Foto raccapriccianti:
libro Siani va ritirato

I GIURATI DEL premio Siani, quest’anno capitanati dal procuratore di Campobasso Armando D’Alterio, non hanno visto il volume spedito a settembre nelle librerie dall’autore Bruno De Stefano e dall’editore Giulio Perrone, eppure il 24 settembre con voto unanime lo hanno premiato nel corso di una affollata manifestazione al Mattino.
I giurati non hanno visto il libro messo in vendita che riserva le ultime pagine, con fondo nero, alle foto raccapriccianti scattate a Giancarlo Siani dalla polizia scientifica la sera del 23 settembre 1985 perché, per gli incarichi che ricoprono, intervenire sarebbe stato un obbligo.
Nella foto che chiude il libro c’è un poliziotto che regge la testa di Giancarlo per consentire al fotografo di riprendere il volto tumefatto e rigato di sangue

del cronista. Una immagine gratuita e raccapricciante che non si giustifica neanche con un presunto diritto di cronaca perché l’omicidio è avvenuto ventisette anni fa. Resta ora da vedere se ora i componenti


Franco Abruzzo e Armando D'Alterio

della giuria sfoglieranno il libro e decideranno di dare segnali di vita; un intervento che per alcuni di loro (il fratello Paolo Siani, gli esponenti dell’Ordine e del sindacato, il direttore del Mattino Virman Cusenza e soprattutto il procuratore D’Alterio) è un obbligo perché la pubblicazione di foto raccapriccianti apre tre fronti: familiare, deontologico e penale.
Partiamo dal terzo fronte. “L’articolo 15 della legge sulla stampa (n. 47 dell'otto febbraio 1948) – scrive Franco Abruzzo, cronista del Giorno e redattore capo centrale del Sole 24Ore ora in pensione, dal 1989 al 2007 presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia - punisce, con la pena della reclusione da tre mesi a tre anni, la pubblicazione di "stampati i quali descrivano o illustrino, con particolari impressionanti o raccapriccianti, avvenimenti realmente verificatisi o anche soltanto immaginari in modo da poter turbare il comune sentimento della morale o l’ordine familiare o da poter provocare il diffondersi di suicidi o delitti". Questo principio vale per tutti i media. L’articolo 15 è stato esteso al sistema televisivo pubblico e privato dall’articolo 30 (comma 2) della legge n. 223 del '90 (legge Mammì)”. Abruzzo ricorda inoltre che “l’articolo 15 della legge sulla stampa è stato


Bruno De Stefano e Paolo Siani

ritenuto legittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 293 del 2000” e cita casi famosi di immagini impubblicabili chiusi da sentenze della magistratura: “i giudici hanno ritenuto che fossero raccapriccianti e impressionanti le foto del cadavere di Aldo Moro, quelle del corpo in decomposizione di Alfredino Rampi (il piccolo finito nel pozzo di Vermicino); le immagini della contessa  Alberica Filo della Torre; le foto delle piccole vittime della pedofilia”.
Sul fronte deontologico dovrebbe muoversi subito l’Ordine dei giornalisti della Campania, ma 'subito' è un avverbio sconosciuto

ai consiglieri di Cappella Vecchia (dal giugno 2008 è in piedi la questione di Caterina Balivo, giornalista e testimonial pubblicitaria: i vertici dell’Ordine continuano a convocarla, la show girl continua a fare pubblicità e sembra lievitare un caso scolastico di omissioni di atti d’ufficio).
Di immagini "impressionanti" il presidente Ottavio Lucarelli e il consiglio si sono già occupati: nello scorso gennaio arrivò all'Ordine una segnalazione di foto raccapriccianti del cadavere di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa nell’agosto del 2010 ad Avetrana, messe in rete dall’edizione pugliese del Corriere del Mezzogiorno e linkate dal sito del Corriere della sera. Per quelle foto, che il direttore del Cormezz Marco Demarco eliminò dal sito alla prima segnalazione, l’Ordine campano ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Demarco, un procedimento di cui non si conosce l’esito.
Sul versante foto raccapriccianti, che come già detto è penalmente rilevante, c’è per ora da registrare una sola iniziativa: il 9 ottobre il segretario dell’Ordine Gianfranco Coppola, assente alla riunione che ha deciso di premiare all’unanimità il libro di De Stefano, ha inviato una mail ai giurati per chiedere quali iniziative intendessero intraprendere sul libro ‘impremiabile’ e

sulle foto raccapriccianti. L’unico ad avere immediatamente risposto, con una mail inviata a Coppola e ai giurati, è stato Paolo Siani che ha comunicato di avere dato incarico il 2 ottobre, a titolo


Francesco Caia e Gianfranco Coppola

personale insieme a D’Alterio, al presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli Francesco Caia di valutare tutti gli aspetti del libro: dal pacco con le tre copie di prova inviato a giugno alla giuria alla risposta fuorviante girata a Paolo Siani dall’editore (“il libro è stato regolarmente editato a giugno”) dopo che Iustitia a metà settembre aveva sollevato il caso del libro ‘impremiabile’ fino alle foto raccapriccianti aggiunte all’edizione mandata in libreria.
È trascorsa una settimana ma ancora tutto tace; non ci sono riunioni, non ci sono comunicati; filtra soltanto la notizia che è stato bloccato il bonifico di 1.250 euro a De Stefano. Speriamo che la giuria e il consiglio dell’Ordine battano un colpo prima dell’edizione 2013 del premio Siani per la legalità.