Muore a 85 anni
Ermanno Corsi

IL 21 GIUGNO è morto Ermanno Corsi che ad agosto avrebbe compiuto 86 anni. È stato un protagonista di primissimo piano del giornalismo napoletano per oltre quaranta anni spesi soprattutto tra il Mattino, dove fu inviato e vice capo cronista, e alla redazione Rai di via Marconi dal 1978 al 2004 quando andò in pensione da redattore capo. Ma si impegnò soprattutto negli organismi di categoria: nel sindacato dove ricoprì incarichi alla Fnsi e per quattro anni, dal 1979 al 1983, alla guida dell’Associazione napoletana della stampa e all’Ordine campano

che ha presieduto per diciotto anni, dal 1989 al 2007.
I media locali hanno riservato grandi spazi alla scomparsa di Corsi ma tutti hanno pubblicato ricordi entusiasti e pieni di superlativi. Un

Antonio Bassolino e Emiddio Novi

esempio? Antonello Perillo sul Corriere del Mezzogiorno scrive: “È stato un vero gigante del giornalismo. Un riferimento costante per intere generazioni di colleghi”; come conduttore del tg regionale “si distingueva per la proprietà di linguaggio e per la sua impareggiabile autorevolezza. Attento, rigoroso, istituzionale, carismatico come solo lui sapeva essere”.
Tante le qualità ma sono del tutto assenti le tantissime operazioni discutibili che pure hanno caratterizzato la lunga attività di Corsi. Ci limitiamo a citarne soltanto alcune delle più gravi.
Nella seconda metà degli anni Novanta inizia a coltivare l’ambizione di occupare la poltrona di Palazzo San Giacomo. In vista delle elezioni dell’autunno del ’97 la sua candidatura viene lanciata con grande rilievo dalle pagine napoletane del Tempo coordinate da Giovanni Lucianelli. Il 17 dicembre del 1996 il quotidiano romano pubblica un servizio a tutta pagina firmato da Adriano Albano; occhiello “Il presidente regionale dell’Ordine potrebbe presto lanciare il guanto di sfida all’inquilino di Palazzo San Giacomo”; titolo “Un giornalista per battere Bassolino”; catenaccio “Prende quota la candidatura a sindaco del moderato Ermanno Corsi. Il Polo discute”. L’operazione però non va in porto e il centro destra decide di schierare un candidato destinato a una pesante sconfitta, Emiddio Novi. Corsi però non demorde e invece di avviare una trattativa con il Comune per la Casina del Boschetto, per ragioni esclusivamente personali, ingaggia con il suo gruppo uno scontro

Adriano Albano e Giovanni Lucianelli

frontale suicida con l’amministrazione comunale che porterà nel novembre del 1999 allo sfratto per le differenze canoni non pagate dal 1985 per la Casina del Boschetto in villa comunale che da

decenni ospitava gli uffici del sindacato e dell’Ordine dei giornalisti. Ma Corsi ancora non molla e continua a sperare nella candidatura a sindaco ma anche nella tornata elettorale successiva il centro destra sceglierà un altro candidato, Antonio Martusciello, battuto dalla coalizione di centro sinistra guidata da Rosa Russo Iervolino. Va aggiunto che lo scontro autolesionista voluto da Corsi sulla Casina ha causato anche un'altra gravissima conseguenza: l'inevitabile fallimento della Associazione della stampa dopo oltre un secolo di vita quando la Corte di Cassazione, con la sentenza del 20 maggio 2013, ha condannato il sindacato dei giornalisti napoletani a pagare più di tre milioni di euro al Comune di Napoli. Passiamo alla criticatissima gestione dell’Ordine durata diciotto anni con disinvolte iscrizioni agli albi di professionisti e pubblicisti e al registro dei praticanti. Nel maggio del 1993 ottanta giornalisti (40 cronisti del Mattino, 11 della Rai, 11 di Repubblica Napoli) firmano un documento per chiedere nuove elezioni all’Ordine regionale denunciando “le sconcertanti negligenze, le omissioni e le discutibili iniziative adottate dal consiglio dell’Ordine della Campania”. Tra i firmatari gli scrittori, e giornalisti Rai, Luigi Compagnone e Domenico Rea, i giornalisti e scrittori Bruno Arpaia e Felice Piemontese, Mario Orfeo, dallo scorso ottobre direttore di Repubblica, e Vincenzo Di Vincenzo, da giugno

vice direttore del Mattino.
Dell’Ordine guidato da Ermanno Corsi si occupa anche la politica. Tra gli altri il deputato Giuseppe Gambale della Rete, il movimento politico fondato nel

