, alla linea sull’informazione in materia di giudiziaria e nera imposta ormai da anni a Napoli dal procuratore della Repubblica Giovanni Melillo. E la risposta è arrivata da una tribuna autorevole: la procura generale della Cassazione guidata da Giovanni Salvi, che il 21 dicembre ha diffuso una nota inviata a tutte le procure, di cui si è occupata con un servizio ampio Antonella Mascali del Fatto Quotidiano.
Veniamo alla situazione napoletana. Contro “la reticenza delle veline, l’omissione di nomi, luoghi di nascita, informazioni sui precedenti penali e altri dati di grande rilievo per chi fa cronaca” c’è soltanto la denuncia costante e dettagliata, anche dalle pagine del Mattino, di un gruppo di

forze dell’ordine: il questore Alessandro Giuliano e i comandanti provinciali di carabinieri (Enrico Scandone) e Guardia di finanza (Daniele Failla). L’unica novità introdotta da qualche mese dal questore di Napoli e dai due generali di brigata è far precedere i comunicati dalla frase “per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli”, interpretabile in due modi: è un ossequio al procuratore o è una presa di distanza per dire ai cronisti “se nelle nostre veline le notizie non ci sono non dovete protestare con noi ma con Melillo”.
Passiamo al procuratore generale della Cassazione. “Informare l’opinione pubblica - scrive Salvi – non è manifestazione della libertà di espressione del magistrato, ma un preciso dovere d’ufficio, come più volte affermato dalle fonti europee”. È necessaria, continua il procuratore generale, una informazione “tempestiva, completa e tale da fornire all’opinione pubblica in maniera aperta e trasparente tutto ciò che è proporzionato alla rilevanza della notizia”.