Senatori, addetti stampa
e magistrati in aspettativa

IL 4 MARZO a Napoli, da Fnac, viene presentato “L’impero della camorra Vita violenta del boss Paolo Di Lauro”; l’autore è il giornalista Simone Di Meo, che nella controcopertina del libro si definisce “addetto stampa del presidente della commissione Difesa del Senato”, Sergio De Gregorio.
Napoletano, quarantotto anni a settembre, giornalista professionista a diciannove anni, De Gregorio è stato protagonista di vicende clamorose: la

perquisizione al castello di Cutolo e le indagini sul caso Cirillo; la notizia sui ‘fidi facili’ concessi dal Banco di Napoli di Ferdinando Ventriglia a giornalisti e alle mogli di magistrati


Napoli. Sergio De Gregorio alla caserma Zanzur

(con il defunto Armando Cono Lancuba, Luigi Frunzio e Vincenzo Russo); lo scoop su Tommaso Buscetta, il pentito dei due mondi, in crociera segreta nel Mediterraneo con la famiglia protetto dai servizi segreti americani; la visita a Hammamet a Bettino Craxi, seguita dopo qualche mese dal ritorno in edicola dell'Avanti!, lo storico quotidiano del socialismo italiano; ed è personaggio dalle molte facce: giornalista, editore di periodici, di quotidiani on line, di canali satellitari, organizzatore di spettacoli, autore di libri, promotore di movimenti politici come Italiani nel mondo.
Dopo vari tentativi, prima con Antonio Rastrelli e poi con Gianfranco Rotondi, De Gregorio conquista un seggio al senato nell’aprile 2006 con la lista guidata da Antonio Di Pietro, che abbandona nel giro di poche settimane, e ora punta alla riconferma a Palazzo Madama come candidato del Pdl di Silvio Berlusconi.
Spesso al centro di episodi controversi, nel dicembre 2006 De Gregorio è stato oggetto di un’inchiesta al vetriolo firmata da Claudio Gatti, inviato con


Raffaello Falcone e Alessandro Milita

base a New York del Sole 24Ore, il quotidiano economico diretto da Ferruccio de Bortoli; ne sono scaturite un’ azione civile per risarcimento danni promossa dal senatore, che il prossimo 23 aprile verrà sentito come testimone dal giudice di Milano, e una

querela per diffamazione, firmata da Gatti e de Bortoli, per le dichiarazioni rilasciate alle agenzie da De Gregorio dopo la pubblicazione dell’inchiesta.
Nel giugno 2007 il Corriere della sera ha rivelato che il senatore era indagato dai pm della Dda di Napoli Raffaello Falcone e Alessandro Milita per riciclaggio, con l’aggravante di avere agevolato un’associazione mafiosa.
“Il procedimento – scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della sera – è stato avviato dopo alcuni accertamenti svolti dalla Guardia di finanza, a seguito del ritrovamento di una serie di assegni girati dal parlamentare. Gli assegni che hanno portato a indagare sul senatore furono trovati durante una perquisizione a carico di Rocco Cafiero detto ‘o capriariello, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine per i suoi coinvolgimenti nel contrabbando e in altri traffici, più volte arrestato e finito sotto processo, non solo a Napoli”.
E torniamo alla presentazione del libro da Fnac. Con l’autore ci sono il

giornalista Giovanni Lucianelli, capo ufficio stampa del senatore De Gregorio, e due magistrati in aspettativa: Luigi Bobbio, senatore uscente e segretario provinciale di Alleanza nazionale, e Giovanni Corona, oggi consulente giuridico del Commissariato


Ferruccio de Bortoli e Claudio Gatti

straordinario per l'emergenza rifiuti, entrambi ex pm della Direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli.
Ma è opportuno che magistrati, per quanto in aspettativa, partecipino alla presentazione del libro dell’addetto stampa di un senatore “indagato per riciclaggio, con l’aggravante  di avere agevolato un’associazione mafiosa”? Iustitia ha girato la domanda ai rappresentanti del distretto di Napoli (l’intera Campania, con l’esclusione della provincia di Salerno) delle quattro componenti della magistratura: Magistratura democratica, Magistratura indipendente, Movimento per la giustizia e Unità per la costituzione. Queste le risposte.
Sergio Amato, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli, segretario distrettuale di Magistratura indipendente e componente della giunta distrettuale. "Prescindo dalla vicenda specifica, di cui non conosco i dettagli e della quale comunque non parlerei. Posso dire però che come magistrato non avrei ritenuto opportuno partecipare all'iniziativa. Aggiungo che la situazione di Luigi Bobbio è particolare perchè oramai svolge a tempo pieno attività politica e anche Giovanni Corona è un magistrato in


Sergio Amato e Giiuseppina Casella

aspettativa. Quindi hanno probabilmente categorie di valutazione diverse".
Giuseppina Casella, giudice del tribunale del Riesame di Napoli e componente della segretaria distrettuale di Unità per la costituzione. "Mi astengo da ogni dichiarazione sul caso

specifico perchè la mia attività di giudice del Tribunale del Riesame di Napoli mi impone cautela di fronte a ogni minima eventualità di disamina della vicenda nella sede processuale che mi compete. In generale, sono peraltro convinta che le funzioni proprie del magistrato richiedano la massima attenzione anche nell'esplicazione della libera manifestazione del pensiero, essendo connaturata a tali funzioni l'esigenza di apparire, oltre che essere, indipendenti”.
Michele Del Prete
, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli e segretario distrettuale del Movimento per la giustizia. "In passato sono stato a volte critico con Luigi Bobbio e Giovanni Corona. Devo però dire che entrambi, come pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia, si sono occupati delle indagini sul clan di Paolo Di Lauro. Non vedo perciò niente di male nel fatto che sono stati chiamati a discutere di un libro che si occupa di questo argomento".
Alfredo Guardiano
, giudice del tribunale di Napoli e segretario distrettuale di

Magistratura democratica.
"Io ritengo che in questo contesto sia una partecipazione inopportuna, ma la scelta va lasciata alla sensibilità del singolo magistrato. Però bisogna anche evitare il rischio opposto di arrivare a 'ingessare' il magistrato perchè i


Michele Del Prete e Alfredo Guardiano

principi di libertà sono sacri. Quindi è necessario valutare con attenzione situazione per situazione, anche se oggi andrebbe ricordato con maggiore frequenza il criterio indicato dalla Cassazione del "prudente apprezzamento del giudice", che va esteso al comportamento del magistrato anche al di fuori delle aule del tribunale".