Tgr: la procura indaga,
Casarin fa 5 promozioni

ALESSANDRO CASARIN, da febbraio direttore della testata giornalistica regionale (Tgr), ha deciso di affrontare e risolvere il nodo del tg campano al centro ormai da molti mesi di polemiche e di denunce: denuncia lunga e documentata dei giornalisti della sede di Napoli sull’informazione "sbilanciata con politici e amici" da parte di Massimo Milone, dall’estate del 2003 al vertice della redazione di via Marconi (7 luglio 2011); denuncia politica dei parlamentari dell’Italia dei valori Francesco Pardi e Francesco Barbato con una interrogazione alla commissione di Vigilanza sulla Rai (3 febbraio scorso);

denuncia penale ancora di Barbato, che l’ha consegnata nelle mani di Francesco Greco, l’aggiunto della procura di Napoli responsabile dei reati contro la pubblica amministrazione (20 febbraio).
Arrivato alla direzione della Tgr con l’etichetta


Enzo Calise e Rino Genovese

della Lega (che magari dopo gli ultimi avvenimenti tenderà a sbiadire), Casarin ha capito che su Napoli non poteva più stare fermo e si è mosso. Ha avuto una serie di incontri, singoli e di gruppo, con Carlo Verna, segretario del sindacato dei giornalisti Rai, con Milone, con il comitato di redazione partenopeo (Ettore De Lorenzo, Rino Genovese, Silvio Luise), e ha rapidamente deciso: a Napoli arrivano cinque promozioni. Sì va be’, i conti della Rai vanno male; il consiglio d’amministrazione è scaduto a fine marzo; l’informazione del tg campano è agli ultimi posti tra le regioni italiane nella graduatoria degli ascolti; ci sono, secondo Barbato, ipotesi di reato nelle scelte operate da Milone (clamoroso il caso della raffica di interviste del tg regionale al preside della facoltà di Architettura di Aversa Carmine Gambardella che negli stessi mesi delle interviste, da presidente di commissione, dichiarò vincitore di un dottorato di ricerca della sua facoltà il laureato in Giurisprudenza Andrea Milone, primogenito di Massimo); ma una paccata di promozioni risolve tutto. Fa felici i promossi; dà speranze ai


Francesco De Lorenzo e Gianfranco Fini

promuovendi; deprime i pochi che di tanto in tanto tentano introdurre criteri di professionalità nella gestione del telegiornale; rinsalda la convinzione che la scelta migliore è non esporsi negli iscritti e nelle tante iscritte all’area grigia che si indigna nei corridoi e al bar e poi vota la

fiducia a un sindacalista che va alla trattativa e si fa promuovere.
E ora finalmente la notizia: diventa redattore capo, il quinto a Napoli (ci sono già Milone, il vicario Procolo Mirabella, il pensionato di fatto Luise e il redattore capo ad personam Nando Spasiano), Antonello Perillo, entrato in Rai lottizzato da Francesco De Lorenzo, passato, dopo la dissoluzione del Partito liberale, alla corte di Gianfranco Fini (“in fondo non mi sono mosso granché: sono passato da Franco a Gianfranco” ironizzava qualche anno fa) e oggi Pdl; vengono promossi vice redattori capo Enzo Calise (fascia del mattino e cronaca) e Gianfranco Coppola (fascia serale e sport); diventano capi servizio Nicola Muccillo (fascia del mattino) e Rino Genovese (fascia serale), che un anno fa si è battuto con tutte le sue forze per non far dimettere il cdr di cui faceva parte (con Gilly Castellano e De Lorenzo) e poi ha dato l’anima per farsi rieleggere: aveva un obiettivo e l’ha raggiunto.

Di fronte a questi comportamenti è giusto ricordare la coerenza dell’ex cdr Gilly Castellano che, preso atto delle critiche della redazione, si dimise e non si ricandidò. In tema di memoria la valanga di avanzamenti riporta d’attualità le parole del


Massimo Calenda e Ettore De Lorenzo

giornalista di via Marconi Nando Spasiano per spiegare diciotto mesi fa la sua promozione quando già circolavano i nomi oggi gratificati da Casarin: “Penso che con il mio curriculum meritassi qualche riconoscimento in una redazione in cui stavano per essere promosse anche le scrivanie”.
Ora una considerazione economica: le promozioni annunciate dal direttore della Tgr sono del tutto inutili (con l’eccezione di Coppola che va a occupare il ruolo di capo dello sport scoperto dal pensionamento di Salvatore Biazzo) e costeranno alcune decine di migliaia di euro all’anno. Una scelta singolare per un’azienda che per risparmiare taglia le mazzette dei giornali; ma dal momento che i giornali non vanno letti ma utilizzati per riprendere le notizie, una copia basta e avanza e a via Marconi viene custodita con estrema cura, chiusa a chiave in un armadio. Sui giornali va fatta economia, mentre sugli stipendi non si bada a spese. L’organico della redazione di Fuorigrotta conta oggi 44 unità, ma cinque sono ancora precari con contratto a termine e cinque


Giuseppe Giulietti e Michele Santoro

sono giornalisti telecineoperatori. Tolti questi dieci, i redattori diventano 34. Come sono divisi? Gli ufficiali sono ventuno: cinque, come abbiamo visto, i redattori capo; sei i vice redattori capo; cinque gli inviati (ma dove vanno, se le province, con l’eccezione

di Benevento, sono già presidiate dai redattori residenziali?); cinque i capi servizio. Rimangono tredici poveri disgraziati che non hanno trovato un cane di politico che prendesse a cuore la loro situazione. E poi dagli schermi Rai si denunciano gli sprechi dei politici, ma non si parla dei beneficiati.
Passiamo a una riflessione sul versante politico partitico. Undici mesi fa l’esito del voto per il cdr venne giudicato nelle stanze di via Marconi una vittoria del centro sinistra: primo eletto Silvio Luise, trent’anni fa socialista e nel marzo dell’87 componente dell’esecutivo Usigrai (il leader era Giuseppe Giulietti e uno dei componenti Michele Santoro); alle sue spalle un’altra casacca di centro sinistra, Ettore De Lorenzo; ultimo eletto Genovese, considerato la voce dei fedelissimi di Milone. Questo team ‘egemonizzato’ dal centro sinistra porta a casa, a non volersi sbilanciare, tre promozioni Pdl (Perillo, Calise, Genovese) e due con etichetta diciamo sbiadita (Coppola e Muccillo). Un risultato straordinario per chi ha candidato e votato Luise e De Lorenzo.

La paccata di promozioni ha comunque fatto una vittima: il redattore ordinario Massimo Calenda. Era da mesi nella quaterna dei promuovendo, poi qualcuno ha deciso di scaricarlo e sostituirlo con Nicola Muccillo. Il cambio è stato fatto per evitare


Gilly Castellano e Gianfranco Coppola

che sulle promozioni si accendessero riflettori indesiderati, con seguito di polemiche perché un anno fa Calenda era stato candidato addirittura a guidare la redazione di Napoli da  Valter Lavitola, editore e direttore dell’Avanti! poi latitante,  che sulla nomina si era speso molto con l’allora direttore generale della Rai Mauro Masi, come risulta dalle intercettazioni pubblicate da Repubblica nello scorso ottobre.