Luigi Compagnone e Domenico Rea
1991 da Leoluca Orlando, indirizza al ministro della Giustizia, che per legge ha l’alta vigilanza sugli ordini professionali, una raffica di interrogazioni che accendono i riflettori su iscrizioni opache e consulenze multiple. Ma sui fatti denunciati non verrà mai fatta chiarezza.
L’elenco potrebbe continuare a lungo ma limitiamoci a qualche flash di giudiziaria. Il versante penale. La magistratura napoletana si è occupata dei falsi in bilancio dell’Ordine campano ma Corsi è uscito indenne dall’inchiesta perché l’impiegato dell’Ordine Costantino Trevisan si è assunto tutte le responsabilità per i mancati versamenti dei contributi. Non è mai stato chiarito però chi ha sborsato le somme non pagate all’Inps e la multa per il ritardo dei versamenti. Della vicenda si è occupata anche la Corte dei conti campana che ha ipotizzato un danno per l’Ordine di oltre 30mila euro. Senza contare poi l’anomalia inspiegabile del rinnovo del contratto di collaborazione al dipendente ‘infedele’ prorogato di anno in anno fino al febbraio del 2023 quando Trevisan a 84 anni è stato licenziato da Gerardo Bombonato, nominato dal ministro della Giustizia commissario dell’Ordine campano.
Versante civile. Da presidente dell’Ordine Corsi è riuscito nell’impresa di diffamare su un giornale clandestino (la testata non è mai stata registrata in tribunale) con due articoli anonimi (l’identificazione dell’autore è stata effettuata dai carabinieri su incarico della Procura della Repubblica di Nola) un giornalista napoletano che la magistratura ha deciso di risarcire infliggendo a Corsi la condanna al pagamento di
Bruno Arpaia e Felice Piemontese

29mila euro.
Chiudiamo con qualche breve nota sugli articoli dei principali quotidiani napoletani.
Il Mattino affida il ricordo a Giuseppe Crimaldi e il desk della cronaca,

guidata da Gerardo Ausiello e dal vice Leandro Del Gaudio, titola: “Addio a Corsi, decano dei giornalisti campani”. Secondo il dizionario Devoto-Oli ‘decano’ è “il membro di un corpo accademico o professionale cui per età, anzianità di nomina o di grado è conferito il primo posto”. Certamente Corsi non è il più anziano dei giornalisti napoletani; ce ne sono diversi: è sufficiente ricordare Ernesto Mazzetti, compagno di scrivania di Corsi all’edizione napoletana del Tempo, che ha tredici mesi in più e soprattutto Salvatore Maffei, classe 1928, professionista dal 1950, da 55 anni pilastro insostituibile dell’Emeroteca biblioteca Vincenzo Tucci.
In tema di disattenzione e sciatteria va peggio con le altre due testate. Sul Corriere del Mezzogiorno l’articolo su Corsi, mieloso e ‘superlativo’, è firmato da Antonello Perillo, condirettore della Tgr. C’è un richiamo in prima e un taglio basso a pagina 5, con una chicca. Da oltre trenta anni Perillo lavora alla redazione di Fuorigrotta ma scrive ancora “viale Marconi” invece di “via Marconi”. Ma “via Toledo” o “viale Toledo” che differenza fa?
Infine Repubblica Napoli, guidata da Ottavio Ragone con vice Giovanni Marino. Anche in questo caso richiamo in prima e servizio di Dario Del Porto a pagina 5. Sorprende che un cronista esperto come Del Porto non distingua due testate come Tg3 e Tgr, testata giornalistica

regionale che si occupa dell’informazione locale, non fosse altro perché gli sarà capitato di vedere qualche volta le edizioni delle 14 e delle 19,35 della Tgr e delle 14,19 e delle 19 del Tg3. In

Giuseppe Gambale e Leoluca Orlando
ogni caso Corsi viene assegnato alla testata nazionale. Del Porto non è però il solo a non distinguere Tg3 e Tgr perché il deskista che ha curato l’impaginazione scrive di Corsi al Tg3 sia nel sommario che nella didascalia dell’articolo.