Papere e papaveri
di Josef K. Byte
RITORNI

"L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito!". Inizia così "L'insostenibile leggerezza dell'essere", e forse scomodare il romanzo di Milan Kundera per una vicenda che riguarda due giornali napoletani è un po' eccessivo; o, magari, non lo è.
Il 15 aprile Cronache di Napoli, di cui è direttore Giovanni Lucianelli e
responsabile Domenico Palmiero, apre la prima pagina con un titolo a sette colonne: "Preso il reggente del clan Contini / Scovato in casa di amici: deve scontare un anno e mezzo per associazione mafiosa". Dall'articolo di Giuseppe Porzio
Giuseppe Porzio e Luigi Sannino
apprendiamo tutti i dettagli dell'operazione: Salvatore Botta, considerato il "luogotenente" del boss Eduardo Contini, è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Poggioreale, comandati dal capitano Vincenzo Franzese, in casa di due conoscenti, a Casavatore. Ha 52 anni ed è recidivo: "l'ultimo arresto di Salvatore Botta - scrive Porzio - risale al 22 novembre del 2002, e anche in quell'occasione furono i carabinieri a stringergli le manette ai polsi".
Allora, per curiosità, siamo andati a controllare su altri quotidiani, quelli del 23 novembre 2002, le circostanze di quell'"ultimo arresto". E abbiamo trovato sul Giornale di Napoli, l'inserto di cronaca del Roma diretto da Antonio Sasso, questo titolo: "Stanato Botta, luogotenente dal ras Contini". Ma l'articolo di Luigi Sannino contiene elementi che avrebbero fatto la gioia di Nietzsche: anche un anno e mezzo fa Botta aveva 52 anni; anche allora era stato acciuffato in casa di due amici a Casavatore; e, con un accanimento degno del commissario Basettoni con Gambadilegno, a mettere fine alla sua latitanza era stato sempre il capitano dei carabinieri Franzese.
Inutili i se e i ma: la teoria dell'eterno ritorno è confermata. Il 15 aprile 2004 Cronache di Napoli e Porzio raccontano esattamente lo stesso episodio riferito dal Giornale di Napoli e Sannino il 23 novembre 2002. Con quel tocco metafisico in più, nel pezzo di Porzio, della citazione dell'"ultimo arresto", che si ripete all'infinito. Il caso vuole che solo sei giorni dopo, il 21 aprile, il GdN e Sannino scrivano della scarcerazione di Botta, che ha scontato la sua pena; notizia che Cronache e Porzio ci


Eduardo Contini, Giovanni Lucianelli e Domenico Palmiero

racconteranno quando accadrà di nuovo, nel settembre del 2005.
Eppure ci dev'essere una spiegazione meno suggestiva dell'accaduto: lavorando di fantasia, potremmo immaginare Porzio che ha accesso al computer di Sannino; trova come
ultimo file la notizia del 2002 sull'arresto di Botta, che Sannino forse ha recuperato in vista della scarcerazione, salvandola dunque sul pc come il più recente dei testi utilizzati; e quindi la mette in pagina, convinto di non essersi fatto dare una bucatura dal collega; e in preda all'euforia cita persino l'arresto di diciassette mesi prima, senza rendersi conto che si tratta dello stesso episodio. Ma è un'ipotesi che scartiamo: perché, per quanto di strepitosa comicità, non ispirerebbe mai a Kundera un nuovo romanzo.

 
CADETTI

La situazione nel calcio italiano è già abbastanza confusa perché ci si mettano anche i giornali on line a complicare le cose. Il 19 aprile, sul sito Repubblica.it, Jacopo Manfredi dedica il consueto spazio alla serie B, ma a fidarsi dell'impaginazione c'è da perdere la testa. Al titoletto "Palermo-Treviso 2-3" segue la cronaca di Messina-Venezia 2-1; a "Livorno-Verona 3-0" corrisponde il racconto di Palermo-Treviso; la partita del Livorno la trovate dopo il risultato del Messina; un Messina che la fa da padrone, perché il pezzo sulla sua vittoria torna, e stavolta anche in neretto, alla voce "Torino-Vicenza 1-1"; e il pareggio dei granata è preceduto dall'indicazione "Atalanta-Catania 3-0". Con una tale pioggia di errori, tanto vale sospendere tutto: non per impraticabilità del campo, ma per impraticabilità del sito.
 
FUGGITIVO

Ci dispiace, a distanza di una settimana, tornare sulla redazione napoletana di Repubblica, ma il responsabile Giustino Fabrizio, il vice Domenico Del Prete, il capo servizio Marco Sarno e i deskisti Francesco Rasulo e Edoardo Scotti sembrano davvero affezionati alla nostra rubrica, e non vogliono lasciarci a bocca asciutta. Il 22 aprile, a pagina 9, un articolo non firmato (e corredato da una foto di "falchi della polizia in azione" che non c'entra granché) ci racconta una
singolare vicenda. In sintesi: un ragazzino di 15 anni scappa di casa a Roma, lascia un messaggio di fantomatici rapitori ("segue richiesta di riscatto"), raggiunge non si sa come Napoli. Qui chiede aiuto, raccontando di essere
Domenico Del Prete, Marco Sarno e Edoardo Scotti
stato scaraventato da un'auto in corsa dai due extracomunitari che lo avrebbero sequestrato. Presto si accerta la verità, e il pezzo non lascia dubbi in proposito: "È tutta una bugia, fantasia di un quindicenne annoiato e forse un po' mitomane… 'Rapito? (dice il padre, ndr) Macché, si è inventato tutto". Ma il titolo dice altro: "Simula il rapimento a casa e lo sequestrano davvero". Davvero? Chi? Dove? Quando? I deskisti di Repubblica non sono quindicenni: ma forse, sia detto con affetto, "annoiati e forse un po' mitomani" sì.
 
EMICRANIE

Il giorno dopo, il 23 aprile, ci ricascano. Nelle pagine degli spettacoli Donatella Bernabò Silorata dedica un lungo articolo al boom del tango a Napoli, con scuole di danza e locali che puntano sul richiamo del suggestivo ballo argentino. In un festival in programma tra giugno e luglio, si legge, "ospite d'onore sarà quest'anno Orazio Ferrer, il poeta di Astor Piazzolla, autore di 'palabras' memorabili". E qui il desk


Piazzolla e Ferrer (dalla copertina di 'En persona', Rca 1970)

dimostra la sua natura cosmopolita: incurante del fatto che "palabras" significhi "parole", e indichi in questo caso i testi dei brani, scrive nel sommario che siamo "tutti in pista sulle note dei 'palabras' di Astor Piazzolla", come si trattasse di un tipo di
composizione. Non contento, nel titolo se le vede col francese: "Napoli-Baires, le lunghe notti a passo di danza con un caschet". Si riferivano a una figura del tango, il "casqué"? O volevano dire "cachet", perché a furia di essere poliglotti è venuto un terribile mal di testa a tutti?