Mattino: un vice direttore,
spostamenti e assunzioni

IL 2 GIUGNO ha fatto il suo esordio nella gerenza del Mattino con la qualifica di vice direttore Vincenzo Di Vincenzo, napoletano, sessantasette anni da compiere il prossimo 7 gennaio, professionista dal novembre 1992, che ha speso per intero la sua vita professionale alla agenzia Ansa: ha iniziato a collaborare nel ’90 e ha lavorato alle redazioni di Napoli, Roma e Milano.
Di Vincenzo è la novità più significativa delle ultime settimane ma ci sono da segnalare anche arrivi e spostamenti. Prima però c’è da parlare

di un’uscita importante: il primo luglio lascia il Mattino e va in pensione Gianni Molinari, il capo dell’Area Globale che confeziona il primo dorso del giornale. Potentino, sessanta anni

Francesco G. Caltagirone, Roberto Napoletano e Marcello Viola

compiuti lo scorso dicembre, pubblicista nel 1984 e professionista dal 2000, Molinari ha lavorato per venti anni alla redazione lucana dell’Ansa e nel marzo del 2005 è stato assunto al Mattino da Mario Orfeo. Comincia come numero due del settore Economia, quindi guida le edizioni di Caserta e poi Salerno; nel 2013 è vice capo cronista, due anni più tardi capo della cronaca di Napoli; dal gennaio 2018 è responsabile dell’Area Globale. Non si sa ancora chi prenderà il suo posto anche perché un candidato naturale, Marco Esposito, ha lasciato il giornale ad aprile. Intanto l’incarico di numero due del settore, per sostituire Corrado Castiglione che dovrebbe riprendere a pieno ritmo a settembre, è stato affidato a Marco Toriello, che ha lasciato la direzione delle pagine di Salerno. L’Area Globale viene rinforzata anche con l’assunzione di Mariagiovanna Capone, da molti anni precaria.
Il timone di Salerno è stata assegnato a Carla Errico, una delle veterane della redazione, natali grossetani, sessantadue anni, professionista dal 1992, con numero due il vice capo servizio Eugenio Marotta, rientrato da Napoli dove lavorava allo Sport. Percorso inverso per Petronilla Carillo che da Salerno approda alla Cronaca di Napoli per occuparsi probabilmente di giudiziaria. Con contratto a termine Dario De Martino viene assunto al team della Cronaca che invece lascia Paolo Barbuto trasferito a Internet.
L’organico dell’online, pilotato da Marco Piscitelli dal novembre scorso rientrato con i gradi di vice redattore capo dopo otto anni trascorsi a Fanpage, è stato incrementato con l’assunzione di due praticanti, Stefano Cutolo e Emanuela Di Pinto, finora utilizzati come stagisti. Lascia Internet e va allo Sport Gennaro Arpaia, assunto poco più di in anno fa e dal maggio del 2024 componente del comitato di redazione insieme a Leandro Del Gaudio e a Federico Vacalebre.
Chiudiamo i movimenti al giornale con due rinforzi alle redazioni distaccate: a Caserta torna Emanuele Saponieri con un articolo 1 a

Mariagiovanna Capone, Petronilla Carillo e Carla Errico

tempo indeterminato: a Salerno dovrebbe essere assunta con un articolo 1 Carmen Incisivo che da tempo lavora con un articolo 36.
Torniamo al vice direttore Di Vincenzo, che nel

marzo scorso si è trasferito dall’Ansa di Milano alla sede di via della Dataria a Roma come capo redattore centrale; poi all’improvviso l’assunzione al Mattino che arriva a sette mesi dalla pensione.
Come ha già scritto il Fatto Quotidiano, – dicono alla redazione di Torre Francesco – il disegno di Caltagirone è chiaro: riportare il suo pupillo Roberto Napoletano al vertice del Messaggero (che ha guidato dal febbraio 2006 al marzo 2011, ndr) e affidare il Mattino a Di Vincenzo”.
Le prime due fasi dell’operazione sono andate lisce: far tornare a Napoli Di Vincenzo; liberare la poltrona di direttore del Messaggero riportando Guido Boffo, nominato appena un anno fa, a scrivere editoriali e affidare la reggenza al direttore editoriale Massimo Martinelli, che è in pensione dall’aprile 2004. Manca il terzo step: la nomina di Napoletano a via del Tritone, che veniva data per imminente tanto che qualcuno aveva ipotizzato arrivasse prima del 16 giugno, la data dell’assemblea di Mediobanca che poi è stata rinviata a settembre.
Per Caltagirone è importante avere un giornalista fidato ed esperto in economia per condurre la battaglia che è diventata il suo chiodo fisso: la conquista di Generali. Allora perché non è arrivato il terzo step? Non ci sono risposte certe ma è probabile che il rallentamento sia dovuto al fatto che la procura di Milano ha aperto una indagine dopo che Mediobanca ha presentato una querela per diffamazione per una serie di articoli pubblicati dal gennaio 2025. Una indagine di cui si sono occupati i principali media, a cominciare dal Sole 24 ore. Il fascicolo, affidato ai sostituti Luca Gaglio e Giovanni Polizzi, coordinati dall’aggiunto

Roberto Pellicani e dal procuratore Marcello Viola, mira a chiarire la legittimità dell’acquisto nel novembre scorso del 15 per cento delle azioni Mps da parte del gruppo Caltagirone, della

Marco Esposito, Gianni Molinari e Marco Toriello

Delfin della famiglia Del Vecchio, della Bpm e di Anima.
Quando di una vicenda si occupa la magistratura il patron di Messaggero e Mattino si preoccupa molto e ha probabilmente deciso di raffreddare la sua crociata su Mediobanca e Generali. Anche perché dell’attuale direttore del quotidiano partenopeo i giudici milanesi si sono già occupati appena qualche anno fa. Il 31 maggio del 2022 l’ex numero uno del Sole 24 Ore Roberto Napoletano venne condannato il 21 maggio del 2022 a due anni e sei mesi di reclusione per aggiotaggio e false comunicazioni sociali. Sentenza capovolta sedici mesi dopo dalla seconda sezione della corte d’appello che lo ha assolto “per non avere commesso il fatto”. La sostituta procuratrice generale Celestina Gravina, che pure aveva chiesto la conferma della condanna per Napolitano, ha deciso di non presentare appello. Per quelle indagini hanno patteggiato davanti al gup l’ex presidente del gruppo editoriale Sole 24 Ore Benito Benedini condannato a un anno e cinque mesi e l’ex amministratrice delegata Donatella Treu con una pena di un anno e otto mesi. E su Napoletano, come riporta il Fatto, punta i riflettori anche Generali in una lettera di replica a un suo duro editoriale pubblicato sul Mattino e sul Messaggero accompagnato da due pagine di servizi all’interno.
In quell’occasione nessuno degli articoli ricordava che Caltagirone deteneva il 6,9 per cento delle quote di generali e allo stesso tempo la sua famiglia era proprietaria dei due quotidiani, venendo meno ai principi elementari rilevanti nei casi dei conflitti di interessi e al Testo unico dei doveri del giornalista”.