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Eccellenza l'adozione di eventuali provvedimenti.
Molte cose erano cambiate dagli anni Trenta, quando Starace aveva emanato il suo decalogo: era consentito, ad esempio, rivolgersi all'interlocutore con il Lei, e non più soltanto con il Tu o con il Voi a seconda del ruolo gerarchico, e la stretta di mano aveva sostituito il saluto fascista. Una sola regola era rimasta in vita e costituiva la stella polare dell'attività del Capo dell'Ufficio Censura: la messa al bando delle parole e delle espressioni straniere, in nome della crociata promossa per salvaguardare la purezza della lingua di Dante e D'Annunzio.
Il Cavalier Bottiglioni quella mattina era di cattivo umore. Chiamò l'usciere: ''Ho un gran mal di testa''. ''Le porto un cachet,Cavaliere?''. ''Quale cachet?!! Si dice cialdino! Portatemi un italianissimo cialdino!!''. Poi gettò lo sguardo sul video della macchina ordinatrice, dove erano comparse le pagine della rassegna stampa. Lesse e sul volto si disegnò una smorfia di |
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disgusto: ''Rissa davanti al Bar dello Sport''. E annotò: ''Si dice mescita. Mescita dello Svago, o al massimo della Ricreazione!''. Proseguì nella lettura delle pagine di cronaca nera. ''Trovata morta nella garçonniere. Le impronte dell'assassino sulla bottiglia di whisky''. Corresse: ''Morta nella giovanottiera. Impronte dell'assassino sulla bottiglia di spirito d'avena''.
Poi l'attenzione si posò su un titolo del quotidiano la Città, diretto da Antonio Manzo: ''Ospedale, il bad manager finisce nel mirino''. La testa gli scoppiava, il cialdino non era servito a niente. Scrisse:
''Cattivo amministratore'' oppure in senso più esteso ''Dirigente incapace finisce nel mirino''.
Quando rincasò aveva brividi di freddo: si era beccato un'influenza, altro che banale mal di testa. Battendo i denti si sprofondò sul divano. La signora Bottiglioni lo fissava preoccupata. ''Italo, ti porto un plaid?''. ''Portami una coperta, una italianissima coperta!'' |
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