Velardi lascia il Mattino
per guidare Marcianise

SI VA SPOPOLANDO il vertice del Mattino. Nello scorso ottobre è andato via il numero uno del dorso cronaca Paolo Russo per trasferirsi dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca con l’incarico di capo dell’ufficio stampa. Dal Messaggero continuano a dare favorito il vice direttore del Mattino Federico Monga per la poltrona di vice direttore di via del Tritone che a breve libererà Giancarlo Laurenzi destinato a guidare il Corriere Adriatico. Ora è il redattore capo centrale Antonello Velardi ad

annunciare la decisione di candidarsi a sindaco nella sua città, Marcianise, un paesone di quarantamila abitanti con un importante nucleo industriale alle porte di Caserta.
Cinquantaquattro

2002. Mario Orfeo e Antonello Velardi in trattoria

anni, radicato a Marcianise, Velardi inizia a lavorare nel 1980 e fino al 2002, quando approda al Mattino, colleziona nove testate: Campania sport, l'agenzia Rotopress, la Gazzetta dello sport (a Milano), l'Ansa (redazione di Napoli), il Giornale diretto da Indro Montanelli, la Repubblica (sede di Napoli), la Voce, il Tg5 con sede Roma, il Corriere del Mezzogiorno fin dalla fondazione nel giugno del 1997.
Nell’ottobre del 2002 Velardi viene assunto a via Chiatamone dal direttore Mario Orfeo con l’incarico di redattore capo centrale e numero tre del giornale; diventerà numero due un anno dopo quando il vice direttore Giovanni Mottola si trasferisce a Roma all’ufficio stampa di Palazzo Chigi. Dopo oltre tredici anni di lavoro e tre direttori (Orfeo, Virman Cusenza e Alessandro Barbano), Velardi è ancora fermo all’incarico di redattore capo centrale ed è retrocesso a numero tre, preceduto anche dal vice Monga.
Perché ora l'addio al giornalismo e l'esordio in politica? “In sostanza,
spiega uno degli ufficiali del giornale – i motivi sono due: un attaccamento straordinario alle sue radici e una profonda frustrazione”.
La conferma dell’importanza delle radici arriva dalle prime dichiarazioni

Francesco De Core

politiche di Velardi riportate dal Corriere del Mezzogiorno: “sono pronto a fornire il mio contributo per guidare un reale, convinto, forte processo di cambiamento nell’amministrazione della mia città. Una disponibilità richiesta da segmenti significativi della comunità locale che invocano con insistenza una evidente inversione di rotta. È una richiesta che arriva da esponenti del mondo cattolico, del volontariato, delle

associazioni, della scuola, della cultura, delle istituzioni, delle professioni ma anche da rappresentanti di gruppi e partiti politici che si richiamano al filone dei cattolici democratici, mio personale e storico riferimento”.
Passiamo ora alla “profonda frustrazione”. “Fare il redattore capo centrale – continua ‘l’ufficiale’del Mattinoè un lavoro pesantissimo e Velardi ricopre questo ruolo da troppi anni. Non a caso negli ultimi mesi è in ripiegamento. Orfeo gli aveva fatto grandi promesse, ma non le ha mantenute, anche se in quegli anni gli ha lasciato il governo del giornale e restano memorabili i suoi scontri con il capo del personale Raffaele Del Noce. Velardi però ha ormai perso troppi treni: non è diventato vice direttore nel novembre 2003 quando è andato via Mottola; nel dicembre del 2007 è stato bruciato dall’assunzione come vice direttore di Virman Cusenza in arrivo dal Messaggero che un anno dopo avere preso il posto di Orfeo ha chiamato come vice Monga dalla Stampa”.

Secondo un altro 'graduato' Velardi ora può soltanto andare via perché non ha più sbocchi e il suo ruolo al Mattino si è esaurito da anni. “Intendiamoci, – ci tiene a precisare – pur nella sua bucolicità, è un giornalista vero, superiore agli altri che occupano posizioni di vertice, sia per il senso della notizia che per la capacità di costruire in tutte le sue fasi il quotidiano. Ha ottimi rapporti con i politici e le forze dell’ordine, ma è

Vittorio Del Tufo

estraneo ai giri romani e a Caltagirone e al suo entourage. Ha sbagliato a non lasciare via Chiatamone quando è andato via Orfeo”.   
Che succede ora? È probabile che appena verrà fissata la data delle elezioni Velardi chiederà l’aspettativa e il direttore deciderà a chi assegnare il suo ruolo. Il successore naturale è Francesco De Core che è già vicario, ma Barbano potrebbe decidere di non rispettare le gerarchie e affidare l’incarico a un suo fedelissimo, Vittorio Del Tufo, che è oggi il suo editorialista di fiducia. Una controindicazione forte per questa soluzione è rappresentata dal fatto che Del Tufo è, come detto, ‘scrittore’ e dovrebbe imparare a fare il redattore capo centrale perché non ha grande dimestichezza con la foliazione e con l’organizzazione dei tempi e degli spazi, ma le decisioni di Barbano non sempre sono dettate dalla logica.