Mobbing, Dente chiede
200mila euro all'Ansa

IL 9 GIUGNO il cronista della sede partenopea dell’AnsaMaurizio Dente ha presentato al tribunale civile di Napoli un ricorso per mobbing contro la prima agenzia giornalistica italiana. Il risarcimento richiesto dai legali del giornalista, Orazio Abbamonte e Maria Carmela Spadaro, è di 200mila

euro per danni biologici, esistenziali e professionali.
Il ricorso, secondo Dente, che lavora all’Ansa da venti anni, è lo sbocco inevitabile per difendersi da un’attività di mobbing via via più serrata messa in atto dall’azienda dal 2002. Come cronista Dente non dà problemi, anzi viene utilizzato anche come inviato all’estero, riceve incarichi


Mariano Del Preite e Mario Zaccaria

delicati ed encomi dall’azienda; i primi segnali di guerra arrivano dopo che nel novembre del 2000 viene eletto all’unanimità fiduciario di redazione e da sindacalista comincia a documentare e denunciare le attività di alcuni colleghi palesemente incompatibili con elementari principi deontologici, oltre che con la Carta dei doveri del giornalisti (nel settembre del 2004 all’Ansa verrà varato anche il Codice etico). Sui fatti denunciati da Dente l’azienda non prende alcuna posizione, hanno invece inizio atti ostili nei suoi confronti, seguiti da varie contestazioni disciplinari.
Il 22 novembre scorso Dente decide di avviare la procedura di conciliazione per mobbing davanti alla commissione dell’ufficio provinciale del lavoro, passaggio obbligato prima di citare in giudizio l’azienda.
Per tutta risposta si becca, nell’arco di due settimane, altri due procedimenti disciplinari: il primo il 21 dicembre, il secondo il 3 gennaio; contestazioni definite “pretestuose e infondate alla radice” da Lorenzo Del Boca,


Lorenzo Del Boca e Pierluigi Magnaschi

presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, quando a fine febbraio partecipa nelle vesti di ‘avvocato’ di Dente all’incontro con i vertici dell’azienda (il direttore Pierluigi Magnaschi e Alessandro Barberi, responsabile delle Risorse umane) nella sede di via della Dataria.
Ai dirigenti Ansa del Boca dice: “Se fate accuse pretestuose, non vi

dovete lamentare se c’è chi per difendersi si rivolge alla magistratura”. E interpellato da Iustitia ricorda che il tribunale di Milano l’anno scorso ha emesso una sentenza esemplare sul mobbing condannando la Mondadori a risarcire con 300mila euro una giornalista, inviata di uno dei suoi periodici.
La situazione già caldissima per Dente diventa incandescente quando il 27 gennaio indirizza una lettera al comitato di redazione (Antonietta Avolio, Loredana Colace e Guido Columba per la sede centrale), riepilogando la sua vicenda, le sue denunce e gli scontri avuti con Carlo Gambalonga, qualche anno fa numero due a Napoli come vice di Mario Zaccaria, ora vice direttore vicario con la delega al personale.
La lettera non sembra produrre effetti particolari a Roma, scuote invece la redazione di Napoli che prepara un documento sottoscritto, con l’unica eccezione di Enzo La Penna, da tutti i redattori a cominciare dal fiduciario Alfonso Pirozzi. Il documento, una difesa senza riserve o dubbi di Gambalonga, Zaccaria, Cirillo e Del Preite (in calce, con una procedura

anomala, ci sono anche le firme degli ultimi tre, che quindi esprimono solidarietà a se stessi), presenta un salto logico e una conclusione sorprendente. “Chiediamo all’azienda,– scrivono nel documento i redattori di Ansa Napoli - a tutela del nostro lavoro quotidiano e quindi dei rapporti che abbiamo sia con gli utenti che con le fonti di informazioni, della
Orazio Abbamonte e Enzo La Penna

