Alessandro Casarin, Nicola Muccillo* e Antonello Perillo

 
 

Tgr: la procura indaga,
Casarin fa 5 promozioni

 
 
 

Alessandro Casarin, da febbraio direttore della testata giornalistica regionale (Tgr), ha deciso di affrontare e risolvere il nodo del tg campano al centro ormai da molti mesi di polemiche e di denunce: denuncia lunga e documentata dei giornalisti della sede di Napoli sull’informazione calibrata sugli amici da parte di Massimo Milone, dall’estate ...

 
 
  [All'interno]
 
  Gino e
Saretta
 
 
 
 

Saretta e Gino si sono lasciati da persone perbene. Senza chiassate, senza livori né rancori e, per non ...

 
 
  [All'interno]
 
 

Inpgi, sarà tandem
Camporese-Serventi

 
 
 
 

Il vertice dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, verrà completato il 12 aprile quando il consiglio d’amministrazione eleggerà il presidente e il vice presidente vicario che saranno affiancati dal vice presidente indicato dagli editori. Intanto il 4 aprile i consiglieri nazionali hanno ...

 
 
  [All'interno]
 
 

L'on. Stasi
vs il Mattino

 
 
 
 

Caro direttore,
facendomi sopraffare dalla irrefrenabile tentazione di visitare il gruppo creato su Facebook da qualche sostenitore ...

 
 
  [All'interno]
 
 
Maria Elena Stasi  
 
Visitatori 2012
   
  Gianni Molinari, Giacomo Puccini (**) e Giuseppe Verdi (***)  
 

“Divina Commedia” è di Manzoni, e “I promessi sposi” di Dante, verrebbe subito tacciato di clamorosa ignoranza; ma se confonde Donizetti e Rossini lo si perdona, perché, in fondo, è come confondere Sfera di Riemann e Serie di Taylor, roba da specialisti in analisi matematica, anzi, peggio: roba da snob, da pseudo-intellettuali, da posatori. Prendete in giro qualcuno perché ama la musica classica, e diventerete subito popolari. I giornalisti dovrebbero però avere un po' di attenzione in più: perché un deskista può anche non amare il calcio, ma non può dire in un titolo che Messi è del Real Madrid.

 

Il 10 marzo l ’edizione di Salerno del Mattino (il capo è Gianni Molinari, il vice Gianni Colucci) pubblica un pezzo sulla presentazione della stagione del Teatro Verdi di quella città. Titolo: “Verdi, sipario sulla grande lirica”; catenaccio, “Tra le sferzate di De Luca e i sorrisi della Cancellieri presentato il programma: dulcis in fundo l’Aida di Puccini”.
Un cazzotto nei denti, come se si fosse letto “a Londra, capitale della Germania, sarà esposta la Gioconda di Michelangelo”.
Ma l’opera è superata, vecchia e soprattutto noiosa.
In fondo, quel titolo allucinatorio una cosa giusta la dice: “sipario sulla grande lirica”.

 
   
  Dulcis in fundo  
 

Termini musicali come allegro, andante, adagio, vengono usati così, in italiano, in tutto il mondo. I libretti dei tre grandi capolavori di Mozart (“Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni”, “Così fan tutte”) sono in italiano. Fra Settecento e Ottocento è stata l’Italia il cuore pulsante della cultura musicale. Nelle famiglie artistocratiche le fanciulle prendevano lezioni di pianoforte, nella campagna romagnola si canticchiavano le arie di Verdi. Poi – diciamo dal secondo dopoguerra – tutto si è perso, e quel patrimonio straordinario è diventato superfluo, dimenticabile, palloso.
Se qualcuno dicesse che la

 
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Tgr: la procura indaga,
Casarin fa promozioni

Inpgi, sarà tandem
Camporese-Serventi
Tam tam
Dulcis in fundo
Lettere
Maria Elena Stasi
contro il Mattino
Una decisione
autolesionistica
Gino e
Saretta
Documenti
Melomani
sconcertati
Nota per
un addio
(*) dal sito Facebook 'Fan di Nicola Muccillo'
(**) www.istituticulturali.it(***) www.musicacolta.eu
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