C’è spesso chi “lo telefona” (è successo a Riccardo Bigon, con testo di Fabio Mandarini sul Mattino del 12 gennaio), chi dedica il gol “ha chi ha creduto in me”
(capitò a Giampaolo Pazzini che si confidava al Corriere dello Sport), che amareggiato per la sconfitta degli azzurri a Cagliari, con tiro di Lavezzi parato da Marchetti al 90' (Francesco Modugno su Il Napoli E-Polis) sbotta: “Nessuno più peggio del Napoli in tutta Europa”, e chi “chiama al comandante di Barano” per informarsi sugli abbattimenti (Gaetano Ferrandino per il Cormezz. L’avrà chiamato sul cellulare?).
Ci sono esempi prestigiosi (Umberto Gambino del Tg2 che resoconta le indagini per l’omicidio a Roma di Simonetta Cesaroni e rivela che l’allarme fu dato “dalla moglie di Pietro Vanacore, Giuseppa De Luca, che entrò con un mazzo di chiavi di riserva nell’appartamento e scoprì il cadavere senza vita di Simonetta”. Ci sono quei mattacchioni del Tg1 che intervistano una cronista nel mirino dei camorristi casalesi e affettuosamente la chiamano Rosaria Capocchione.
E ci sono i classici, gli evergreen, le perle senza tempo. Come al mattino.it, dove per un omicidio si rispolvera il sempre attuale concetto secondo il quale un essere umano è un proiettile, e infatti “Orrore a Boscoreale, sparato al petto e decapitato”. Ma questo dell’individuo equiparato ai proiettili, forse in omaggio alla Donna cannone di Francesco De Gregori, è un concetto che fa proseliti in tutte le redazioni. Gli estimatori più convinti stanno al Roma: il 12 gennaio, stesso giorno del “lo telefona” del Mattino, i curatori della prima pagina riferiscono che “È morto il rapinatore 17enne sparato da un poliziotto”.
Siamo vinti dalla commozione e dalla nostalgia. Ma dove sono finiti i correttori di bozze, quelle leggendarie figure presenti nelle aziende editoriali di qualche secolo fa? Scomparsi, sacrificati sull’altare della correzione automatica e in ossequio al principio dello scivolo pensionistico. Oppure sono impegnati sul cellulare, o non si trovano perché hanno sceso il cane?
|