Il Mattino-villa Vollaro,
confermata la condanna

LA CORTE D'APPELLO civile di Roma ha confermato la condanna per diffamazione nei confronti del Mattino per la pubblicazione di un’intera pagina sulla restituzione della villa di trenta stanze a San Sebastiano al Vesuvio al boss della camorra Luigi Vollaro, noto come il Califfo.
Nell’articolo, pubblicato il 4 gennaio del 2007, si scriveva di “sequestro dimenticato”, di “atto mancato” perché “la sezione misure di prevenzione del

tribunale di Napoli dopo il sequestro non ha disposto la confisca”, determinando così “una grave sconfitta per lo Stato”.
La notizia era del tutto infondata: la confisca era diventata irrevocabile dopo l’ordinanza della Corte di cassazione del primo febbraio 2005 e


Vincenzo Lomonte e Mario Orfeo

intanto il 12 settembre 2004 la villa era stata trasferita dall’Agenzia del demanio al comune di San Sebastiano e consegnata il 3 dicembre dello stesso anno al sindaco della cittadina vesuviana.
Contro un falso così clamoroso nel maggio 2007, tranne il presidente, tutti i giudici delle Misure di prevenzione (Giovanna Ceppaluni, oggi presidente della VI penale; Eugenia Del Balzo, che dal 2010 guida la sezione delle Misure di prevenzione; Lucia La Posta, consigliere della prima sezione penale della Corte di cassazione; i presidenti di sezione del tribunale del Riesame di Napoli Paola Faillace e Enzo Lomonte), assistiti dagli avvocati Adriano Giuffrè e Achille Janes Carratù, hanno citato in giudizio l’editore del Mattino spa, l’allora direttore Mario Orfeo e l’autrice dell’articolo, Amalia De Simone, i primi due difesi da Luciano Tamburro e Francesco Barra Caracciolo e la terza da Stefano D’Acunti e Roberto Greco.
Con sentenza depositata il 27 ottobre 2009 il giudice della prima civile del tribunale di Roma Anna Mauro ha condannato l’editore, il direttore


Eugenia Del Balzo e Achille Janes Carratù

responsabile e l’autrice dell’articolo a pagare ai cinque magistrati 50mila euro “per i danni morali” e i due giornalisti a versare altri diecimila “a titolo di riparazione pecuniaria". Ha inoltre disposto la cancellazione della notizia dall’archivio on line del Mattino e la pubblicazione

di un estratto della sentenza sul Corriere della sera e sul Tempo. E i giudici della terza sezione Corte d’appello (presidente e relatore Giuseppe Lo Sinno, consiglieri Angelo Martinelli e Filomena Ruta) hanno confermato la sentenza di primo grado aggiungendo settemila euro di spese legali.
Acclarata la diffamazione anche nelle sue dimensioni monetarie, salvo improbabili interventi della Cassazione, resta aperto il nodo della ripartizione delle responsabilità. Con un’iniziativa temeraria il 14 giugno dell'anno scorso il Mattino, attraverso Barra Caracciolo, ha notificato una citazione alla collaboratrice Amalia De Simone, chiedendole di sborsare 50mila dei 60mila euro pagati come risarcimento ai magistrati. L’avvocato sostiene che la somma, pari al 70 per cento dell’intero importo, è dovuta perché la giornalista, licenziata nel 2008 e ora in causa con il Mattino, sarebbe la responsabile quasi esclusiva del pastrocchio di ‘villa Vollaro’, ma è una tesi davvero difficile da sostenere. La giornalista ha una responsabilità certa: ha dato al giornale, sulla base delle informazioni fornite dal legale di Vollaro, Vittorio Trupiano, una notizia errata, pubblicata peraltro anche da altri

quotidiani come il Roma e Cronache di Napoli.
Le sue responsabilità però finiscono qui e comincia la catena di errori dei deskisti del settore Grande Napoli, allora guidato da Antonella Laudisi, e dei vertici del giornale: con il direttore Orfeo, c'erano il