onorabilità dei colleghi Gambalonga, Zaccaria, del Preite e Cirillo e dell’intera redazione (sia di quanti sono in servizio da tempo e sia di coloro che sono arrivati solo da pochi anni all’Ansa ma che sono fieri di fare parte della principale agenzia di stampa italiana), di avviare tutte le procedure previste dalla normativa vigente per accertare la fondatezza di quanto denunciato dal collega Dente”.
Con questa premessa sembrerebbe logico aspettarsi una conclusione del tipo: “Completato l’accertamento, invitiamo l’azienda a sanzionare Dente se ha segnalato irregolarità inesistenti o, in caso contrario, adottare provvedimenti adeguati nei confronti dei redattori Ansa che avessero violato principi deontologici o il codice etico dell’agenzia”. La conclusione del documento va invece in altra, sorprendente direzione: “Evidenziamo quindi la condizione di incompatibilità ambientale, nella quale il collega, per sua scelta, si è posto a seguito della sua iniziativa”.
A questo punto l’accertamento diventa superfluo, la sentenza già c’è. Come se non bastasse, i firmatari inviano il documento all’Assostampa e all’Ordine


Guido Columba e Alfonso Pirozzi

regionale per chiedere provvedimenti contro “l’incompatibile”. Si è venuta così a creare una situazione paradossale: la quasi totalità dei redattori di Ansa Napoli, e in primis il rappresentante sindacale Pirozzi, chiedono all’azienda e al sindacato regionale interventi punitivi. È un quadro allarmante, ma c’è di più. Il 21 marzo Dente

ha indirizzato all’Associazione napoletana della stampa un esposto contro Pirozzi. Denuncia che i fiduciario di redazione ha fornito all’azienda il verbale della sua audizione all’Assostampa e ha utilizzato l’atto di impulso di conciliazione per mobbing presentato da Dente il 25 novembre all’ufficio provinciale del lavoro, “La diffusione di tale atto giudiziario, –scrive Dente nell’esposto – del quale non so come Pirozzi sia venuto in possesso, è del tutto arbitraria e illegittima”. “Utilizzando contro di me- continua Dente – l’atto di impulso di conciliazione per mobbing, sia pure con il pretesto della tutela di altri colleghi, e consegnando all’azienda il verbale della propria audizione davanti all’Assostampa, Pirozzi limita gravemente il diritto di difesa del sottoscritto, impegnato in una difficile vertenza con l’Ansa”.
Accuse che Pirozzi respinge integralmente: “Non ho fornito all’Ansa il testo della mia audizione davanti all’Assostampa. Per quel riguarda ‘l’atto di impulso di conciliazione per mobbing’ presentato da Dente all’ufficio provinciale del lavoro ne ero a conoscenza, ma non ne ho mai avuto copia”.
Per la conciliazione la legge prevede una convocazione entro sessanta giorni, dopo di che scatta il via libera per il ricorso alla magistratura. L’incontro

all’ufficio del lavoro è stato invece fissato dopo sette mesi, il 16 giugno, quando il ricorso era già stato depositato. Per Dente erano presenti gli avvocati Maria Carmela Spadaro e Elio Cuoco, dello studio Abbamonte, l’Ansa era rappresentata dal responsabile dell’ufficio legale Raffaele Greco. Veniamo ora a uno dei protagonisti impalpabili di questa
Gianni Ambrosino e Chiara Graziani

vicenda: l’Associazione napoletana della stampa. Pur coinvolta da oltre quattro mesi in questa complessa vertenza l’Assostampa, presieduta da Gianni Ambrosino, non ha ancora fatto sentire forte e chiara la sua voce. “Stiamo lavorando”, dichiara laconico Ambrosino. Un po’ poco per un sindacato che nell’ultimo anno, proprio nel quotidiano nel quale Ambrosino lavora, ha incassato sconfitte disastrose, come la vicenda della doppia corta che ha interessato dieci redattori del Mattino vittime di una decisione arbitraria dell’Edime e la multa di tre ore inflitta, sempre al Mattino, alla cronista Chiara Graziani, per aver violato “l’obbligo di obbedienza”, un obbligo di cui non c’è traccia nel contratto di lavoro giornalistico.