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Il 7 gennaio nell’edizione delle 19 c’è un servizio di oltre due minuti dell’inviato Jacopo Cecconi che davanti all’ospedale Cardarelli elenca i numeri crescenti del Covid nel Napoletano, racconta le difficoltà della sanità campana con il lievitare dei contagi e parla del disagio sociale con interviste a primari e sindacalisti.
Nell’apertura del servizio parla della fila delle ambulanze davanti all’ospedale Cotugno che prende il nome da Domenico Cotugno, vissuto tra il Settecento e l’Ottocento, “medico, anatomista e chirurgo - citiamo l’enciclopedia Wikipedia - soprannominato
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‘l’Ippocrate napoletano’. Durante gli ultimi anni della sua vita era così famoso che si diceva che a Napoli “nessuno poteva morire senza il suo permesso”. È considerato uno dei padri della medicina moderna”. Cecconi però è all’oscuro dei meriti di Cotugno e intitola il nosocomio per le malattie infettive a Cutugno, forse pensando al cantante Toto.
Un piccolo memento nel caso Sala decidesse di mandare di nuovo Cecconi a Napoli: se deve citare il più importante ospedale del Mezzogiorno si ricordi che il Cardarelli non è intitolato al poeta Vincenzo ma al luminare della medicina Antonio.
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