L'eroina anticamorra
del Fatto Quotidiano

TIRA IL ‘DANNATO cronista di provincia’ in guerra permanente contro mafiosi e camorristi, noto ai clan e sconosciuto ai media nazionali. Anche il Fatto Quotidiano, diretto da Antonio Padellaro con numero due Marco Travaglio, ha voluto dare il suo contributo alla galleria di piccoli e grandi eroi, con una ricerca in Campania affidata al cronista Enrico Fierro, natali irpini e un passato all’Unità.
Il Fatto pubblica il 14 luglio un articolo di taglio basso con foto, dal titolo netto: Tina Palomba, cronista contro la camorra: una vita di minacce. Casertana, quarantaquattro anni, da cinque professionista, Tina Palomba

lavora a Cronache di Caserta, la testata che dal primo agosto ha sostituito lo storico Corriere di Caserta.
Il servizio di Fierro racconta le minacce subite dalla cronista e l’incendio della sua auto sotto casa con copie del Corriere di Caserta lasciate accanto


Maurizio Clemente e Marcello Sorgi

alle taniche di benzina. Fierro ricorda anche la denuncia dura di Roberto Saviano alla trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa contro i titoli e i servizi del Corriere di Caserta e dà notizia di una lettera inviata dalla Palomba a Saviano dopo la trasmissione in cui minacciava le dimissioni dall’Ordine dei giornalisti per le accuse a suo giudizio infondate lanciate dallo scrittore.
A questo punto è necessaria una riflessione. Prima ancora che da Fazio, nel settembre del 2008 al Festival della letteratura di Mantova, Saviano documenta accuse gravissime contro il Corriere di Caserta, che con titoli e articoli sarebbe una sorta di voce dei clan di Terra di lavoro. Si scatenano subito gruppi e bande: tra gli altri, l'Ordine nazionale, la Federazione della stampa e la Napoletana, che si schierano con lo scrittore; l’Ordine campano solidarizza invece con i giornalisti del Corriere. Nessuno però chiede che gli organismi di categoria regionali o nazionali aprano un’indagine conoscitiva seria su un’accusa grave: sono davvero vicini ai clan della camorra i giornalisti del Corriere di Caserta? Accertare come stanno i fatti pare non interessi nessuno, sono sufficienti dichiarazioni di solidarietà che non costano niente e non lasciano tracce durature.
Ma, oltre le accuse di Saviano, ci sono altri fatti importanti che un cronista esperto come Fierro mostra di ignorare, nonostante ne abbiamo dato notizia agenzie e quotidiani locali e nazionali. Nel giugno del 2011 Maurizio Clemente, editore di fatto del Corriere, è stato condannato per ‘estorsione a mezzo stampa’ a otto anni e mezzo di reclusione. Con la sentenza di Santa


Il Corriere di Caserta del 30 e, sotto, del 31 luglio 2004

Maria Capua Vetere si chiude la prima fase di una vicenda scoppiata con fragore nel dicembre del 2003, anche sui media nazionali, quando venne arrestato Maurizio Clemente

e i dirigenti della Stampa interruppero  immediatamente il panino con Corriere di Caserta e Cronache di Napoli, che nel maggio del 2000 l’allora direttore della Stampa Marcello Sorgi aveva presentato in pompa magna a Napoli all’hotel Excelsior.
Va inoltre segnalato che a giugno, dopo la condanna a otto anni e mezzo per ‘estorsione a mezzo stampa’, che vanno a sommarsi ai due anni e sei mesi incassati per il fallimento dell’Editoriale Corriere di Caserta, gli avvocati di Maurizio Clemente hanno sottolineato la singolarità di un ‘editore di fatto’ estorsore senza la collaborazione di nessuno dei giornalisti del quotidiano, dal direttore fino all’ultimo cronista. Intanto dal primo agosto, come detto, la testata Corriere di Caserta è scomparsa dalle edicole sostituita da Cronache, e tra i motivi che hanno portato al seppellimento della testata Corriere probabilmente c’è anche la pessima fama che l’ha bollata negli ultimi anni.
Chiudiamo con un passaggio sulla cronista. Tina Palomba ebbe un momento di notorietà il 30 luglio del 2004 quando fece sparare al Corriere di Caserta, in apertura di cronaca, un titolo a tutta pagina: “Pedofilia, beccato figlio di un professionista di Tuoro / Una telefonata anonima ha tradito il

giovane Domenico Siviero che ora è detenuto nel carcere di Poggioreale / Il 26enne è stato pizzicato in una stanza con due bambini, due coniglietti e una macchina fotografica”. L’articolo è ricco di particolari. Siviero è figlio di un “noto professionista di Caserta”. I carabinieri, che “hanno agito con circospezione”, trovano il ragazzo, un “balordo nullafacente”, “letteralmente con le brache calate”, mentre “si tocca” davanti


Domenico Siviero

ad “alcuni bambini che stavano giocando spensieratamente mezzi nudi”. Nella stanza, un macchina fotografica e due coniglietti. “Incredibile ma vero”, commenta la giornalista.
Era invece tutto falso. Un avvocato penalista, Michele Santonastaso (arrestato nel settembre 2010 nell'ambito delle indagini sul clan Bidognetti), aveva preso in giro la cronista inventando la storia particolare per particolare e le aveva fornito anche il nome del pedofilo, Domenico Siviero, un praticante del suo studio. Con il Corriere in edicola la notizia viene disintegrata in pochi minuti, ma ha l’effetto di una bomba sul giovane aspirante avvocato e sulla sua famiglia. Il giorno successivo il Corriere scarica la responsabilità sull’avvocato burlone e titola: “Santonastaso, scherzo ‘tremendo’ al praticante”. Intanto la giornalista, a chi le chiedeva il perché della mancata verifica del racconto dell’avvocato, spiegava che se l’avesse fatto avrebbe perso lo scoop.
Il risultato del mancato controllo della notizia è stato che Domenico Siviero ha lasciato Caserta e vive in un’altra regione e non fa più l’avvocato.