anche dalla sig.ra Wanda BRANDOLANI, vedova DE ROMA (cfr. verb. di sommarie informazioni del 9/10/2003).

Infine, non si spiega la necessità di ben due colpi di pistola, con arma da guerra, a distanza ravvicinata e diretti ad organi vitali, allorché un colpo sarebbe stato più che sufficiente a difendersi da una presunta aggressione di un uomo denutrito, debole e lento, armato di un coltello da cucina!

IACOLARE riferisce (cfr. verb. sommarie informazioni 5/6/2003 e 17/2/2004) che al momento dell’aggressione si trovava nel corridoio, verso la cucina, unitamente a Kadiatou e che stava parlando a telefono con il 118, quando udiva l’esclamazione del CERQUA; ed in ragione di tale posizione descrive la dinamica dell’aggressione al CERQUA e poi dichiara: “ho visto il giovane di colore lentamente afflosciarsi sulle ginocchia e cadere riverso all’indietro con il coltello ancora in pugno; perciò trascinando la gamba sinistra ho dato un colpo con il piede destro al coltello e alla mano che lo impugnava così che il coltello è uscito dalla porta di ingresso ancora aperta” (verb. 17/2/2004).

Viceversa, occorre precisare che, sentito nell’immediatezza dei fatti il 5/6/2003, dichiarò: “allontanavo con un calcio il coltello che ancora impugnava l’uomo riverso a terra e mi protraevo verso l’uscita dell’abitazione per sollecitare l’arrivo dell’ambulanza e l’ausilio dei colleghi”.

Il CERQUA, che afferma di essere sempre stato, dopo gli spari, vicino al Mohamed, non riferisce mai del calcio dato dallo IACOLARE alla mano di Mohamed che impugnava il coltello.

Non si comprende poi in che modo il coltello che – secondo IACOLARE – viene lanciato con un calcio fuori dalla porta di ingresso,