Ordine campano, rieletto
il tandem Corsi-Castellano
Si avvia a stabilire un primato di durata difficilmente superabile Ermanno Corsi, confermato alla presidenza dell'Ordine dei giornalisti della Campania. Natali in Toscana, a Carrara, radici a Torre del Greco, sessantacinque da compiere il prossimo otto agosto, quando lascerà la redazione Rai di

Fuorigrotta per andare in pensione, professionista dal '60, Corsi guida l'Ordine della Campania dalla primavera del 1989.
Una longevità superata dal pubblicista Domenico Castellano, napoletano di Castellammare di Stabia, sessantanove anni ad agosto, iscritto all'albo dal


Domenico Castellano, Ermanno Corsi e Rosario Lamberti
febbraio '67, che fa parte del consiglio dell'Ordine regionale dal '74, per un triennio è stato tesoriere ed è, con una pausa di un anno nel 1986, vice presidente dal 1980.
Il nuovo consiglio dell'Ordine regionale si è insediato alle ore 14 del 14 giugno e ha confermato l'intera squadra di comando: Corsi numero uno con sette voti e due astenuti, il pubblicista Domenico Castellano vice, con il medesimo risultato; Francesco Bufi segretario, con otto voti e un astenuto; Franco Landolfo tesoriere, con sei voti e tre astensioni.
Nel corso della campagna elettorale i toni sono stati duri, con una contrapposizione frontale del gruppo Ambrosino-Corsi sia con i pubblicisti guidati da Castellano e Falco che con i professionisti della lista 'Cambiamo'. Sembrava quindi delinearsi un consiglio spaccato quasi a metà: da un lato Corsi con quattro professionisti (Francesco Bufi, Franco Landolfo, Umberto Nardacchione e Lino Zaccaria); dall'altra Ottavio Lucarelli, l'unico

Francesco Bufi, Franco Landolfo e Umberto Nardacchione
professionista eletto dalla lista 'Cambiamo', e i tre pubblicisti: con Castellano, gli avvocati Maurizio De Tilla e Domenico Santonastaso.
Invece il rumore delle sciabole è rapidamente cessato appena i consiglieri si sono seduti intorno al tavolo per
assegnare le cariche. E se Castellano doveva comunque incassare la sua vice presidenza, meno comprensibile è il voto di Lucarelli.
Se l'opposizione è spenta, si mostra invece molto attiva la maggioranza. Il 7 giugno è arrivato in via informale dall'Ordine campano al direttore dell'Ordine nazionale Antonio Viali, un plico. Con la documentazione trasmessa a Roma si segnala che uno dei pubblicisti eletti al consiglio nazionale, Rosario Lamberti, ha riportato una condanna per estorsione a mezzo stampa.
"Sono protagonista di una vicenda singolare; - dichiara a Iustitia Rosario Lamberti, irpino di Forino, quarantacinque anni, editore di Teleavellino e del settimanale News 90 - nel gennaio del 2003, cioè un anno e mezzo fa, il tribunale di Avellino, giudice Fulvio Palladino, mi ha condannato per estorsione 'televisiva' a tre anni e quattro mesi e all'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Nel settembre scorso, assistito dagli avvocati Pasqualino Bresciamorra e Raffaele Bizzarro, ho presentato appello e, quindi, per le

leggi della Repubblica italiana sono un cittadino innocente".
"Perché questa storia - si domanda Lamberti - diventa oggi di attualità? Perché il 23 maggio sono stato eletto consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti. All'improvviso è comparso un esposto


Patrizia Capua e Carlo Verna
anonimo con allegata la sentenza di condanna, ma non l'appello, che dal consiglio campano è stato trasmesso a Roma. Nei miei confronti, però, l'Ordine della Campania non ha preso nessuna iniziativa, né del resto poteva fare diversamente perché nel giudizio penale siamo in fase di appello. Sono stato eletto al consiglio nazionale e intendo portare a termine il mio mandato. Il 22 giugno, alla prima seduta del consiglio, non prenderò parte per evitare che si monti una strumentalizzazione sul mio nome. E della mia decisione ho informato con una lettera il presidente dell'Ordine nazionale Lorenzo Del Boca. Appena tutto sarà chiarito mi impegnerò a fondo per svolgere l'incarico che mi è stato affidato da 553 giornalisti e se qualcuno pensa a forzature o a provvedimenti illegittimi nei miei confronti sappia che sono deciso a difendermi in tutte le sedi. Il mio certificato penale è pulito; andiamo a vedere i certificati penali di altri iscritti all'Ordine dei giornalisti della Campania".
E dei 'certificati penali' di alcuni dei giornalisti iscritti in Campania si discuterà anche nel consiglio nazionale della Federazione della stampa che si riunisce a Genova il 17 giugno. Lo hanno annunciato i consiglieri Patrizia Capua e Carlo Verna.
"È giusto - sostengono i due consiglieri della Fnsi in un comunicato diffuso dalle agenzie - che il nuovo consiglio parta all'insegna del pieno rispetto della

Maurizio De Tilla, Ottavio Lucarelli e Domenico Santonastaso
legalità e della deontologia, in questi anni troppo spesso disattese.
È indispensabile però che il rigore cominci dai vertici e sia uguale per tutti. Il presidente uscente dell'Ordine regionale, Ermanno Corsi, ha riportato in questi anni ripetute condanne penali,
e almeno una di queste ha ottenuto il suggello definitivo della Corte di cassazione, ma non risulta che Corsi abbia informato l'Ordine nazionale, come è suo preciso dovere, per consentire l'immediata apertura di un procedimento disciplinare da affidare ad altro Ordine regionale".
"Si può essere giudici della deontologia - si chiedono Capua e Verna - mentre pende sul proprio capo una doppia accusa, già ritenuta provata da un tribunale, di avere diffamato un parlamentare e un giornalista con uno scritto anonimo su un giornale clandestino?".
La replica di Corsi, sempre via agenzia, arriva immediata; trascorrono infatti soltanto sei minuti tra il primo e il secondo lancio dell'Ansa. Non risponde sul merito delle condanne citate dai consiglieri della Fnsi, ma annuncia: "Sottoporrò il testo in questione a un penalista per valutare i necessari

interventi nei confronti di chi solleva polveroni e, come già in altri casi, non sa distinguere e valutare così adeguatamente le situazioni".
E dopo aver dedicato alcune righe al "caso particolarmente grave" del pubblicista Lamberti, che ha riportato "una pesante


Domenico Falco, Antonio Viali e Lino Zaccaria
condanna dal tribunale di Avellino", conclude: "Evidentemente siamo di fronte, sempre per quello che mi riguarda, ad attacchi personali, peraltro non nuovi, che dimostrano soltanto la pochezza di chi li sferra, evidentemente perché non ci si rassegna alle sconfitte elettorali subite".