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                          portatili che Luca E.,  secondo le indagini della polizia, avrebbe sottratto  nelle aule della Bocconi a Milano. Luca, ricorderete, non ha cognome ma è di buona  famiglia borghese napoletana (forse perciò non ce l’ha), padre imprenditore e  mamma avvocato civilista. Scozzafava, ormai incallita e smaliziata dopo un anno  trascorso a smussare i capricci di Ezequiel  Lavezzi  e le incazzature di Walter Mazzarri, va a via Tasso dove  c’è la casa  panoramica di Luca. E scambia qualche frase con i  coinquilini, che incalzati dalle domande potrebbero sibilare un sì o un no  oppure sillabare qualche parola, addirittura potrebbero dire qualcosa di    sibillino: invece “è                           | 
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                        gente riservata e dunque  silenziosa” e perciò dalle loro bocche esce solo “mezza frase sibillata”.  Tra i borghesi benestanti usa così.  
                            La  cronista racconta dell’irruzione in via Tasso: i poliziotti 'piombano', diretti  da Alberto Francici (che  quando noi eravamo giovani si chiamava Francini ma forse perché non era ancora  vice questore). I poliziotti effettuano la perquisizione “con estrema cautela e  con garbo”, ma all’inizio non erano piombati? Luca sta dormendo con una ragazza  “che si qualifica come la sua fidanzata”. Poteva limitarsi a dare le  proprie generalità, ma a volte è meglio qualificarsi. Bentornata Monica.                          | 
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