È FISSATA PER il 7 dicembre, davanti al giudice del lavoro Maria Rosaria Lombardi, la prima udienza del ricorso d’urgenza, ex articolo 700, presentato dal dirigente della Fillea Cgil di Napoli Ciro Crescentini contro il suo sindacato che il 21 settembre con una lettera gli aveva comunicato “la risoluzione del rapporto di lavoro fin qui intercorso”. Un rapporto che “era
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segretario nazionale Luciano Lama. Per chiudere un quarto di secolo di impegno e di battaglie sul fronte duro dei cantieri a Crescentini veniva offerta una sistemazione al di fuori del sindacato, la Cassa edile, con una retrocessione dal settimo al terzo livello.
Dopo qualche maldestro tentativo di far passare sotto silenzio la notizia che il più importante sindacato dei lavoratori licenziava un suo lavoratore, del licenziamento hanno inizialmente scritto Repubblica Napoli e il Corriere del Mezzogiorno; ne è seguita una raffica di centinaia di firme di solidarietà per Crescentini, un appello alla Fillea, la nascita di un comitato e di gruppi di sostegno, numerose testimonianze. Della vicenda si sono occupati anche giornali nazionali (Aprile on line, Panorama), mentre, se si escludono le dichiarazioni di dirigenti della Cgil campana, nessun sostanziale appoggio è arrivato ai responsabili della “interruzione del rapporto di lavoro”, il segretario provinciale della Fillea Giovanni Sannino, il numero uno della Camera del lavoro Peppe Errico e il segretario regionale della Cgil Michele Gravano.
A via Torino si sono resi conto che bisognava correre ai ripari: al sindacalista licenziato sono stati offerti, con il passaggio alla Cassa edile, 150mila euro, poi lievitati, inutilmente, a 200mila. Fallita l’operazione economica si punta ora a
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