Calenda: Lavitola
flop, Lo Pomo ok

IL 13 AGOSTO compie sessantasette anni e va in pensione Antonio Forni, vice redattore capo della sede napoletana della Rai. A via Marconi la corsa per conquistare la sua poltrona è partita da tempo e si chiuderà entro fine luglio perché a viale Mazzini le ferie sono sacre e quindi nessuno vuole trascinare questioni irrisolte ad agosto.
Secondo le voci di corridoio al capo della redazione Oreste Lo Pomo si sono proposti in quattro: Massimo Calenda, Fabrizio Cappella, Diego Dionoro e Cecilia Donadio. Tra i candidabili ci sarebbe anche Marialaura Massa che ha in corso una vertenza giudiziaria con l’azienda per vedere riconosciuti dieci anni di demansionamento.
Rompendo una tradizione consolidata Lo Pomo sarebbe orientato a proporre un solo nome al direttore della Tgr Alessandro Casarin. Il

nome del vincitore dovrebbe essere Massimo Calenda.
Una scelta che desterebbe grande sorpresa per chi segue da tempo le vicende della Rai partenopea. Napoletano, sessanta anni l’otto luglio, professionista dal 1992, Calenda ha una biografia ricca di passaggi anomali. Ci limitiamo a ricordarne due.
La prima. Nell’ottobre 2011 i giornali nazionali pubblicano le intercettazioni

Massimo Calenda

delle telefonate di Valter Lavitola, assiduo frequentatore di Silvio Berlusconi, con l’allora direttore generale della Rai Mauro Masi. In particolare Lavitola insiste per realizzare un cambio al vertice di via Marconi, in vista delle prossime elezioni, promuovendo il redattore ordinario Calenda con un salto mortale da cinque scatti. Masi non è convinto ma Lavitola insiste: “fai conto che è un mio compagno di scuola (il ‘raccomandato’ è nato nel luglio del ’63 e il faccendiere nel giugno del 1966, ndr); “è uno che sta lì (in Rai, ndr) da una vita” (notizia non vera perché l’assunzione a tempo indeterminato risale al 2006, ndr); ha il sostegno di tutti i dirigenti regionali del centro destra, "da Bocchino a me a Forza Italia”. Poi, come è noto, Masi salta e Lavitola finisce in galera.
La seconda è più recente. Nel febbraio 2019 Calenda chiede all’allora redattore capo Antonello Perillo tre settimane di ferie per “problemi familiari” e viene autorizzato. Un mese dopo Perillo scoprirà, insieme all’intera redazione, che le ferie sono state utilizzate per gestire la campagna elettorale di Vito Bardi, generale in pensione della Guardia di finanza e candidato di Forza Italia alla presidenza, poi conquistata, della Regione Basilicata. Il 25 marzo, il lunedì dopo il voto per le regionali, Calenda rientra a via Marconi e il redattore capo si limita a dire al cdr che il giornalista che ha seguito Bardi non seguirà più la politica. Anche giornali nazionali come il Fatto Quotidiano si interrogano sull’anomalia di un cronista politico della Rai addetto stampa di un candidato. 
A Napoli resta soltanto tre mesi perché a fine giugno 2019 Perillo

Oreste Lo Pomo

affigge in redazione una nota per comunicare che Calenda ha chiesto e ottenuto dal primo luglio cinque anni di aspettativa per lavorare a Potenza come portavoce di Vito Bardi. L’esperienza lucana però non dura neanche due anni. Il 26 aprile 2021 riprende servizio a Napoli. Non è però chiaro perché lascia la Basilicata. L’interessato non fornisce spiegazioni ma c’è chi ricorda che è stato spesso bersaglio di attacchi da

parte di alcuni media di Potenza. Soprattutto si è concentrato su Calenda il quotidiano on line Cronache lucane con articoli di Ferdinando Moliterni secondo il quale il portavoce di Bardi sarebbe massone e monarchico e ha scritto di rimborsi collegati a trasferte romane per seguire eventi che non ci sarebbero stati.
Ultima notazione. “Calenda non seguirà più la politica”, aveva annunciato Perillo al cdr nell’aprile del 2019. Inutile dire che sia con l’evanescente Perillo, fino al marzo 2022, che dopo con l’impalpabile Lo Pomo la titolarità del settore politico è rimasta a Massimo Calenda.