Soltanto in Campania
si può fare pubblicità

CICLICAMENTE I MEDIA e l’opinione pubblica scoprono che ci sono giornalisti che fanno pubblicità, attività esplicitamente vietata dalla carta deontologica (“il giornalista non può prestare il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie”). Un divieto che viene ribadito con chiarezza dalla Carta dei doveri in questi giorni approvata dal consiglio

nazionale dell’Ordine dei giornalisti.  
A riaccendere i riflettori è stato Fabio Fazio, conduttore del programma di Rai 3 ‘Che tempo che fa’. Ligure di Savona, cinquantuno anni, Fazio dal 1993 è iscritto all’albo dei pubblicisti dell’Ordine di Genova ed è testimonial della nuova campagna pubblicitaria della Tim, con conseguenti polemiche su Facebook e su diversi blog. Interpellato dal sito Tvblog.it ha chiarito che, prima di iniziare le riprese,

Maurizio Romano

il 26 novembre ha avvertito l’Ordine, chiedendo la cancellazione dall’albo in caso di accertata incompatibilità. E il Fatto Quotidiano riporta le parole del conduttore: “il presidente dell’Ordine ligure mi ha immediatamente risposto ringraziandomi per la sensibilità dimostrata informando l’Ordine in anticipo e affermando che la competenza è del consiglio di disciplina”. Così il 15 dicembre Fazio ha scritto al presidente del consiglio di disciplina regionale e ha poi comunicato la sua decisione di dimettersi dall’albo dei pubblicisti. Corretta e chiara la scelta del conduttore Rai e chiara e corretta la linea adottata dai presidenti dell’Ordine regionale Filippo Paganini e del consiglio di disciplina ligure Renato Sirigu.
Se però da Genova ci trasferiamo a Napoli cala una nebbia fitta che serve a nascondere un sostanziale immobilismo. Sulla questione dei giornalisti che fanno pubblicità Pierluigi Roesler Franz, consigliere dell’Ordine nazionale ed ex presidente di Stampa romana, ha segnalato con numerosi esposti all’Ordine della Campania tre giornaliste, una professionista e due pubbliciste, ma su nessuno dei tre casi ha ricevuto comunicazioni sulle decisioni adottate dalla Campania. Precisiamo che le questioni deontologiche sono state di competenza dell’Ordine regionale presieduto da Ottavio Lucarelli fino all’aprile del 2013 quando si è insediato il consiglio di disciplina che in poco più di trena mesi ha avuto cinque presidenti: Romolo Acampora, Domenico Carratelli, Ernesto Mazzetti, Ernesto Tempesta e Maurizio Romano.

Carlo Alvano

Sulla prima testimonial, la conduttrice tv e fotomodella Caterina Balivo, napoletana, trentasei anni a febbraio, da tredici pubblicista, Roesler Franz ha presentato quattro esposti: il primo risale addirittura al 18 giugno 2008; gli altri hanno la data del 28 settembre 2010, del 18 marzo 2011 e del 19 marzo del 2012. I consiglieri dell’Ordine campano ascoltano più volte la show girl e dopo un lungo tira e molla il 18 marzo 2011 le infliggono la sanzione più

lieve, l’avvertimento, seguita il 23 gennaio 2012 dalla sospensione per sei mesi dall’attività professionale.
La conduttrice non sembra particolarmente turbata perché continua a fare la testimonial per la casa di moda Cannella e a curare per il Mattino una rubrica, ‘La posta di Caterina’, sospesa dall’allora direttore Virman Cusenza per le critiche arrivate da alcuni media specializzati. Testarda la Balivo avvia subito dopo sulla Stampa.it una rubrica, ‘Mamma Cate’, stoppata rapidamente dal direttore Mario Calabresi quando scopre che la show girl fa pubblicità e, per di più, è stata sospesa dalla professione giornalistica.
Analoghi i casi di Barbara Di Palma, napoletana di Vico Equense, a marzo trentasette anni, da quattordici pubblicista, e di Anna Di Chiara, natali a Ariano Irpino, trentasette anni, da otto professionista. Roesler Franz, sull’incompatibilità con l’iscrizione all’Ordine della prima, ha presentato un esposto il 6 novembre 2011. Per quanto riguarda l’attività di testimonial di Anna Di Chiara l’esposto del consigliere nazionale è datato 26 gennaio 2013.

Abbiamo chiesto notizie delle tre vicende a Maurizio Romano, ex giornalista Rai, dal maggio scorso presidente del consiglio di disciplina della Campania che è in collegio con la segretaria Barbara Ruggiero e Domenico Gargano, mentre gli altri collegi sono composti il primo dalla presidente Carmela Maietta, dal segretario Massimiliano Amato e da Carlo Alvano e il secondo da Nico Pirozzi, presidente, Cristina Cennamo,

Carmela Maietta

segretaria, e da Armando De Rosa. L’unica informazione fornita a Iustitia da Romano è che nessuna dei tre esposti è finora giunto in decisione.
Ma se vicende che risalgono ormai a otto anni fa non sono state ancora risolte, nonostante riguardino temi in teoria centrali come la deontologia e la credibilità della professione giornalistica, vuol dire che in Campania qualcuno ha deciso di abolire di fatto il divieto di fare pubblicità.