Virman Cusenza e Enzo Iacopino

responsabile del secondo dorso Claudio Scamardella e il capo cronista Gianpaolo Longo. Chi ha spinto per avere subito il servizio, senza lasciare il tempo per controlli più accurati? Chi l’ha messo in pagina senza chiedere a uno dei cronisti esperti di nera e giudiziaria del giornale (ad esempio, Elio Scribani o Gigi Di Fiore) di dare un’occhiata al servizio? Chi ha sparato titoli forti nella prima del dorso cronaca e in pagina interna? Chi ha deciso di enfatizzare la notizia commissionando l’intervista al ministro della Giustizia Clemente Mastella ‘costretto’ a parlare di “una sconfitta dello Stato” e ad annunciare provvedimenti immediati?
E ancora. Quando Alemi per due settimane ha cercato i vertici del Mattino perché nessuno ha risposto? E quando Amalia De Simone, dopo avere scoperto per caso in tribunale delle doglianze di Alemi, è andata a trovarlo e ha girato al giornale la sua rettifica, chi ne ha bloccato la pubblicazione? E chi ha avuto l’idea brillante di cercare di chiudere la bufala di villa Vollaro con un’intervista al presidente del tribunale? E infine chi ha deciso il contenuto e la collocazione di un testo bocciato senza riserve persino da una persona equilibrata come Alemi (“la notizia pubblicata in forma anonima dal Mattino non ha assolutamente i requisiti della rettifica”)? Domande che dovrebbero


Alessandro Barbano e Francesco Barra Caracciolo

spingere il giudice che si occupa della citazione del Mattino a ridurre in forma drastica la percentuale del risarcimento a carico di Amalia De Simone, difesa dall’avvocato della Federazione della stampa Bruno Del Vecchio. La prossima udienza è fissata per il 3 ottobre.

Nell’autunno scorso una delegazione di giovani giornalisti napoletani, accompagnata dal presidente dell’Ordine nazionale Enzo Iacopino, andò a via Chiatamone per consegnare al direttore del Mattino Virman Cusenza 480 firme di un appello che chiedeva di sospendere l’azione giudiziaria contro la De Simone, ma la risposta fu tiepida perché il direttore parlò di un ‘peccato orginale’, riferendosi alla vertenza lavoristica avviata dalla collaboratrice dopo il licenziamento. Il discorso secco era: se viene ritirata l’azione per il riconoscimento del lavoro svolto per anni si apre la strada per una trattativa. Cusenza da dicembre è al Messaggero e al Mattino c’è Alessandro Barbano. È forse giunto il momento per Iacopino e per i firmatari dell’appello di riavviare un confronto incontrando Barbano.
In attesa che maturino novità su Napoli ci sono da registrare due significativi attestati di solidarietà a Roma. Al Quirinale il primo febbraio, in occasione dei cinquant’anni dall’approvazione della legge che ha istituito l’Ordine dei giornalisti, Giorgio Napolitano ha incontrato una delegazione di giornalisti. Hanno preso la parola il ministro della Giustizia Paola Severino, il presidente dell’Ordine nazionale Iacopino e due giornalisti, Gaetano Gorgoni e Amalia

De Simone, che ha raccontato l’esperienza di Radio Siani, l’emittente di Ercolano che dirige, e la sua vicenda con il Mattino, ricevendo parole di incoraggiamento ad andare avanti dal presidente della Repubblica. Il 21 aprile c’è stato un dibattito


Santo Della Volpe (*) e Bruno Del Vecchio

organizzato dall’associazione Articolo 21 a Montecitorio. Al termine dei lavori il presidente della Camera Laura Boldrini ha ricevuto un gruppo di giornalisti; c'erano, tra gli altri, Stefano Corradino, Santo Della Volpe, Milena Gabanelli, Paolo Mondani e Amalia De Simone. E la Boldrini ha espresso solidarietà alla cronista napoletana, annunciando l’intenzione di organizzare alla Camera un confronto con i precari dell’informazione.

(*) Da www.dagospia.com