Cgil: dopo il licenziamento
Crescentini è anche espulso

IL 19 MAGGIO davanti al collegio (presidente Antonietta Savino, relatrice Maria Chiodi) della sezione lavoro del tribunale di Napoli è fissata l’udienza per discutere il reclamo presentato da Ciro Crescentini. Il sindacalista della Fillea Cgil (l’organizzazione degli edili) è stato licenziato nello scorso settembre e ha subito impugnato il licenziamento, chiedendo, con l’assistenza

degli avvocati Giuseppe Marziale e Patrizia Totaro, un intervento d’urgenza della magistratura. Il 5 marzo il giudice Maria Rosaria Lombardi ha respinto il ricorso, limitandosi a valutare l’illegittimità del licenziamento, senza affrontare il punto cruciale:


Ciro Crescentini e Michele Gravano

gli elementi di discriminazione che presenta la vicenda Crescentini.
Intanto la commissione di garanzia interregionale del sud della Cgil (presidente Sandro Del Fattore e componenti Francesco Coghene, Oriella Savoldi e Luigia Navarra) ha confermato la delibera di espulsione adottata dal comitato di garanzia della Campania. Il provvedimento è stato adottato dopo il licenziamento, sulla base di un deferimento presentato dal segretario generale della Fillea di Napoli Giovanni Sannino, che aveva firmato la lettera di licenziamento, e dal segretario della Cgil campana Michele Gravano. L’accusa è di avere resa pubblica la vicenda e di avere espresso agli organi di stampa critiche al gruppo dirigente regionale della Fillea e della Cgil.
“In pratica chi viene licenziato – dichiara Crescentini a Iustitia – dovrebbe sparire in silenzio: una tesi singolare, che diventa paradossale se a sostenerla è


Anna De Biase e Alberto Trama

un’organizzazione sindacale. La commissione di garanzia non mi ha fornito copia della documentazione presentata da Gravano e Sannino per consentire una difesa adeguata e non ho incontrato nessun componente della commissione. Sono stato

ascoltato in un albergo della zona Ferrovia, il Ramada, da un loro emissario che si è presentato con un registratore ed è andato via, senza che venisse redatto un verbale. Solo successivamente ho ricevuto la trascrizione della mia testimonianza”. Il sindacalista esamina poi il testo della decisione sottoscritta dalla commissione. “C’è un evidente difetto di motivazione, - fa notare – perché non c’è traccia della mia produzione difensiva, non c’è traccia della mia testimonianza, non c’è traccia delle denunce che ho presentato alla procura, dalle quali sono scaturite le indagini condotte da pm Francesco Curcio e Filippo Beatrice, non c’è traccia della documentazione fornita da una componente nazionale Fillea, Anna De Biase, e da membri del direttivo provinciale Fillea, Anna Rita Fusco e Alberto Trama. La decisione della commissione verrà ora impugnata davanti alla magistratura ordinaria”.
Sulle osservazioni puntuali di Crescentini  Iustitia ha interpellato il presidente del comitato di garanzia. Telegrafica, e evanescente, la sua risposta: “L’istruttoria seguita risponde ai requisiti previsti dal regolamento dei comitati

di garanzia”. C’è soltanto da aggiungere che nella delibera Del Fattore in qualche modo fa proprio l’accusa di Gravano e Sannino nei confronti di Crescentini, “protagonista di una campagna di stampa” contro la Cgil campana, un’affermazione che lascia trasparire una


Filippo Beatrice e Dario Fo
visione del tutto particolare dei meccanismi dell’informazione, con quotidiani e periodici nazionali e regionali, quasi tutti schierati sul versante sinistra e centro sinistra, orientati, se non guidati, dagli input del sindacalista licenziato. E la stessa lettura viene ripetuta per le iniziative di solidarietà promosse da intellettuali, con in prima fila il premio Nobel Dario Fo, e da lavoratori, fino alle oltre trecento firme in calce all’appello redatto dal Comitato Crescentini.
“Vicende come il licenziamento del sindacalista della Cgil – osserva lo psichiatra  Francesco Blasi, uno dei promotori del Comitato Crescentini – sono al tempo stesso causa ed effetto della crisi della sinistra. Crescentini ha cercato di contrastare le morti bianche e le infiltrazioni della camorra negli appalti, ha organizzato ed è stato al fianco dei lavoratori nelle loro denunce, ha messo su lo sportello antimobbing della Cgil aperto a tutti, con un lavoro costante, generalmente riconosciuto e apprezzato, e viene tagliato, licenziato, espulso e seppellito in una sostanziale indifferenza. Siamo di fronte a una


Francesco Blasi e Giovanni Sannino

vicenda in qualche modo esemplare che certifica il grave rischio di estinzione della sinistra in Italia: l’indignazione deve essere di superficie, si susseguono titoli e cronache su chi

muore sul posto di lavoro, ma guai ad andare oltre, a cercare di capire le cause e magari tentare interventi incisivi per interrompere o ridurre questa quotidiana successione di morti”.