Macry passa al Mattino,
Polito scrive sul Cormezz

DOPO OLTRE VENTI anni il matrimonio si è rotto e come succede spesso in questi casi c’è già in piedi un’altra storia. Paolo Macry, politologo ed editorialista del Corriere del Mezzogiorno sin dal secondo numero del giornale nel giugno del 1997, ha deciso di lasciare il direttore Enzo D’Errico e la redazione di vico San Nicola alla Dogana per trasferirsi al Mattino.
La motivazione ufficiale è che gli manca la visibilità nazionale che aveva durante la direzione di Marco Demarco perché ogni tanto piazzava una

riflessione sulle pagine del Corriere della Sera. Ha perciò annunciato che avrebbe preso un semestre sabbatico per chiudere un libro e decidere sul futuro. Quando D’Errico ha provato a convincerlo a rimanere assicurando che si sarebbe impegnato per fargli pubblicare editoriali sul Corrierone ha capito che i giochi erano fatti e Macry si apprestava a sbarcare sulle colonne del giornale di via Chiatamone. L’accordo con il direttore del Mattino

Biagio De Giovanni

Barbano sarebbe stato suggellato durante una cena tenuta a metà dicembre a casa di Macry e della moglie, la giornalista Raffaella Leveque, a cui hanno preso parte esponenti dell’industria e dell’intellighenzia napoletane. Perché il cambio di testata? Se diamo per buona la spiegazione ufficiale è sicuramente vero che il Mattino garantisce un po' di visibilità nazionale che il Corriere del Mezzogiorno non ha perché il quotidiano di via Chiatamone è presente in molte delle rassegne stampa romane. C’è però chi avanza altre ipotesi. Si parla di una fase di scarso feeling con D’Errico con il quale pure in passato ha avuto momenti di grande intesa e familiarità e su questo raffreddamento la corte serrata di Barbano, forse grazie anche alla mediazione di Biagio De Giovanni, alla fine ha prevalso. Altra voce spiega il cambio con un compenso più sostanzioso. E c’è persino chi cita ‘ambizioni’ familiari: i coniugi Macry aspirano a essere uno dei salotti dove si ragiona sul futuro della città e si contribuisce a orientare le scelte politiche; in questo caso la rete di rapporti che passa per Barbano e per il Mattino ha decisamente un peso maggiore. Abbiamo girato le ‘spiegazioni’ sul cambio di testata a Macry, settantuno anni, fino allo scorso gennaio ordinario di Storia contemporanea alla Federico II, natali abruzzesi (Sulmona), ma radici toscane con la madre e calabresi con il padre (originario di Polistena in Aspromonte), è cugino di primo grado dell’imprenditore sudamericano Franco Macrì (nato a Roma, con ascendenti di San Giorgio Morgeto e di Polistena emigrato a Buenos Aires nel 1947 ), padre di Mauricio, nel dicembre del 2015 eletto presidente dell’Argentina.

Raffaella Leveque

Veniamo alle risposte. “Quasi ventuno anni di collaborazione rappresentano un periodo troppo lungo e anche molto pesante perché in pochissimi casi ho saltato l’appuntamento domenicale con i lettori del Corriere del Mezzogiorno. Alla stanchezza fisiologica di una 'rubrica' martellante si è aggiunto il recinto del giornale che mi ‘costringeva’ a scrivere tremila battute soltanto su Napoli e, qualche volta, sul

Mezzogiorno. In fondo dal 1997 ci siamo misurati unicamente con tre protagonisti: Antonio Bassolino (quando ancora riuscivamo a fare opinione), Rosa Russo Iervolino e Luigi De Magistris. Il Mattino può invece ospitare riflessioni che non si fermano a Capodichino”.
Sulla scelta hanno pesato il feeling calante con D’Errico o la questione dei compensi?  “Ho avuto un rapporto molto intenso con Marco Demarco. Il sabato mattina discutevamo a lungo degli scenari politici e degli argomenti da affrontare. Ma ho un ottimo rapporto anche con Enzo D’Errico che ho conosciuto prima di Demarco e con il quale avevamo in comune amici speciali come Giuseppe D’Avanzo. I soldi non sono mai stati un problema, né con il Corriere durante le direzioni di Ferruccio de Bortoli e di Paolo Mieli, né a Napoli con l’Editoriale del Vesuvio e poi con l’Editoriale del Mezzogiorno”.
Chiudiamo con la ‘mediazione’ di De Giovanni e la voglia di incidere sulla politica con un salotto ‘pensante’. “Sono molto amico di Gino De Giovanni che sta dando un contributo importante alla linea del Mattino. Ci confrontiamo spesso e abbiamo anche parlato della mia idea di lasciare il Corriere del Mezzogiorno ma non credo che abbia inciso sulla scelta

che ho fatto. Quanto a Barbano posso dire che ho con lui delle affinità: mi piace il taglio che ha impresso al giornale e sono d’accordo su molte delle sue battaglie come la linea fortemente garantista, le critiche alla più recente legificazione in materia penale, le osservazioni sulla gestione discutibile del ministero della Giustizia da parte del responsabile Andrea Orlando. Per quanto riguarda ‘salotti’ e ‘salottini’ lei

Mauricio Macrì

pensa davvero che abbiano una reale capacità di incidere? Non contano molto a Milano, ancora meno a Roma e contano praticamente zero a Napoli la cui società civile ha limiti strutturali storici insuperabili”. Torniamo ora a vico San Nicola alla Dogana. D’Errico ha subito riempito il vuoto del fondo della domenica firmato da Macri affidando la tribuna ad Antonio Polito che ha guidato il Cormezz dal febbraio 2014 al giugno 2015 quando ha lasciato la poltrona di direttore a D’Errico per trasferirsi a Roma con l’incarico di vice direttore del Corriere della sera e la delega di fatto a seguire la politica nazionale.
Sul fronte delle redazioni il 4 dicembre D’Errico ha ufficializzato il piano di riorganizzazione delle edizioni di Napoli e di Bari. Nella sostanza viene confermato quanto anticipato da Iustitia un mese fa con alcuni aggiustamenti. Il principale riguarda la fattura dell’edizione on line della Sicilia che il direttore contava di trasferire dalla Campania alla Puglia, ma ha dovuto lasciare a Napoli perché Bari è alle prese con un complicato piano di smaltimento ferie. Vediamo ora le novità che riguardano uffici e promozioni. Il vertice del giornale è composto dal redattore capo centrale Paolo Grassi, che ha la

Andrea Orlando

supervisione dell’edizione pugliese (guidata dal redattore capo Angelo Rossano), dal vice redattore capo Vincenzo Esposito (entrambi presenti in gerenza), da Monica Scozzafava, e da Roberto Russo, neo vice redattore capo. Gli altri promossi sono Angelo Agrippa che diventa capo servizio e Simona Brandolini che conquista la qualifica di inviato.
La compilazione degli speciali della Campania è affidata a Gabriele Bojano,

quelli della Puglia ad Antonio Attino. Luca Marconi, in un primo tempo destinato al giornale on line, segue la cronaca, con particolare attenzione alla scuola e all’università, e collabora al web "secondo le esigenze di servizio".
Il coordinatore del web di Napoli è Felice Naddeo che gestisce anche il collegamento con Milano dell’intero web del Corriere del Mezzogiorno.